4. Eyeless Jack

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1.

Lucy sbadigliò molte volte durante la visione del film, Il Clown assassino VI. Un film terribile, ma non s'aspettava granché, quindi non rimase delusa più di tanto. Nonostante avesse quindici anni, poteva dirsi una grandissima estimatrice di film Horror. Ne aveva visti centinaia e più, e aveva maturato il pensiero che le glorie passate del genere erano ormai perle inarrivabili, soprattutto vedendo l'horror odierno che puntava solo ai jumpscare, ma poi, di terrore non c'era nulla. Salvo certi titoli, ovviamente.

Quella giornata di fine agosto faceva un caldo schifoso. Lei e la sua famiglia erano tornati dalle vacanze pochi giorni fa, e la vita aveva ripreso il suo lento scorrere. Abitava al quarto piano, e dalla finestra riusciva a sentire gran parte delle voci dei condomini. Erano per lo più anziani, non tutti ovviamente, ma buona parte, e quindi tenevano la tv accesa col volume al massimo o altre cose del genere.

Di uscire non se ne parlava, faceva troppo caldo, e poi nessuna delle sue amiche era in città. Quindi, Lucy passava gran parte del tempo a vedere film horror o a perdere tempo al cellulare. Ogni tanto leggeva qualche libro horror. Siccome il condizionatore in camera sua era fuori uso e suo padre aveva monopolizzato l'uso del ventilatore, Lucy aveva deciso di trascorrere il tempo nelle scale del condominio. Certo, era scomodo, ma anche incredibilmente fresco; era un po' come infilarsi in un frigo, il che era perfetto ad agosto. Non dava fastidio a nessuno, se leggeva stava in silenzio, se guardava i film al pc portatile usava le cuffie: non emetteva alcun rumore, quindi era tollerata dai condomini. Anzi, spesso aiutava i vecchietti a salire le buste della spesa e cose del genere.

Quel pomeriggio si ritrovò a leggere un libro di Stephen King. Doveva essere sincera, a lei il Re dell'Horror non piaceva granché, ma si era imposta di farsi una cultura horror degna di nota, quindi le andava bene così. Sentì dei rumori, quindi si affacciò dalla tromba delle scale. Erano i coniugi del quinto piano, due vecchietti simpatici ma un po' sordi. Lucy andò ad aiutarli con le buste e poi tornò al romanzo. Continuò la lettura e ormai doveva essersi fatto tardi, perché il sole stava tramontando. Era arrivata al punto in cui il tipo sbroccava dentro all'hotel, ma chiuse. Si tolse gli occhiali e si passò una mano in faccia. Poi si alzò e fece per tornare a casa, quando sentì dei passi provenire dalle scale al piano di sotto. Si affacciò di nuovo dalla tromba delle scale per vedere se si trattasse di qualche vecchietto del palazzo. Rimase stranita quando vide un ragazzo giovane. Non capì chi fosse perché indossava una felpa con cappuccio nonostante il caldo e teneva la testa bassa. Poi, il ragazzo si immobilizzò, come se percepisse d'essere osservato. Fu in quel momento di paralisi che Lucy notò le dita del ragazzo. Teneva la presa salda sul corrimano delle scale. Ma le dita... erano scure, quasi sul viola, e le unghie erano lunghe come artigli, m qualcuna era spezzata, rendendola seghettata come un mortale rasoio.

Poi, il ragazzo mosse la testa con uno scatto spaventoso. Alzò lo sguardo proprio dove si trovava Lucy. Indossava una maschera scura, senza lineamenti. Aveva due grandi fori per gli occhi, ma erano completamente neri. In un primo momento, Lucy credette che fosse un effetto della maschera, ma guardando meglio notò la pelle bianca intorno agli occhi, e scoprì che non si trattava di un effetto. Quel ragazzo non aveva occhi. La cosa le fu confermata appena notò anche del sangue rappreso sulla pelle intorno alle orbite vuote, e qualche schizzo rosso sulla maschera. Lucy trattenne un urlo e scappò. Mentre s'affrettava verso casa udì i passi del ragazzo senza occhi. Erano veloci, molto più dei suoi. Il cuore prese a martellarle in petto. Cercò le chiavi in tasca, ma le mani le tremavano e non riuscì a infilarle nella serratura. Si rese conto di non sentire più rumore di passi. Voltò lo sguardo verso le scale: il ragazzo senza occhi era nel suo pianerottolo, a pochi metri da lei. Avrebbe voluto urlare, ma Lucy sentì la propria gola restringersi. Senza smettere di guardare le orbite vuote del ragazzo, riuscì a infilare la chiave nella serratura, aprì e si fiondò dentro. Richiuse la porta a chiave. Si accorse di aver dimenticato il libro fra le scale, ma non sarebbe tornata mai e poi mai là fuori.

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