11. L'esperimento russo del sonno

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1.

File riservato.

Rapporto 89, prot. C83, M19.

K '0030.7.GG.

Rss. File.

Il dottor Smirnov era un ometto occhialuto, basso e magrissimo, un lungo naso adunco. In genere, vestiva di scuro, e infatti i suoi abiti erano neri anche quel giorno. Il suo aspetto e il suo modo di vestire gli avevano fatto conquistare il soprannome di Corvo, all'università. Dopo, era diventato il dottor Corvo, ma in pochi osavano chiamarlo così. Nonostante gli abiti neri, c'era un tocco di bianco nel suo vestiario: il camice.

Smirnov era bassino, esile, ma nonostante questo fissò dritto negli occhi il colonnello Ivanov senza esitare. Lavorava col colonnello da mesi e il militare non aveva nascosto la sua antipatia nei suoi confronti. Ma Smirnov se ne fregava. Doveva. I finanziamenti dell'esercito russo erano indispensabili alla sua particolare ricerca. Soprattutto, dopo che era giunto a quel punto. << Sono arrivati? >>.

Il colonnello Ivanov si passò la lingua nei denti, come un leone che si pulisce le zanne. << Sì, dottore. Sono cinque >>.

Smirnov sospirò. << Speravo di più, ma me li farò andare bene. Quando è pronto, generale, mi faccia andare da loro >>. Cercò di modulare la voce come se fosse un ordine.

Probabilmente, Ivanov colse il tentativo del dottore, perché sorrise ferale. Incrociò le enormi braccia al petto muscoloso. << Io sono sempre pronto, dottore. Mi sono addestrato ad essere pronto. Mi segua >>. Lo condusse per i corridoi del laboratorio sotterrane. Le porte di metallo si aprivano soltanto con la card lasciapassare. Una misura di sicurezza necessaria.

Arrivarono davanti all'ultima porta, quella che precedeva il laboratorio e la sala d'osservazione. Ivanov prese la sua card e fece per passarla nel dispositivo elettronico che avrebbe aperto l'ingresso, ma si fermò. Sorrise allo scienziato. << Dottore, questi non sono topolini da laboratorio. Sono criminali. Faccia attenzione, non vorrei proprio che in questo esperimento le cavie uccidano lo scienziato >>.

<< Sarebbe molto ironico, colonnello >> rispose l'ometto. << Ma immagino che sarebbe comunque un grandissimo successo. In fondo, l'esperimento punta a creare dei superumani, o delle armi antropomorfe umane, che dir si voglia >>.

Ivanov aprì la porta. << E lei vuole creare delle armi? >>.

<< Voglio servire la Grande Madre Patria Russia, e voglio indagare la verità celata dietro l'essere umano. Chi siamo davvero? >>.

<< Bestie, dottore. Siamo poco più che bestie >>.

Smirnov ridacchiò. << Così è riduttivo, temo >>.

Anche Ivanov rise. << Dottore, veda le sue cavie e mi faccia sapere se sono stato riduttivo >>. Il militare fece passare lo scienziato.

Smirnov si trovò nel laboratorio che aveva contribuito a creare. Era una sala piena di computer, ma tendenzialmente, sembrava un laboratorio come tanto. L'elemento particolareggiante era la spessa vetrata trasparente che divideva la stanza in orizzontale. Dall'altra metà, c'era un grande appartamento con diversi comfort. E, nell'appartamento oltre al vetro, c'erano cinque uomini vestiti con la tuta arancione carceraria.

<< Benvenuti >> esordì lo scienziato. Gli venne un dubbio e si voltò verso uno dei colleghi al computer. << I microfoni sono accesi, giusto? >> sussurrò.

<< Sì, dottore >>.

<< Bene >>. Smirnov si schiarì la gola. << Benvenuti, e grazie in anticipo per aver deciso di partecipare a questa piccola ricerca che porterà grandezza alla patria! >>.

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