C A P I T O L O 11

Mulai dari awal
                                    

Lo apro e inmediatamente mi assale un ricordo.

Passato
Prendo il telefono per videochiamare mio padre, ormai bloccato in un'altra regione da quasi un mese per colpa della vendita di prodotti falsi, non che fosse un crimine grave, semplicemente vendeva prodotti non in commercio fuori alle entrate dei concerti, poi ora aveva smesso di farlo da anni, circa undici, non che lo fece per mancanza di denaro, all'ora lavorava in alcune fiere, non ricordo di cosa, quello che ricordo è che aveva un sogno, un sogno un po' caro, e ahimè, per realizzare i propri sogni a volte si fanno dei sacrifici, questo fu il suo.

Aveva già una famiglia da mantenere, e per dare vita al suo progetto aveva bisogno di soldi, quindi gli proposero una specie di investimento, sapeva che stava sbagliando, ma sapeva anche che non stava facendo del male a nessuno, e così iniziò a realizzare per esempio delle bandane di Katy Perry e cantanti del genere, dopo alcuni anni giustamente gli diedero quattro mesi di domiciliari da scontare, che poi furono seguiti da un anno e otto mesi, cioè quelli che sta scontando ora.

Dopo tanti sacrifici, sbagli e difficoltà, è riuscito a raggiungere il suo obbiettivo, cioè quello di ben cinque carrelli a motore da portare attraverso un comando, con all'interno un frigorifero contenente della frutta, da cui ricavare poi macedonie fresche, cocco e cose simili, è difficile da descrivere, ma è bella come cosa.

L'idea nacque in realtà da un suo amico, che gli permise di aprire una ditta del tutto uguale alla sua, ma il principale motivo fu mio nonno, ormai morto da anni.

Fin da giovane, mi abuelo, vendeva del cocco tagliato a mano sulle spiagge, da lì le cose si evolsero e man mano migliorarono fino a questo punto, cioè dov'era arrivato mio padre. Ma tornando al tema principale, ora è solo in un altra città, dato che ha la residenza nel suo luogo di lavoro, quindi come ho già detto, in un'altra città, per questo lo chiamo circa cinque volte al giorno, -molte volte è lui che chiama me- per non farlo sentire solo.

-Hola cariño- dice salutandomi.

-Hola pa- lo saluto.- Cosa fai?

-In questo momento sto cucinando qualcosa, tu?- domanda.

-Ho appena finito di mangiare. Tu cosa cucini?

-Insalata col pollo e i crostini, il solito.- Già, dimenticavo che si era dato alla dieta e alla sana alimentazione, ora usciva tutti i giorni a correre.

-Stai diventando un addetto al fitness a come vedo- dico con una mezza risata.- la questione della dieta è diventata proprio una cosa seria.

-Si, e dovresti farlo anche tu. Come sta andando con la dietologa?- odio la parola "dietologa", meglio che non spieghi il perché.

-La sto seguendo.- mi limito a dire.

-In realtà non sembra, sicura che per caso non mangi di notte?- sento un vuoto nel petto che si contorce.

-No, la sto seguendo davvero.

-Ma non stai cambiando di una virgola; se non la segui è inutile che vai dalla dottoressa, io non butto soldi.- era vero che non ci ero andata dalla dottoressa, e non avevo intenzione di farlo

-Oggi è sabato, come mai non sei uscita?- cambia discorso.

-Non avevo voglia.

-Andiamo, a me puoi dirlo.- assicura.

-Non ero in vena, semplice.

-E perché non lo eri?- domanda di nuovo.

-Nulla di che, mi sentivo un po' insicura.- dico, ed è la verità.

-Insicura? Per favore Ella, non ti manca nulla, perché mai dovresti essere insicura?- dice- Sei bella, intelligente ed educata, il tuo problema è che hai dei chili in più.

E si inizia di nuovo.

-Non sono un problema, e non sono "in più".- dico invece io.

-Sai, veramente non ti capisco, ti lamenti
del fatto che non ti piaci ma non fai nulla per cambiare, la vita è fatta di sacrifici!- insistette- Guarda me, per esempio. Non mi vedi? Ci ho messo testa e pensiero, togliendo pasta, pane e dolci.- continua alzandosi dalla sedia per far vedere il suo addome più sgonfio delle altre volte.

-Potresti smettere di dire queste cose? Così mi complesso.- gli chiedo.

-Allora se ti fai i complessi chiudi la bocca, no?- mi sale la nausea mischiata con la rabbia.

-Allora se devo chiudere la bocca fatti chiamare da Kate!- non centrava nulla, ma volevo cambiare discorso, Kate non lo chiamava mai e non si può usare la scusa "è piccola", è dotata di capacità ed anche un telefono, io ero anche più piccola quando lo chiamavo di mia spontanea volontà. Infine stacco la chiamata, dovevo aspettare che mi passasse l'arrabbiatura.

Presente

Il resto fu storia, dalla rabbia mi abbuffai, anche se non avevo fame, questo lo ricordo, avevo paura che mia madre vedesse le carte delle cose che avevo mangiato, nonostante il fatto che non avesse mai dato giudizi sul mio corpo, io però avevo paura che li tenesse per sé, ed era normale, ero un obesa lardosa, okay ora non sono magrissima, ma sono in normopeso, a ripensarci mi risale la nausea.

Apro il fazzoletto e dentro ci trovo quello che mi aspettavo. Carte.

A mia vergogna di dolci, dolciumi o cioccolatini. Ho voglia di vomitare.

Sento solo ribrezzo in questo momento, mio padre aveva ragione, non sapevo contenermi.

Continuo a guardare le carte tra le mie mani, a quanto pare successe più di una volta, ma non piangerò, non c'è motivo di piangere, sarei troppo debole.

Cerco di ricordare altro, ma l'unica cosa che mi salta per la testa è che non riuscii a vomitare, o meglio non riuscivo a vomitare, nonostante i metodi su Internet, lo spazzolino o le mie stesse dita, non riuscivo a vomitare. Avevo paura.

Mi facevo così schifo, non riuscivo nemmeno a fare quello, e la cosa peggiore è che finivo per provarci perché non mi ero controllata, non chiudevo la mia cazzo di bocca.

Richiudo il fazzoletto rimettendolo nella scatola, e dopodiché chiudo anche quest'ultima.

No, non l'avrei mai più fatto, guardarmi indietro è stato come rivivere nella vecchia me, nella mia vecchia vita, di cui per fortuna ricordo poco, o troppo poco... in ogni caso, non sono più quella persona, per ricredermi e tornare nel presente provo a toccarmi i polsi, le braccia, le cosce.

Grasso.

C'è ancora grasso, si, ma non più quello di prima, sono diversa ora.
Riposo la scatola sull'armadio, decisa a non riaprirla, capitolo chiuso, poi ritorno alla scrivania, pronta ad iniziare a studiare.

Questione di fiducia Tempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang