Capitolo 6 - Pillowtalk

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Mi era salita la febbre e non riuscivo ad alzarmi dal divano su cui mi ero sdraiata. Alcuni del team mi hanno tenuto compagnia, Francesco -il mio social media manager- si è preso cura di me tutto il giorno, mi ha dato una coperta pesante perché avevo freddo, mi ha portato il pranzo e mi ha dato anche qualche medicinale per abbassare la febbre.
Era ora di cena, ero rimasta sola al motorhome e stavo morendo di fame. Volevo alzarmi e cercare qualcosa da sgranocchiare nelle dispense, ma le gambe mi tremavano solo al pensiero. Sentii la porta principale aprirsi e dei passi camminare verso la mia stanza. Entrò Charles con un sacchetto in mano, lo guardai confusa. Che ci faceva qui? Credevo di avere delle allucinazioni.
<<Ciao.>> salutò.
<<Ciao.>> ricambiai.
<<Spero tu abbia fame, Francesco mi ha chiesto di portarti la cena.>> a quelle parole sorrisi flebilmente.
<<Non dovevi.>> dissi tirandomi sù a sedere.
<<Certo, saresti andata da sola a prenderti qualcosa da mangiare, dì la verità.>> ironizzò prendendo una sedia e sedendosi vicino a me. <<Ti ho portato una piadina, forse avresti preferito qualcosa di caldo, ma qui in giro non sono molto bravi con le zuppe.>> mi porse una piadina. <<Ti dispiace se mangio con te? Ho pensato potesse farti piacere avere un po' di compagnia.>>
<<Grazie.>> dissi afferrando la piadina che mi stava porgendo e presi i medicinali per abbassare la febbre. Passammo la serata insieme, chiacchierammo fino a tarda notte. La sua compagnia distolse l'attenzione dalla febbre, facendomi sentire meglio. Mi raccontò di come si era avvicinato al mondo della corsa, di quanto dovesse tutto al padre, di come hanno dovuto scegliere tra lui e il fratello e di come ha poi aiutato il fratello a rientrare in questo mondo. <<Ho parlato così tanto devo averti annoiata, perché non mi racconti un po' di te?>> mi chiese porgendomi tutta la sua attenzione.
<<Non c'è niente di emozionante.>> ammisi coprendomi fino al collo con le coperte. <<Te lo posso assicurare.>>
<<Non so niente di te, potresti raccontarmi almeno come sei entrata nel mondo della formula uno.>> la spronò.
<<Sono entrata nel mondo della corsa da poco. Non ci sono cresciuta a differenza degli altri.>> spiegai. <<In realtà si può dire che ci sono stata catapultata.>>
<<In che senso?>> domandò confuso.
<<Avevo diciassette anni, ero uscita con i miei amici e siamo andati ai kart. Per me era un giro normalissimo, ma la proprietaria della pista  non la pensava allo stesso modo. Le ero piaciuta, aveva visto in me qualcosa che gli altri non avevano. Mi aveva invitata ad andare alla sua pista ogni volta che potevo e così ho fatto. Mi ha fatto allenare per un anno sia con i kart, che fisicamente e quando ha ritenuto che fossi pronta mi ha presentata a Binotto. Inizialmente con i kart era un po' scettico, ma quando mi ha visto guidare una formula due ha cambiato idea e non appena ho compiuto diciotto anni mi ha fatto esercitare su circuiti più grandi con vetture più prestanti, fino a quando non ha pensato che io fossi in grado di gareggiare nella formula uno.>> raccontai. <<Ed eccomi qui, a guidare per la Ferrari.>>
<<Incredibile.>> sorrise. <<Veramente incredibile, devi tutto alla proprietaria di quella pista.>>
<<È vero.>> ammisi con un sorriso dolce.
<<E per quanto tempo ti ha fatta allenare Binotto?>> chiese con genuino interesse.
<<Credo poco più di un annetto, non ne ho idea, non l'ho mai contato.>> risposi sincera.
<<Aspetta... quanti anni hai?>> aggrottò le sopracciglia confuso.
<<Tra un mese ne faccio venti.>> sorrisi, lui mi guardò meravigliato.
<<Pensavo fossi più grande.>>
<<Stai dicendo che sembro vecchia?>> scherzai, lui rise.
<<Te ne avrei dati almeno quaranta.>> scherzò di rimando. Guardai l'orologio che avevo al polso, erano le due di notte. Avevamo appena passato quattro ore insieme e mi sembrava fossero passati solo trenta minuti.
<<Si è fatto tardi.>> sorrise lui dolcemente dopo aver visto l'orario segnato sul mio orologio. <<Scusa se ti ho tenuta sveglia tutto questo tempo, è meglio che io vada adesso così che tu possa riposare.>> si alzò e raccolse la busta con il resto di quel che era la nostra cena. <<Buonanotte Michelle.>> si avviò verso la porta.
<<Charles.>> lo chiamai, si girò verso di me. <<Grazie, per tutto.>> sorrise dolcemente alle mie parole. <<Buonanotte.>>

Fuori Pista - Charles LeclercWhere stories live. Discover now