10. Vaniglia e un odore zuccherino

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Valeria's pov

«Mi ha urlato contro e poi mi ha lasciata lí, ti rendi conto?»

Misi sotto i denti l'unico cibo in grado di smorzare il mio strees: marshmallow. Al posto del cilindretto dal sentore zuccherino, immaginai di masticare quella montagna tutta muscoli e occhi verdi.

«Vale, è la terza volta che lo ripeti. Mi era chiaro già alla seconda», commentò Greta con la sua solita calata abruzzese.

«Quello che non ho capito è perchè questo Thomas si sia arrabbiato così tanto. Lo hai, che so, insultato in qualche modo?» Si sistemò sul letto e per un attimo il riquadro della videochiamata fu occupato per intero dal suo naso.

«Affolutamente no,» farfugliai inghiottendo un altro marshmallow. «Ho solo fatto un'osservazione sarcastica sul padre e lui è scattato.»

«Mmm...forse hai tirato fuori un argomento delicato, senza saperlo. Alla fine sono parecchi anni che non lo vedi, potrebbe essergli successo qualcosa.»

Iniziai a spezzettare la plastica delle caramelle. «Qualsiasi cosa gli sia successa non giustifica tutto questo astio nei miei confronti.»

«Magari era solo spaventato per la situazione: passare la notte in cella non capita mica tutti i giorni.»

«Gre, tu non l'hai visto. Non è il tipo che si lascia intimorire e poi...», ripensai al suo sguardo penetrante, «sembrava avercela con me.»

Sbuffai, abbassando le palpebre per i pensieri che mi vorticavano in testa. Primo fra tutti il fatto che non mi piaceva non piacere alle persone.

«Se è realmente come dici e non ti spieghi tutto questo risentimento, perché non chiedi a tua madre?» mi suggerì, posizionando meglio le braccia sul cuscino.

«Non hai detto che era amica della sua? Potrebbe sapere qualcosa.»

«Ci ho pensato anche io, ma dopo che mio padre mi ha chiamata, non sono riuscita a trascorrere molto tempo con lei.»

Quella mattina era uscita di fretta, senza dirmi nulla. Mi era sembrata sospettosa ma, ripensandoci, stava solo seguendo il suo iter da mamma delusa: sbraita, rimprovera e punisci col silenzio.

«Ma giuro che alla prima occasione glielo chiedo» aggiunsi, scrollando le spalle.

Greta non mi stava più ascoltando, aveva strabuzzato gli occhi e ora li puntava dritti sulla fotocamera del telefono.

«Ho sentito bene? Tuo padre ti ha chiamata?»

«Si, ma...» sospirai, ripensando a come mi aveva liquidata nel giro di pochi minuti. «Ti prego, non ho voglia di parlarne.»

«Figurati. Se non ne hai voglia, non ne parliamo.»

Si passò un dito sulla bocca per mimare una zip che cuce e poi gettò una chiave immaginaria alle sue spalle.

«Grazie.» Le sorrisi con gli occhi, anche se dentro mi sentivo morire.

Erano stati mesi tranquilli in cui pensavo di averla superata, pensavo di stare bene. Invece quel senso di angoscia era tornato a martellarmi la gabbia toracica: un piccolo promemoria per ricordarmi che non potevo abbassare la guardia. Mai.

«Allora, passando a cose più interessanti: aggiornamenti sul fronte Gianmarco?» domandò quella dolce biondina dagli occhi vispi.

Non avevo neanche avuto il tempo di pensarci. Tra la polizia, quella facciatosta di Thomas, Mauro e l'attacco di asma che mi aveva sconvolta mi ero completamente dimenticata di lui.

«C'è stato un piccolo malinteso, ma nulla di grave.»

«In che senso?» Mi scrutò con la curiosità negli occhi.

La risposta è negli aromiWaar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu