Capitolo 13 - Dinner

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Con la sua macchina ci portò ad un piccolo locale, non troppo lontano dal set. Prima di spegnere la macchina mi cercò con lo sguardo e, quando i suoi occhi si posarono su di me, sentii una leggera vampata di calore raggiungere le mie guance mentre sollevava il freno a mano in un gesto che riuscì a mandare in estasi il mio cervello. Fu uno sguardo fugace, tornò a guardare il volante ed estrasse le chiavi. Cosa mi stava succedendo? Mi sentivo come un'adolescente in piena pubertà.
<<Ci vengo spesso qui, quando non ho voglia di parlare con gli altri.>> ammise scendendo dalla macchina.
<<Mi stai velatamente invitando a starmene zitta?>> scherzai.
<<Se tu solo ne fossi capace.>> mi tenne il gioco ed io mi finsi offesa. Entrammo nel piccolo ristorante, era accogliente e le luci soffuse illuminavano delicatamente l'ambiente rustico. <<Penso possa piacerti, oltre che il ristorante hanno anche il bar, dall'altra parte della struttura. E hanno una libreria accessibile a tutti, tu che leggi magari qualche volta potresti venire qui, sai... quando non hai voglia di parlare con le persone.>> ed il pensiero che ha avuto nei miei confronti ha inevitabilmente scaturito un piccolo sorriso sul mio volto.
<<Sembra carino.>> sorrisi. Ci accomodammo ad un tavolo ed il cameriere ci portò il menù.
<<La cosa che preferisco di questo ristorante è che sono molto professionali, non se ne importano del fatto che tu sia un pilota e ti lasciano nella tua riservatezza.>> aggiunse aprendo il menù. <<E fanno delle vellutate incredibili.>>  sorrisi alle sue parole.
<<Allora dobbiamo indubbiamente provarne una.>>
<<Che ne dici della vellutata di zucca, adesso è anche stagione.>>
<<Ottima idea.>> sorrisi. La serata passò velocemente, più del previsto. Il cibo era indubbiamente ottimo, ma la compagnia di Charles quando era di buon umore era il mio contorno preferito. Aveva uno spiccato senso dell'umorismo, battute di ogni tipologia e conosceva stupidi giochetti che aiutavano ad ammazzare il tempo tra una portata e l'altra. Ero semplicemente incantata dalla sua personalità. <<Ecco, secondo tavolo a destra.>> stavamo giocando ad indovinare la vita delle persone che ci circondavano mentre aspettavamo il dolce. <<Sembrano una normale coppia di anziani, ma in realtà si sono conosciuti da giovani, si sono amati perdutamente, ma lui è partito per la leva militare e hanno perso i contatti. Adesso si sono ritrovati grazie a "c'è posta per te.">> 
<<Hai fantasia da vendere.>> sorrisi divertita.
<<Dai, guardali bene e dimmi che non è come dico io.>> mi sfidò, li osservai bene e non riuscii a non immaginarli nella versione raccontata da Charles.
<<Però portano entrambi la fede, saranno semplicemente marito e moglie.>> cercai di fargli cambiare versione.
<<Si sono sposati l'altro ieri in comune.>> giustificò versando due dita di vino nel mio calice e poi nel suo, finendo la bottiglia. <<L'amore li ha fatti impazzire.>> avvicinò il suo calice al mio e prima di scontrarli in un leggero brindisi proferì "al mondiale". Scese il vino come se fosse acqua e la semplicità con cui aveva mandato giù un rosso fermo e pesante come questo l'aveva reso ancora più attraente di quanto non fosse. Sicuramente il vino bevuto finora era complice di questi miei pensieri puerili. Distolsi lo sguardo prima che si accorgesse dell'impurezza intrinseca nei miei occhi e sorseggiai il vino rimasto nel calice. Il cameriere ci servì il dolce e portò via la bottiglia di vino vuota. La sola presenza di Charles rendeva difficile resistergli, la colonia che indossava mi persuadeva e il vino in corpo mi suggeriva di alzarmi ed andare a sedere a cavalcioni su di lui. Non potevo essere così disperata. Nessuno mi aveva mai fatto quell'effetto ed ora che Charles era entrato nella mia vita dovevo imparare a conviverci ed annegare gli impulsi primordiali che suscitava in me. Finimmo il dolce e lui si diresse in bagno mentre io infilavo la giacca e prendevo la borsa. Una volta tornato indossò il bomber e si diresse verso la porta. <<Charles, dobbiamo pagare.>> gli ricordai, una scintilla divertita comparve nei suoi occhi.
<<Ho già fatto.>> proferì aprendomi la porta. Aggrottai le sopracciglia e poi capii che non era davvero andato in bagno. Alzai gli occhi al cielo. <<Quanto ti devo?>> domandai, il sorriso sul suo volto punzecchiò i miei nervi.
<<Niente.>> rispose chiudendo la porta alle nostre spalle una volta usciti dal ristorante.
<<Charles.>> lo rimproverai.
<<Non fare la musona.>> ghignò divertito aprendo la macchina, offesa aprii la portiera ed entrai in silenzio, lui accese la macchina e cercò di parlarmi e chiedermi se volessi fare altro, ma in risposta ricevette solo il mio silenzio. <<Questo è fare la musona.>> spiegò guidando la Ferrari verso l'hotel in cui soggiornavamo. Continuai ad ignorarlo. <<Se non vuoi parlarmi...>> sospirò accendendo la radio, con mio stupore stava andando in onda la mia canzone preferita. <<Bella questa, sono gli Arctic Monkeys.>> mi spiegò mentre continuavo a fingere che non esistesse. Lui canticchiò ed io chiusi gli occhi, godendo delle note e della voce del solista, la voce di Charles era leggera e spensierata, quasi stonante con il significato della canzone. In pochi attimi arrivammo all'hotel, Maranello era così piccola, quando parcheggiò e spense la macchina la musica smise di riempire lo spazio tra i nostri corpi. Mentre camminavamo nel corridoio del nostro piano lo guardai negli occhi, dove brillava ancora una nota di divertimento. <<Te l'ho mai detto che mi piace farti innervosire?>>
<<Almeno una volta al giorno.>> risposi.
<<Ora che sei in debito con me, come ti senti?>> giocherellò con i miei nervi, io alzai gli occhi al cielo.
<<Cosa vuoi?>> sospirai puntando nuovamente il mio sguardo nel suo, finalmente arrivati alla porta della mia stanza.
<<Niente, lasciami semplicemente fare il gentiluomo.>> avvicinò le sue dita ai miei capelli ed iniziò a giocare con le punte di una ciocca.
<<E se non volessi un gentiluomo?>> non mi resi conto di quanto effettivamente fossero vicini i nostri volti e che a separarli c'era solo una manciata di centimetri. La mia schiena aderiva completamente alla porta della mia stanza e il braccio di Charles era poggiato affianco al mio volto.
<<Sono disposto a fare anche il cattivo ragazzo.>> quando ridacchiai a quella affermazione un sorriso divertito comparve sul suo volto. <<Oppure puoi liberarti del gentiluomo dandogli il bacio della buonanotte.>> nei suoi occhi adesso brillava una luce lussuriosa, in grado di scatenare la parte di me che stavo cercando di mettere a freno da tutta la sera. Mi avvicinai al suo orecchio, la colonia di cui era profumato il suo corpo riempiva il mio naso, il respiro caldo mi accarezzava la pelle. <<Buonanotte.>> sussurrai ad un centimetro dal suo lobo, lasciando un bacio sulla pelle sottostante. Non so perché io non mi sia limitata a lasciarglielo sulla guancia, ma quando tornai a guardarlo la luce maliziosa nei suoi occhi sembrava espandersi e, forse, era l'effetto che stavo cercando di scaturire.
<<Dovrei essere sazio, ma questa buonanotte ha appena aumentato la mia fame.>> sussurrò avvicinandosi alle mie labbra, sembrava in conflitto con il suo corpo, come se fosse una forza magnetica ad attrarlo a me. Sentivo i brividi attraversare la mia pelle, ma non gliel'avrei resa così facile.
<<Buonanotte.>> ripetei mentre i nostri nasi si sfioravano.
<<Buonanotte.>> sussurrò a fior di labbra e, prima che potesse azzerare le distanze, aprii la porta della mia stanza e lo lasciai da solo nel corridoio.

Fuori Pista - Charles LeclercWhere stories live. Discover now