You give me something

10.4K 428 28
                                    

Tu vuoi stare con me al mattino
mi stringi solo mentre dormo
ero destinato a stare a galla
adesso ci sono troppo dentro
per ogni parte di me che ti vuole
un altra parte retrocede

perchè mi dai qualcosa che mi spaventa
va bene, potrebbe non essere niente
ma sto per dare una possibilità
per favore dammi qualcosa, perchè
un giorno potrei conoscere il mio cuore

tu hai già aspettato per ore solo per
passare un pò di tempo sola con me
ed io posso dire che non ti ho mai
comprato dei fiori, non riesco a capire
cosa significhino, non ho mai pensato
che avrei potuto amare qualcuno
che fosse il sogno di qualcun altro.

perchè mi dai qualcosa che mi spaventa
va bene, potrebbe non essere niente
ma sto per dare una possibilità
per favore dammi qualcosa, perchè
un giorno potrei chiamarti dal mio cuore
ma potrebbe essere un secondo troppo tardi
e le parole che potrei non dire mai
verrebbero fuori comunque.

perchè mi dai qualcosa che mi spaventa
va bene, potrebbe non essere niente
ma sto per dare una possibilità
perchè mi dai qualcosa che mi spaventa
va bene, potrebbe non essere niente
ma sto per dare una possibilità
per favore dammi qualcosa, perchè
un giorno potrei conoscere il mio cuore
conoscere il mio cuore, conoscere il
mio cuore, conoscere il mio cuore
You give me something - James Morrison
------------------------------------------------
Messaggio ricevuto: ore 03:55
Da: Bastardo
Rispondi cazzo!

