Time is running out

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Credo di star affogando
Asfissiato
Voglio rompere questo incantesimo
Che hai creato

Sei qualcosa di stupendo
Una contraddizione
Voglio stare al gioco
Voglio il conflitto

Tu sarai la mia morte
Si, tu sarai la mia morte

Seppelliscilo
Non ti lascerò seppellirlo
Non ti lascerò affogarlo
Non ti lascerò ucciderlo

Il nostro tempo sta per scadere
Il nostro tempo sta per scadere
Non puoi spingerlo sottoterra
Non puoi fermarlo urlando

Volevo la libertà
legato e costretto
Ho provato a lasciarti perdere
Ma sono ossessionato

Ora che tu sai che sono intrappolato
Un senso di esultanza
Che tu non avevi mai sognato
Rompendo questa ossessione

Tu spremerai la vita al di fuori di me

Seppelliscilo
Non ti lascerò seppellirlo
Non ti lascerò affogarlo
Non ti lascerò ucciderlo

Il nostro tempo sta per scadere
Il nostro tempo sta per scadere
Non puoi spingerlo sottoterra
Non puoi fermarlo urlando
Come si è giunto a ciò?
Oooooh

Tu succhierai la vita al di fuori di me

Seppelliscilo
Non ti lascerò seppellirlo
Non ti lascerò affogarlo
Non ti lascerò ucciderlo

