Capitolo 1 - Collide

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<<Mancano tre giri alla fine del GP del Giappone, al primo posto l'invincibile Max Verstappen seguito dalle due Ferrari.>> introduce il conduttore dopo la pausa della pubblicità. <<Il pilota ignoto viene sorpassato da Leclerc nella curva Otto.>> sentivo le sue parole descrivere ciò che era appena successo, davanti a me il posteriore rosso della vettura di Charles, il mio compagno di squadra. Una scossa di adrenalina spinse il mio piede a premere sull'acceleratore, avvicinandomi sempre di più alla vettura con il numero sedici. Mi guardava ogni tanto dallo specchietto con sguardo di sfida, accelerando anche lui e, non curanti della pista bagnata, riuscii ad affiancarlo. In pochi istanti eravamo alla curva nove, la mia macchina andava più veloce della sua grazie alle ruote che avevo cambiato da poco. Finalmente riuscii a superarlo, lasciando dietro il mio compagno di squadra. Sentii il cuore battere più veloce, adesso davanti a me c'era solo Verstappen, con un vantaggio di dieci secondi. La mia impresa era impossibile, ma volevo batterlo a tutti i costi anche se la pista bagnata non mi permetteva di correre con la spericolatezza di cui avevo bisogno per raggiungerlo.
Alla curva dieci vidi Charles avvicinarsi pericolosamente alla mia vettura. Rallentai per non andare fuori pista, ma per lui fu la giusta occasione per raggiungermi. La sua vettura slittò e si scontrò contro la mia, portando entrambi fuori pista ad una velocità troppo alta.
Persi il controllo della mia macchina, schiantandomi inevitabilmente contro il muro.
Vidi sfocato, sentivo il mio ingegnere chiamarmi ripetutamente, chiedendomi se stessi bene. Poi le orecchie iniziarono a fischiarmi, le gocce sulla visiera del casco erano immobili mentre tutto girava. Cercai di prendere un respiro profondo ed uscii dalla vettura. Sollevai la visiera per far entrare un po' di aria, ma non riuscivo a respirare. Contro la mia volontà mi ritrovai a dover sollevare il casco e il balaclava, rivelando al mondo intero il volto che non avevo mai fatto vedere. Riuscii ad inalare ossigeno, iniziando a mettere a fuoco ciò che era attorno a me. <<Sto bene.>> riferii agli ingegneri. Mi guardai attorno, prendendo aria, mi slacciai la parte superiore della tuta, rivelando la maglietta bianca che aderiva al mio busto. Vidi la mia faccia sullo schermo che trasmetteva la gara. Il mondo sapeva.
Ignorai la tensione creata dalla rivelazione della mia identità quando vidi la vettura di Charles distrutta. Pregai con tutte le forze mentre correvo verso la Ferrari del mio compagno di squadra. Quando lo vidi sollevarsi per uscire dall'auto tirai un sospiro di sollievo. Stava bene.
Sollevò il casco, sfilando il balaclava, rivelando il suo volto corrucciato. Quando mi notò si formò sul suo viso un'espressione di sorpresa, che subito si trasformò in rabbia.
Era arrabbiato... con me?
I soccorritori ci raggiunsero, guidandoci poi in infermeria. Ci fecero fare appositi controlli per assicurarsi che stessimo bene. Dopo alcune radiografie erano giunti alla conclusione che eravamo stati miracolati perché il danno maggiore per entrambi erano solo graffi e lividi. Ci lasciarono da soli nella stessa stanza, restai in silenzio. Non avevamo mai interagito prima, eravamo sconosciuti e non sembrava nemmeno tanto in vena di iniziare un rapporto di amicizia. L'unica cosa che faceva era fissarmi con odio. Ignorai il suo sguardo tagliente ed iniziai a massaggiarmi la parte inferiore della schiena dolorante. Quando uscimmo dall'infermeria il gran premio era già finito e le premiazioni erano terminate. Verstappen al primo posto, sul podio anche le due Mercedes. Avrei dovuto esserci io lì. Mi avviai verso l'hotel, entrando nella mia stanza e spogliandomi per fare una doccia. Avevo la schiena e i fianchi coperti di lividi gialli, che il giorno dopo diventarono rossi e quello dopo ancora viola. Passarono poche settimane dall'incidente a Suzuka, non ho potuto gareggiare la settimana successiva sotto ordine del dottore. Charles invece era arrivato quinto.