Mi sentii accarezzare la guancia e d'istinto scacciai via la mano che disturbava il mio sonno.
《Piccola?》
Mi girai su un fianco e tentai di riaddormentarmi.
《Piccolina?》
《Papi?》
Ridacchiò. 《Esatto. Ho preparato la colazione, alzati.》
《Mmm...》
《Viv...》
Sbuffai e aprii gli occhi per poi voltarmi e incontrare il suo sorriso.
《Ciao》, borbottai, mettendomi seduta. Tese la mano e mi aiutò ad alzarmi.
《Vuoi dirmi perché ti ho trovato sul divano?》 Chiese.
M'irrigidii, ricordando la nottata. Ero certa che se glielo avessi detto mi avrebbe creduto all'istante. Papà sarebbe stato dalla mia parte anche se mi fossi improvvisata una sadica omicida. Eppure... ci stava ancora male per la storia dell'aggressione, adesso sembrava sereno ed era probabile che fossi uscita fuori di senno. Erano anni che non ci aveva tutti e tre attorno, perché dovevo rovinare tutto?
Sono solo pazza, papà...
Scrollai le spalle, appollaiandomi su uno sgabello.
《Così...》
Mi versò del succo d'arancia e preparò due piatti con uova strapazzate e bacon.
《Potevi dormire nella tua camera, avrai la schiena a pezzi.》
Amavo il modo in cui si preoccupava del mio benessere.
《Sto bene》, lo tranquillizzai, allungandomi per baciargli la guancia. 《Mi mancava casa, tutto qua.》
Mangiammo in assoluto silenzio per almeno dieci minuti, finché non comparve Nate sulla soglia della cucina. Sbadigliò e si stiracchiò come un gatto, mi fece ridere così si accorse di me. Indossava dei pantaloncini da basket e i capelli neri erano sparati in tutte le direzioni.
《Che ci fai qui?》 Domandò, sedendosi al mio fianco, non contento mi rubò la forchetta e iniziò a spiluccare dal mio piatto.
《E casa mia, idiota!》 Sbottai, tirandogli una sberla sulla nuca. 《E prenditi da mangiare.》
Fece spallucce, imbronciandosi.
《Lo faccio per te!》
《Ah sì?》
《Sei ingrassata.》
Mi bloccai, con la posata a mezz'aria. Mi passò la fame. Va bene che mi sentivo a mio agio nel mio corpo ma ero pur sempre una ragazza!
《Nathan!》 Lo rimproverò papà.
《Vaffanculo!》 Esclamai. Mi era passata la fame e, abbassando lo sguardo, mi sembrò di avere un rotolino sulla pancia. Sbaglio o mi ero gonfiata?
Mio fratello rise, notando la mia espressione infuriata.
《Ho ripreso il mio peso, stronzo!》
《Stavo scherzando!》
《Sai che-》
《Vivienne?》 Mi chiamò papà. Gli lanciai un'occhiata di sfuggita, poi lo guardai con attenzione, vedendo che si era irrigidito.
《Dimmi.》
《Cos'hai. Sulla. Lingua.》
Sgranai gli occhi e non risposi.
Merda!
Risi isterica, bevendo un sorso di succo.
《Pazza》, mimò Nate. Adesso che c'era il rischio che papà mi uccidesse se ne stava a capo chino, spaventato che potesse passare anche lui tra le mani di Richard. Codardo!
Papà non sopportava i piercing, probabilmente avrebbe preferito che fossi tatuata dalla testa ai piedi.
《Papi》, sussurrai, sperando di addolcirlo.
《Non funziona. Toglili!》
Quasi mi misi a pestare i piedi, non perché ci tenessi tanto, avevo solo dimenticato di levarli ma il suo tono mi faceva sentire una ragazzina disobbidiente.
《Perché?》 Protestai.
《Finché sarai sotto il mio tetto, non ci sarà ferraglia sul tuo corpo!》
《Capezzolo》, tossicchiò Nathan, tra un boccone e un altro, credendosi divertente e forse era così ma non volevo dargli questa soddisfazione.
《Taci!》 Gli intimai, colpendolo con una gomitata.
《E comunque non vivo più qui!》 Mi rivolsi a Richard.
《O lo fai tu o io stesso》, impose. Feci una smorfia.
《Papà!》 Esclamai.
《Subito!》
《Che palle!》
《Non usare questo tono con me, signorinella.》
《Posso almeno respirare?》 Replicai, colpendo ancora mio fratello che non smetteva di sghignazzare.
Papà non si ammorbidì, non era propriamente arrabbiato ma non scherzava.
《Frequento un ragazzo cui piacciono》, buttai lì, con tono giocoso, anche se era la verità. Poi ricordai come stavano le cose e il mio umore già altalenante finì sotto i piedi. Sospirai, osservando le loro reazioni. Nate si stava strizzando con un pezzetto di pane tostato, Richard si bloccò. Per un attimo pensai che le mie parole gli avessero provocato un aneurisma, per cui mi aspettavo che si accasciasse sul pavimento da un momento all'altro, poi scoppiò a ridere di gusto.
Che cavolo devo fare perché mi prendano sul serio?
《E chi sarebbe?》
Ehi, non sono da buttare via!
Quasi ero tentata di dire il nome del colpevole, avrei ottenuto due piccioni con una fava. Qualcuno avrebbe spaccato la faccia allo stronzo senza che mi scomodassi e papà si sarebbe ricreduto. Facile! Iniziavo ad offendermi. Okay, poteva essere stupito perché era dai tempi di Dillon che non ammettevo di frequentare qualcuno, ma a tutto c'era un limite.
Almeno lo avevo distratto dall'argomento principale.
《Fammi capire》, esordii, un po' divertita,《se mai vorrò dei figli, dovrò ricorrere alla fecondazione in vitro?》
Rise e mi sembrò che si illuminasse alla prospettiva.
《Certo, tesoro》, mi prese in giro. Si alzò e andò a lavarsi le mani.
《Come pensavi di fare?》 Aggiunse, innocente, posizionandosi di fronte a me. Lo lasciai fare, anche se ero disorientata, e lo guardai dal basso.
《Papino》, iniziai, 《lo sai che-》
《Piccolina》, mi interruppe, accarezzandomi la guancia, 《concludi la frase e ti porterò in un monastero in Tibet.》
Esplosi in una fragorosa risata, affondando la faccia nel suo petto. Se mai avessi cambiato idea sulle relazioni, ero certa che sarei rimasta zitella. Nessuno avrebbe avuto il coraggio di affrontare papà e i miei fratelli.
《Ora, dammi la lingua.》
Mi scostai, tanto velocemente che rischiai di cadere all'indietro.
《Eh?》
《Vivienne!》
Rimasi a bocca aperta. 《Sei serio?》
Annuì, deciso.
《Che palle!》 Brontolai, uscendo la lingua. Non ci potevo credere, soprattutto perché mentre svitava il piercing Nate ci scattava una fotografia. Giurai che quel fottutissimo I-Phone - acquisto recente - sarebbe finito nel water.
Finalmente fermò il suo servizio fotografico quando qualcuno entrò in casa senza avvertire, doveva essere Gabe. Dovetti ricredermi quando spuntò Harry. Rimasi impalata come un baccalà, con le mani di papà ancora in bocca.
Sembrava spiritato. 《Richard!》 Urlò. 《Viv-》
Si accorse di noi e si fermò. Aveva gli occhi stanchi, le occhiaie e i vestiti stropicciati. Mi vide e si rilassò visibilmente.
《Figliolo, che succede?》 Chiese papà, gettando la stecca del piercing sul bancone. Harry non distolse lo sguardo da me, mi fece formicolare lo stomaco.
Ciao.
Dovevo essere arrabbiata con lui, no? Mi aveva trattato male, detto cattiverie. Eppure non potei evitare un piccolo sorriso. Mi riscossi appena Nate mi colpì con un calcio nel polpaccio. Strillai, saltando in aria e Richard si concentrò su di me.
《Vivienne?》
Lo ignorai, lanciando un'occhiata di fuoco a mio fratello. Stai sbavando, mimò a mo' di avvertimento. Tesi la schiena e fissai i miei piedi.
《Uhm》, incespicai, arrossendo, 《ho sbattuto il gomito.》
《Allora?》 Continuò papà, rivolgendosi a lui. Parve imbarazzarsi come un bambino mentre rifletteva su una scusa plausibile.
《Gli ho chiesto di venire》, esordii, togliendolo dai casini. Era entrato come una furia gridando anche il mio nome ed ero certa che papà se ne fosse accorto, solo che preferiva sorvolare.
《Come mai?》
Feci spallucce, incurante. 《Mi andava di torturarlo, ci sono i topi nella soffitta del cottage》, mentii, fingendo di rabbrividire dal disgusto.
《Infatti, oggi non posso lavorare. Devo piazzare le trappole》, aggiunse Harry. Papà annuì, più a sé stesso.
Ci fu il gelo mentre entrambi fummo sul vialetto. Riuscivo solo a pensare che forse tra noi era finita e non volevo che lo dicesse ad alta voce. Come avevo fatto a ridurmi così per un uomo?
《Ehi》, sussurrò, bloccando per il braccio, 《ti seguo fino a casa.》

Fil rouge |h.s|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora