19. Margherite indesiderate

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Valeria's pov

«Cosa ci fai qui?», sibilai contrariata.

Il sorriso che aveva in volto scomparì subito. Gianmarco scoccò un'occhiata a Thomas e poi una a me.

«Mi avevi invitato tu, ricordi? Ti sei già esibita?»

Non so se furono i suoi occhi limpidi o la sua aria confusa a farmi scattare, ma sputai fuori quelle parole con la rabbia sulla punta della lingua. «Oh, mi ero scordata di dirti che il mio invito non era chiaramente più valido!»

«Speravo di riuscire a liberarmi prima, ho fatto più presto che potevo. Non credevo di farti arrabbiare in questo modo...»

Thomas spense la sigaretta e gettò il mozzicone in un cestino. «Problemi in paradiso, Giancoso?»

Lo fulminai, intimandogli con lo sguardo di tacere.

Gianmarco continuava a ignorarlo, come al solito.

«Mmm, vediamo, forse sono arrabbiata per quello che ho visto oggi pomeriggio.»

«Oggi pomeriggio... dovrei sapere di cosa stai parlando?»

«Una ragazza bionda, chocker al collo e capelli laccati. Ti ho rinfrescato la memoria, ora?»

I tratti del suo volto si indurirono, ma dalla postura che stava assumendo si poteva dire tutto, tranne che si sentisse minacciato.

«Quale ragazza? Ho passato il pomeriggio ad allenarmi.»

«Gianmarco, non mentirmi.»

«Non ti sto mentendo» sospirò, riducendo la distanza tra di noi.

Perché continua a far finta di nulla?

Spostò l'attenzione, per pochi secondi, sul ragazzo moro alle nostre spalle che si stava godendo lo spettacolo, in silenzio.

«Sono questioni private. È il caso di parlarne da soli...»

Thomas emise una risata sprezzante. «Io non mi muovo da qui.»

Alzai gli occhi al cielo perché un bugiardo potevo tollerarlo, ma un bugiardo e un prepotente insieme era troppo.

«Non hai altro da fare nella vita che ronzarle attorno?» borbottò indispettito. I suoi capelli biondi stonavano con il viso contratto.

«Giancoso, te l'hanno spiegato che sono un tipo che perde la pazienza molto facilmente?» Strinse i pugni ai lati del busto e il modo in cui lo stava fissando mi fece venire i brividi. «Fossi in te, non mi preoccuperei di quello che faccio io.»

«Ti credi simpatico a chiamarmi così, ogni volta?» Gianmarco avanzò di qualche passo nella sua direzione. Thomas non aspettava altro.

Mi affrettai a coprirgli la visuale, in modo che non potesse raggiungerlo.

«Okay, basta. Smettetela, subito!»

Gianmarco abbassò il volto verso di me. «Voglio solo parlare da solo, con te.»

«Che c'è, hai paura che ascolti quello che hai da dire?», rimbeccò Thomas.

Ne avevo anche per lui, così mi voltai. «Cuciti quella bocca, per una buona volta.»

«Vale...»

Gianmarco mi implorava con lo sguardo, voleva che lo mandassi via, ma ero stanca di comportarmi come se fosse un cucciolo indifeso. I fatti mi avevano dato prova del contrario.

«No, stavolta facciamo come dico io. Se hai la coscienza pulita, non avrai problemi a discuterne davanti a lui.»

Le sue pupille si dilatarono, sorpreso per la mia reazione. Non potevo vederlo, ma sapevo che se mi fossi voltata avrei incontrato il ghigno soddisfatto di Thomas.

La risposta è negli aromiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora