Capitolo 6

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7 anni fa

La brezza oceanica mi smuove i capelli attorno al volto. Sotto la maglietta a maniche lunghe che indosso la mia pelle è costellata di brividi, eppure non riesco a distogliere lo sguardo dalle scogliere che una dopo l'altra passano davanti a me.

"Vuoi che chiuda i finestrini?" Conrad alza la voce per riuscirsi a far sentire, vincendo il rumore del vento.

Mi giro verso di lui e scuoto la testa. I suoi capelli biondi sono mossi in tutte le direzioni dal vento, mentre gli occhi che tanto amo sono nascosti da un paio di occhiali scuri.

"Si sta bene!" Gli rispondo di rimando.

Sto per trascorrere il Natale più bizzarro della mia vita in compagnia di Conrad e dei suoi due cugini, Maxence e Theo, a San Diego.

Quando Conrad mi ha proposto l'idea, dopo la sua ultima partita a New York, più di un mese fa, pensavo che fosse impazzito. Innanzitutto perché è da quando ero bambina che sogno di passare un Natale nella Grande Mela. Chi non ha mai sperato di trascorrere quelle magiche giornate a scorrazzare per i negozi di Manhattan, illuminati da una miriade di lucine colorate?

Era da settembre che sognavo di prendere una cioccolata calda con Conrad da una bancherella in Washington Square Park e poi incamminarci nelle giganti vie delle città e perderci per qualche ora.

Tuttavia l'idea di passare un Natale a San Diego, con una temperatura di circa 20 gradi, e i simpatici cugini del mio ragazzo non mi era dispiaciuta. Avevo dovuto spiegare ai miei genitori che sarei tornata a Medford solo per qualche giorno dopo l'inizio dell'anno, notizia che, ovviamente, non li aveva fatti gioire.

Entrambi avevano provato varie volte a dissuadermi dall'idea di non tornare a casa, dove non mettevo piede da settembre, ma non ero riuscita a togliermi dalla testa il desiderio di passare finalmente dei giorni di relax con Conrad.

Da quando era iniziata la sua stagione atletica presso l'università ci eravamo visti letteralmente per tre giorni, distribuiti in tre mesi diversi. Se avevo il lusso di imbarcarmi su un areo diretto in Oregon, arrivare fino alla mia casa d'infanzia e bussare alla porta dei miei con la certezza di trovarli lì e di poter trascorrere intere giornate insieme, non potevo vivere la stessa sicurezza nella mia relazione con Conrad.

Anche se ogni fine settimana fossi riuscita a seguirlo a giro per gli Stati Uniti per seguire le sue partite, lui la mattina dopo sarebbe già stato in ripartenza per l'Ohio. L'unica eccezione era stata proprio la sua partita a New York, dove era riuscito a stare con me quasi una giornata intera prima di ripartire dopo cena.

Eppure ci stavamo impegnando per far funzionare questa situazione, ogni qual volta potevamo, perlopiù a orari improbabili della notte, facevamo una videochiamata per raccontarci le nostre giornate. Piccoli pezzi di normalità che tentavamo di ritagliarci, facendo finta che tra di noi non ci fossero due schermi e centinaia di chilometri a separarci.

Quindi no, non potevo trascorrere il Natale con i miei genitori, almeno non quest'anno. Almeno non finché la situazione di Conrad non fosse diventata più stabile, se quel giorno sarebbe mai arrivato. Il football, come tutti gli sport, è un lavoro incerto, basta una sola caduta fatta male, una rottura nel posto sbagliato e improvvisamente anni di sacrifici non servono più a niente; la tua carriera è finita.

Conrad ci pensava spesso, a cosa fare se il football non si fosse rivelato più una strada percorribile per lui. La prima volta che me ne aveva parlato, alle due di notte di un venerdì, mentre io ero rintanata sotto il mio piumone a cercare di ripararmi dal freddo dell'East Side, avevo osservato per qualche secondo in silenzio lo schermo del mio cellulare.

Non riuscivo a immaginare Conrad a fare nient'altro, per quanto mi sforzassi. Il biondo era nato per stare sul campo di football, lo si vedeva dalla sua corporatura, frutto di anni di lavoro persistente, dalla determinazione che gli traspirava dagli occhi ogni qual volta si abbassava la visiera sul volto, dal tono sicuro e logico quando impartiva direttive ai suoi compagni di squadra.

YOU [COMPLETO]Where stories live. Discover now