La mia vita era cambiata drasticamente dall'incidente, non potevo uscire di casa senza essere circondata da paparazzi, ho dovuto disattivare le notifiche dei social e sono stata costretta a cambiare scheda telefonica tre volte perché il mio numero in un modo o nell'altro veniva condiviso online, ricevendo fin troppe telefonate al giorno da parte dei fan. Sono stata contattata da varie testate giornalistiche per rilasciare un'intervista e la Ferrari mi ha assegnato un Social Media Manager, di nome Francesco, che mi aiuta nella pubblicazione della mia vita sui social. Non ero più "il pilota ignoto", ma "la sesta pilota femmina al mondo".
Era cambiato anche il rapporto con i miei colleghi, se prima ero io ad evitare Charles per non fargli scoprire chi io fossi, adesso era lui ad evitarmi. Mi odiava irrefrenabilmente, quando qualcuno gli faceva il mio nome una smorfia contraria gli compariva sul volto, ogni tanto capitava dovessimo stare insieme, ma non mi degnava nemmeno di uno sguardo. Ed io facevo altrettanto.
Gli altri piloti invece si sono dimostrati gentili, con alcuni sono riuscita a stringere un legame di amicizia. Adesso che conoscevano la mia identità potevo stare con loro dopo le gare, durante gli allenamenti e anche nel tempo libero.
Erano le cinque del mattino di una fresca giornata di maggio, indossai il leggings e una maglietta a maniche corte, con sotto un top sportivo nel caso in cui avessi avuto caldo, legai i capelli in una coda alta e andai nella palestra dell'hotel per allenarmi. Credevo di essere sola, ma con mia sorpresa ad allenarsi c'era anche Charles.
<<Ciao.>> salutai per educazione andando verso i tapis-roulant per fare cardio, non ricambiò. Feci un po' di stretching ed iniziai a correre per riscaldare i muscoli, ogni tanto lo guardavo dalla parete a specchio ed ogni volta aveva lo sguardo irato fisso su di me. Finita una serie con i pesi si alzò e si avvicinò verso di me, poi salì sul tappeto affianco al mio ed iniziò a correre. Averlo così vicino mi rendeva ansiosa, sapere che mi odiava non mi faceva concentrare.
Dovevo allontanarmi da lui, cercavo di sembrare indifferente, ma era palese che non fosse così.
Fermai il tappeto e bevvi un po' d'acqua, poi andai alla panca e iniziai l'allenamento sotto i suoi occhi vigili. Era tutto estremamente imbarazzante: il silenzio, il suo sguardo, la sensazione di essere osservata. La porta della palestra si aprì facendomi sobbalzare ed entrò Daniel Ricciardo
<<Buongiorno! Finalmente i due Ferraristi si stanno allenando insieme da bravi amici.>> un sorriso smagliante si formò sul suo volto.
<<Non siamo amici.>> rispose gelido Charles ed andò negli spogliatoi, lasciando me e Daniel da soli.
<<Non dargli retta.>> mi sorrise appoggiando una mano sulla mia spalla. <<All'inizio è antipatico con tutti, vedrai che prima o poi ti mostrerà il suo lato dolce.>> stava cercando di confortarmi, ma non ne avevo bisogno. Sorrisi semplicemente e passammo l'ora successiva ad allenarci insieme e chiacchierare.

Fuori Pista - Charles LeclercWhere stories live. Discover now