8. Nina the Killer

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1.

Nina tornò a casa. Anche quel giorno, a scuola era andata una merda. << Fanculo >> disse fra sé e sé, gettando la cartella sul letto e scendendo al piano di sotto per prendere qualcosa da mangiare. Cercò nella credenza un pasto frugale in grado di soddisfarla. Aveva voglia di... << Non so manco io che voglio. Cazzo >>. Afferrò un pacco di biscotti aperto e se li portò in camera. L'interrogazione di matematica era andata male, il compito di letteratura nemmeno a parlarne. Pensò a qualche scusa da dire a sua madre, mentre masticava un biscotto all'avena. Forse poteva rigiocarsi la roba del divorzio, però ormai, dopo un anno e più, aveva perso il suo porco effetto. Per i quindici anni quella del divorzio era stata la sua scusante per ogni cosa, una specie d'armatura paraculo invincibile. Adesso, a sedici, quella corazza le stava stretta. La verità era un'altra: non sapeva cosa fare della propria vita. << Fanculo >> disse. Approfittava della momentanea solitudine per dire qualche parolaccia preventiva, perché quando c'era sua madre era meglio se si tratteneva.

Sentì l'esigenza di svuotare la mente, di smettere di pensare: riflettere era solo un modo per far crescere l'ansia che portava nel petto. Era come annaffiare il seme oscuro di una pianta di disperazione che non poteva estirpare dal cuore. Accese il pc e mentre s'avviava, lo schermo ancora nero le restituì il suo viso: l'espressione triste, i capelli castani corti. Chiuse gli occhi, poteva vedere di tutto, ma non la sua cazzo di immagine riflessa. Era in una fase della sua vita in cui si odiava, in cui pensava di essere sbagliata, e, cazzo, forse era così. Sbagliata. Ma era colpa sua se era sbagliata?

Scelse di fregarsene. Andò in internet e diede sfogo al suo strano hobby, utilissimo per svuotare la mente. A sedici anni, le sue coetanee erano ossessionate da cantanti, attori e altri stronzi simili. Lei no. La sua ossessione erano gli omicidi e i serial killer. Ne conosceva tantissimi, sia del passato che contemporanei. Era affascinata da quelle menti criminali, dal loro modo di pensare crudele e fuori d'ogni schema, ma allo stesso tempo le facevano una paura fottuta. Era un po' come guardare un fottuto leone. Finché la belva era in tv o in gabbia, allora era tutto fighissimo, bestia stupenda e pericolosa, ma col cavolo che uno sano di mente si sarebbe voluto trovare da solo in una stanza con il suddetto leone.

E così come il re della foresta era proprio il leone, il leone di Nina era uno solo. Un pazzo killer che spiccava su tutti gli altri, almeno per lei. Non per numero di vittime, no, non era così banale, ma c'era qualcosa in lui che l'attirava. Jeff. Jeff the Killer.

Certe volte, leggendo gli articoli di giornale su di lui, persino gli interventi di eminenti psicologi e psichiatri, Nina anziché sentirsi inorridita, provava una sorta di empatia verso di lui. Non condivideva l'omicidio, anche se pensava che nel mondo ci fosse tanta gente che meritava di morire, ma sentiva un legame di dolore con Jeff. Glielo poteva leggere in quegli occhi pazzi, in quel folle e macabro sorriso. Jeff aveva sofferto.

Trafficò su internet per trovare qualche notizia nuova. Aveva mietuto altre vittime, anche se, da quel che si diceva, aveva diminuito molto, se non addirittura del tutto, il numero di omicidi. O meglio, non si infilava più in casa degli sconosciuti e li uccideva. Qualcosa era cambiato nel suo modus operandi. Alcuni testimoni, diceva un articolo, l'avevano visto in compagnia di un uomo inverosimilmente alto. Nina si mordicchiò il labbro. Possibile che Jeff fosse passato ad uno stadio successivo? Difficile a dirsi. Da quello che aveva intuito lei sul suo beniamino, Jeff era un solitario, un caotico. Qualcosa o qualcuno di esterno lo avevano spinto a unirsi a quell'uomo alto, e a uccidere di meno.

Cercò un altro articolo e le venne da ridere appena lesse il titolo. "Assassino Jeff salva ragazza da assassino senza occhi". Si fiondò sull'articolo. Era vero, in una cittadina vicino alla sua, Jeff aveva salvato una ragazza. Dalle testimonianze di questa benedetta che era riuscita a vedere Jeff di presenza, diceva che era sbucato dal nulla insieme ad un uomo alto e senza faccia. I due, a quanto testimoniava, l'avevano salvata dalla creatura che il mondo aveva poi soprannominato Eyeless Jack. Che Jeff si fosse messo a fare l'eroe? La cosa era troppo strana, ma forse qualcuno era riuscito a imbrigliare la sua furia folle e il suo talento nell'omicidio per uno scopo diverso.

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