Without you

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*A mio padre, anche se non sono una sentimentale. Forse un giorno impareremo ad essere come Richard e Viv*

Ho fatto quello che ho fatto per te ho fatto quello che potevo
Ho fatto quello che non so come
Hai fatto quello che hai fatto per te hai fatto quello che si farebbe
Non so non so ora

La mia vita crescerà il mio amore andrà
La mia vita andrà, il mio amore crescerà

Senza di te
Senza di te
Senza di te
Senza di te

Tutto si muove tranne che per me tutto si muoverà
Io non so come sapere
Ma qualcuno mi farà cadere qualcuno tenterà
Poi mi basta andare e andare

La mia vita crescerà il mio amore andrà
La mia vita andrà, il mio amore crescerà

Senza di te
Senza di te
Senza di te
Senza di te
Vai, vai, vai, vai
Vai, vai, vai, vai

Senza di te
Senza di te
Senza di te
Senza di te
Senza di te
Senza di te
Without you- Ingrid Michaelson
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Avevo passato due giorni facendo docce di continuo - l'esperienza del bagno pubblico della stazione di servizio mi aveva traumatizzato - e mangiando cibo spazzatura di fronte alla TV. Ogni volta che provavo a fare i bagagli trovavo una scusa per rimandare, per cui nella camera da letto c'era un delirio. Vestiti e scarpe dappertutto e mi chiedevo come sarebbero entrati nel mio borsone verde militare. Non ero mai stata una ragazza che viaggiava con valigie cariche e siccome avevo acquistato sì e no due abiti da quando ero tornata, la sacca avrebbe contenuto tranquillamente i vestiti, solo che non mi sentivo pronta.
Tirai un sospiro di sollievo quando il cellulare squillò, distraendomi da quel disordine. Quando avevo ripreso a maneggiarlo, una volta al cottage, avevo trovato così tanti messaggi da parte di Harry e Richard risalenti alla mattina del disastro che mi era mancato il coraggio di leggerli.
《Nate, dimmi!》
Devi venire》, rispose, rassegnato.
《Che succede?》
Non è ancora uscito dalla sua stanza.
《Dio!》
Papà sembrava essersela legata al dito. In tutta la mia vita non lo avevo mai visto snobbare il lavoro. Mi ero detta che era giusto lasciargli i suoi tempi ma mi sbagliavo.
《Per quale ragione potrei fargli cambiare idea?》 Continuai, sarcastica. Rifiutavo l'idea che il nostro rapporto si fosse rotto in modo irreparabile e non lo avrei mai accettato. Santo Dio! Io non me ne stavo col muso perché mi aveva mandato a dormire nella Stazione di Polizia.
Sei tu. Il suo mondo gira attorno a te. Arrivi, spari qualche parolina dolce e fate pace. Muovi il culo!
Risi. 《E se mi odia?》
Stiamo parlando di papà, Viv!
《Nate》, borbottai, cupa.
Non ha scoperto chissà cosa, sorellina》, ridacchiò, 《penso che stia solo riflettendo su tutto, non su come diseredarti.
Sbuffai, passandomi una mano tra i capelli. Papà non era un tipo poco incline ai cambiamenti e tantomeno bigotto, doveva essere accaduto dell'altro.
Quand'era l'ultima volta che gli avevo chiesto come stava o come andava la locanda? Neanche lo ricordavo. Ero stata troppo presa dalla pallida imitazione di una relazione sentimentale. Ero una fallita, senza ombra di dubbio.
《Okay, dammi dieci minuti!》
Ti adoro.
《Non farti trovare a casa》, pretesi.
Vuoi ucciderlo?
《Non fare l'idiota, Nate! Abbiamo bisogno di restare soli.》
Una volta chiusa la telefonata, mi tolsi il pigiama che mi sembrava di aver tenuto addosso per troppo tempo. Indossai un vestito e le infradito e uscii di casa.
Per fortuna mio fratello minore aveva portato l'auto dal meccanico per via delle ruote squarciate ed era stato troppo impegnato per domandarmi come ero riuscita a farle fuori tutte e quattro.
Di certo non era stato papà colto dalla rabbia. Ci avevo pensato costantemente, perfino mentre mi allontanavo da Blacksburg. Era la prova concreta che non fossi pazza e che davvero qualcuno mi perseguitava. Scoprirlo fu un sollievo e una condanna, i mostri in carne e ossa facevano più paura.
Chiunque fosse non voleva farmi male ma spaventarmi a morte e ci era riuscito.

Fil rouge |h.s|Where stories live. Discover now