12. Profumo per ambiente all'orchidea e ammorbidente

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Valeria's pov

Una volta fuori al cortile dell'università, con non poca fatica, ero riuscita a individuare il bomber nero.

Thomas se ne stava con la schiena adagiata sul tronco di un albero e il mio taccuino in mano. Sfogliava qualche pagina e, di tanto in tanto, ne mostrava il contenuto a Gabriel, seduto su una delle panchine.

Mi avvicinai di soppiatto alle loro spalle.

«Guarda, sono scritte bene.» Allontanò il taccuino dagli occhi, per porgerlo a Gabriel. «Se la lasciassimo partecipare, potrebbe attirare un po' di clienti.»

«Ci servono autori per questo slam, perciò, perché no» gli diede man forte il rosso, sfogliando qualche pagina.

Autori, slam, clienti... ero confusa come non mai.

Feci un giro completo per posizionarmi proprio davanti a loro.

«Ridatemelo!» sbottai, strappando il quaderno dalle mani del mio amico.

Lo strinsi al petto e il rosso mi guardò perplesso. «Vale, non sapevo scrivessi poesie.»

«Non le scrivo, sono vecchie» lo dissi spostando lo sguardo su Thomas, che aveva appena tirato fuori il suo pacchetto di Camel blu.

«Non dire cazzate.» Accennò al quaderno, mentre si portava una mano a conca davanti alle labbra, per accendersi la sigaretta. «Scrivi da sempre, entrambi lo sappiamo.»

Aveva ancora il coraggio di rivolgersi a me, dopo quello che aveva fatto. «Tu! Non osare parlarmi. Con quale diritto ti sei appropriato di qualcosa che non è tuo.»

«Un momento, pensavo le avessi chiesto il permesso», mormorò Gabriel.

«Infatti stavo per farlo.» Thomas scrollò un po' di cenere a terra. Il bomber si tese intorno ai bicipiti, fasciandoglieli meglio.

«Ah, si? E quando pensavi di farlo, prima o dopo aver mostrato il mio taccuino a mezza università?»

Mi inchiodò con il verde dei suoi occhi. Nessun accenno di rimorso.

«Non l'ho mostrato a nessuno, a parte Gabriel.» Poi fece guizzare la lingua nell'interno guancia. «Rilassati, te la prendi per così poco...»

Rilassarmi, certo, come no.

«Forse me la prendo perché avrei preferito che il mio quaderno rimanesse privato?» Raggrinzii le sopracciglia al centro.

Non mi aspettavo ciò che successe subito dopo: colmò la distanza tra di noi ed espirò un po' di fumo proprio davanti alla mia faccia. «Che c'è, ci nascondi qualcosa? Hai paura che legga gli insulti che hai scritto su di me?»

Mi strinsi le braccia al petto, ma fu un errore perché il seno mi schizzò in su e il suo sguardo rimase impigliato proprio all'altezza della mia scollatura a V. Quando mi vide arretrare, per mettere quanta più distanza tra di noi, sollevò un angolo della bocca rossa.

«Quelli non ho bisogno di scriverli, te li dico a voce.»

Mi restituì un ghigno. Intanto, Gabriel aveva appena roteato gli occhi al cielo, annoiato.

«Comunque, non me ne frega un cazzo delle tue poesie. Pensavo di aver preso gli appunti della lezione», puntualizzò scrollando le spalle.

«Come se cambiasse qualcosa... rimani un impiccione.»

«Senti chi parla», mi rimbeccò.

«Okay.» Il lungo respiro che Gabriel prese mi suggerì che lo avevamo spazientito, di nuovo. «Vale, Thomas ha sbagliato. Doveva avvisarti ma, almeno, ascolta quello che abbiamo da proporti.»

La risposta è negli aromiWhere stories live. Discover now