Buon compleanno (2)

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«Abbastanza» faccio una smorfia.«Dimmi comunque un numero,per farmi un'idea »

«Quindici,sedici?. Non tanti»

Beh,poteva andare peggio. Aver ristretto il campo a individui a cui rivolgo effettivamente la parola per più di tre minuti al giorno ha ridotto molto il numero.

«Venticinque forse» non mi sta piacendo la piega. Mi ricorda pericolosamente quando siamo andati insieme a comprare un regalo per un compleanno:avevano un budget di cento dollari,poi improvvisamente è raddoppiato,poi ancora triplicato. Alla fine il regalo non si è comprato e Dawson ha speso millecinquecento dollari,senza contare la cena. Da quel giorno la parola di Dawson vale meno di uno starnuto.

«Aspetta, tu quante volte ti sei contato?»

«Tre»ammette subito,ha questo vizio di contarsi più volte, crede di valere di più rispetto alle altre persone. Lo trovo un comportamento da perfetto idiota,oltre che da narcisista,ma è sempre divertente andare a cena fuori con lui,prenota sempre per più persone e alla fine riesce ad occupare comunque tutte le sedute. «Io,Dawson,me medesimo»

«Lo sai che non siamo in un parlamento ottocentesco? Il tuo voto non vale dieci ma uno»

«Se non mi date il giusto valore non ê colpa mia» scrolla le spalle superandomi. Ormai siamo all'esterno,l'inverno, nonostante tutto si fa sentire. Inverno significa anche esami,esami che cominciano tra una settimana. Ed io esco mercoledì sera perché è il mio compleanno. Alla fine non sono tanto diverso da qualsiasi altro sprovveduto . Essere intelligente in un mondo di idioti ti fa diventare a tua volta un idiota.

«Come sei messo con gli esami?»

«Il primo l'ho tra quindici giorni. Ho già fatto il programma, devo ripassare e basta.»

«Io ho diritto privato,è proprio il primo giorno»

Trattengo l'impulso di correre indietro per buttarmi su libri e apro la macchina.
Dawson mi guarda. «Prendiamo due macchine?»

Annuisco. Non ho intenzione di stare ai comodi di qualcuno per tornare a dormire,anche se si tratta del mio migliore amico. «Okay. Mi sembra una scelta saggia:così se sfondiamo il sedile abbiamo quello di scorta»

«Te l'hanno mai detto che sei un coglione?»

«No, però mi ha detto che ho dei bei coglioni» Ridacchia,a me viene solamente voglia di sbattere la testa sulla portiera. Devo avere un'espressione particolarmente divertente perché scoppia a ridere senza che io abbia detto niente.«Sto scherzando.Più o meno»

«Fatti curare,dico sul serio. E visto che ci sei ,fatti sistemati anche i capelli»

L'ultima cosa che sento prima di andare in macchina ê la sua voce indignata che urla di avere dei bellissimi capelli. I suoi capelli non hanno un senso,in realtà,sono come quelli di una ragazza che si è appena lasciata e perciò se li taglia da sola,solo che ha tagliato troppo e li arrivano giusto poco sopra l'orecchio. Poi sono tinti di un biondo talmente strano. Quando li aveva appena fatti erano quasi bianchi.

Accendo l'Audi prima di rendermi conto che non so dove andare. «Ti seguo,ok?» dico dopo aver abbassato il finestrino. In risposta suona il clacson.Me lo faccio andare bene.

Per tutto il tragitto spero che abbia mantenuto anche la seconda condizione:ovvero quella di non andare troppo lontano. Quando lo vedo passare l'autostrada inizio a preoccuparmi,fortunatamente dopo cinque minuti parcheggia al lato di un pub dall'aria retrò.

Entrando nel ho la conferma. Ê pub pieno di divanetti rossi e sgabelli imbottiti. Una ragazza con un lunga coda alta ci accompagna al nostro tavolo,li troviamo ad aspettarci un gruppo di persone,li squadrò velocemente.

La morale ha standard estetici Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora