Capitolo 2

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7 anni fa

"Lizzy, hai preso tutto?" La voce di Conrad mi giunge ovattata alle orecchie.

Non ci credo, sono a New York. Sono nella città dei miei sogni, nel luogo dove trascorrerò i miei anni universitari, dove inseguirò il mio obiettivo di diventare avvocato.

Faccio un giro su me stessa guardandomi attorno. Sento solo il rumore insistente di motori, clacson, urla, un forte scalpiccio ritmico di piedi e l'odore pungente di smog. Eppure in questo momento non vorrei essere in nessun altro luogo se non qui, davanti all'entrata dell'NYU.

"Lizzy?" Ripete con tono dolce Conrad.

Abbasso lo sguardo dalla vetrata di un grattacielo e lo appoggio sul volto del mio ragazzo. Siamo a inizio settembre e le lentiggini sparpagliate sul suo naso sono più evidenti che mai, un regalo dato dal sole estivo e dalle tante ore che ha passato sul campo ad allenarsi.

"Come, scusa?" Il suo sguardo intenerito mi fa sciogliere il piccolo nodo di tensione che mi si era stretto nello stomaco.

"Ti stavo chiedendo se hai preso tutto dal taxi, almeno lo lasciamo ripartire." Mi tocco la spalla alla ricerca del mio borsone a tracolla, che trovo al suo posto.

Conrad, invece, tiene stretta a entrambe le mani una delle mie valigie. La maglietta bianca che indossa gli fa risaltare ancora di più gli occhi azzurri come il cielo chiaro sopra di noi, mentre le maniche sembrano lottare contro la sua pelle per contenere i bicipiti che in queste ultime settimane di allenamento sono aumentati di dimensioni.

"Sì, scusami, mi ero persa a guardarmi attorno." Con due passi mi avvicino al finestrino del conducente per ringraziarlo e pagare il viaggio compiuto dall'aeroporto.

"Non si preoccupi, ha già fatto il suo fidanzato. Siete davvero una bella coppia!" Prima di darmi il tempo di rispondere, il conducente mette in moto e sparisce nel traffico di New York.

"Come ti sembra, Lizzy?" La voce del mio ragazzo mi risveglia dalla trance nella quale la conversazione appena avvenuta mi aveva lasciata.

"Come mi sembra? Mi sembra tutto perfetto!" Senza premurarmi di chi possa essere attorno a noi faccio un piccolo salto sul posto accompagnato da un grido di gioia.

"Ti darei un bacio, ma ho le mani leggermente occupate. Dove hai detto che si trova il tuo appartamento?" Mi avvicino a Conrad con l'indirizzo della mia nuova casa sul cellulare, la mappa indica una distanza di circa quindici minuti a piedi.

"Presumo che dobbiamo attraversare il parco." Il ragazzo indica con il mento il grande parco che si apre davanti a noi.

"Non è un parco qualsiasi, Connie, è Washington Square Park." Affermo con aria sognante, già immaginandomi le centinaia di mattinate che passerò ad attraversare questo parco con un bicchiere di the tra le mani.

"Scusami, Lizzy, se ancora non ho imparato a memoria la cartina della città." La linguaccia che mi rivolge mi fa ridacchiare.

"Ne hai l'intenzione?" Poso lo sguardo sulle sue guance incorniciate dalle familiari fossette.

"Assolutamente, così quando mi dirai dove sei mentre sarò a centinaia di chilometri di distanza saprò dove immaginarti." Afferma convinto, lo sguardo posato sulla statua di Giuseppe Garibaldi che occupa una delle rientranze del parco.

"Credi che ne avrai il tempo con tutti gli allenamenti che ti ritroverai a fare?" Gli domando sincera.

Conrad ha iniziato l'università la prima settimana di agosto. Facendo parte della squadra di football dell'Ohio State University gli è stato richiesto di rientrare prima, così da familiarizzare con il campus, il campo da gioco, i compagni e lo staff della squadra.

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