Il nostro tempo sta per scadere
Il nostro tempo sta per scadere
Non puoi spingerlo sottoterra
Non puoi fermarlo urlando
Come si è giunto a ciò?
Ooooohh
Time is running out- Muse
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《La tua faccia fa schifo》, notò Karine, sorseggiando il suo frappè. Eravamo sedute nella tavola calda da mezz'ora e avevo spiccicato sì e no due parole. Pressai i palmi sulle tempie, il mal di testa mi stava uccidendo.
《Grazie》, brontolai, bevendo il mio bicchiere d'acqua gelata. Avevo fatto la doccia tre volte da quando mi ero svegliata, ma continuavo a sentirmi stordita. Cosa mi era venuto in mente di bere tutta quella birra? Sembrava passato un secolo dalla mia ultima sbronza. Avevo imparato a bere con i miei fratelli, reggevo l'alcool molto bene, se mi ero ridotta così dovevo averne ingerito troppo.
《Mi vuoi dire cosa hai fatto?》
Feci spallucce, sistemando gli occhiali da sole sul ponte dal naso. Perfino la luce del giorno mi infastidiva.
《Ieri sono uscita con Harry》, spiegai, quando provai a sorridere una fitta mi colpì, facendomi gemere. La sera prima, Harry, aveva mantenuto la sua promessa: mi aveva portato in un posto in cui potessimo stare insieme senza che le persone ci fissassero. Una specie di fiera, in aperta campagna e a chilometri da Blacksburg, con balle di fieno come sedute, rock band sconosciute ma eccezionali, gente casinista e birra e hot dog a volontà.
Una delle più belle serate della mia vita. Mi ero divertita come una matta a ballare fino a sudare, cantare a squarciagola e pomiciare in mezzo al caos.
《E perché sembra ti sia morto il gatto?》 Continuò Karine. Sbuffai.
《Mi sono ubriacata.》
《E con questo?》
La fulminai con lo sguardo e dovetti costringermi a non piangere per la disperazione.
《Non ricordo nulla se non che sono stata imbarazzante》, mi lagnai. Sogghignò.
《Racconta!》
Mi coprii il viso con le mani. 《Non volevo andarmene dalla fiera, così mi ha trascinato sulla spalla mentre cantavo Like a vergin.
Scoppiò a ridere, soffocando col frappè. Rise tanto che tutta la tavola calda si voltò a osservarci.
《Non credevo fossi tipo da Madonna!》
Feci una smorfia. 《Neanche io!》
《Ti prego non dirmi che è tutto. Per favore.》
《Ho provato a spogliarlo mentre guidava. Non me l'ha permesso e mi sono sentita rifiutata, così gli ho chiesto di immaginarmi ricoperta di mirtilli-》
Mi interruppe con un'altra risata. Ero certa che mi avrebbe preso in giro per il resto della vita.
《Pensi sia un feticista dei mirtilli?》 Mi prese in giro. Le diedi un calcio sullo stinco, quando la signora Robinson ci lanciò un'occhiataccia. Karine si lagnò dolorante e mi diede della stronza manesca. Stavolta fui io a ghignare come una strega cattiva.
《Allora?》 Mi spronò.
《Se fosse un feticista, non frequenterebbe l'unica tizia nel raggio di un chilometro che odia i mirtilli》, mugugnai.
《Comunque, dopo che gli ho fatto quella proposta mi sono resa conto che quello che provavo non era rifiuto ma nausea. Ha accostato sul ciglio della strada per farmi vomitare》, continuai, depressa. Odiavo l'idea che si fosse preso cura di me mentre ero in quello stato. Non sapevo cosa gli avessi detto. E se avessi parlato delle paranoie su quel qualcuno che mi spiava? Se mi avesse considerato una pazza?
Quella mattina, quando gli avevo chiesto se mi fossi comportata in modo strano, aveva solo sorriso per poi baciarmi e il modo in cui mi guardava... sembrava sereno e triste.
《E poi?》 Mi ridestò.
《Ricordo solo che a casa ho dato di stomaco un'altra volta.》
《E basta?》
《Il vuoto più totale》, confermai. 《E per qualche strano motivo stamattina avevo sia il piercing alla lingua sia quello all'ombelico.》
Ancora non li avevo rimossi.
《Merda!》 Imprecò.
Piagnucolai, come una bambina. 《Sono un disastro.》
《Forse hai solo vomitato come se non ci fosse un domani》, affermò.
《Dovrebbe consolarmi?》 Sbraitai, ma mi pentii appena mi accorsi che qualcosa si agitava nel mio stomaco. Era il peggior post sbornia della storia.
《Preferisci al vomito di alcool o quello di parole?》 Mi pungolò.
Touche.
《Ti odio!》
Karine fece spallucce, divertita. 《Io no, odiarti ti darebbe troppa importanza nella mia vita.》
《Bastarda!》
Questa volta la signora Robinson trucidò me, facendomi affossare nella panca.
《Se ti aiuta a dormire la notte》, ammiccò.
《Continua così e dirò a Nathan di non darti corda.》
Sbuffò, incurante. 《Ho cambiato idea, tuo fratello è figo ma non fa per me.》
Aggrottai la fronte, confusa. 《Perché?》
《L'ho incontrato, leggeva una biografia di Oscar Wilde. Troppo intellettuale per i miei gusti.》
《Ti piacciono gli stupidi?》 Chiesi, leggermente offesa. Non c'era niente di male ad amare la letteratura e mio fratello era un bravo ragazzo.
《No, ma i ragazzi intelligenti e belli sono pericolosi》, rispose.
《Non capisco》
《Mi piace volare basso.》
《Hai qualche problema d'autostima?》
《No! Non mi manca nulla》, sospirò, guardandosi attorno. 《Ho la sindrome dell'abbandono》, affermò, con nonchalance, come se non parlasse di sé stessa. Deviò il mio sguardo e si concentrò sul muffin alle noci che non aveva toccato finora.
《Perché lo credi?》 Domandai, fingendomi per nulla colpita da quella ammissione, sapevo cosa si provava ad avere mille complessi.
Si sciolse i dread che prima erano attaccati in una coda alta, sembravano il suo scudo.
《Frequentavo un ragazzo che studiava Psicologia. Me ha parlato e ho ricolleggato tutte le cazzate fatte dopo il trasferimento di Max in Canada, il cattivo rapporto con mio padre...》
Giocò con la cannuccia nel bicchierone.
Mi dispiacque, pensai alla possibilità di essere nella sua situazione con Richard e mi sentii morire. Papà era tutto per me.
《Secondo te lo strizzacervelli aiuta?》 Continuai, davvero interessata. Mi ero sempre rifiutata all'eventualità, creduto che dovessi superare tutto da me, ma se quella figura fuori casa fosse stata frutto della mia immaginazione? Potevo crearmi castelli in aria, memore delle paure che mi perseguitavano già da prima dell'aggressione.
Preferivo essere pazza alla prospettiva che lui avesse trovato un modo per uccidermi.
Karine, scrollò il capo. 《Non lo so, suppongo di sì.》
《Per cui sei come un cucciolo che non vuole essere lasciato in autostrada!》 Esclamai, con tono leggero.
Ridacchiò. 《Ti spaventano i ragazzi con un reale interesse per te, convinta di non poter essere amata. Chi è messa peggio?》 Replicò.
Le feci la linguaccia, divertita.
Doppio touche.
《Vipera!》
《Onesta!》
《In tutto questo non ho capito perché stai alla larga dai ragazzi belli e con cervello.》
《Sono quelli che ti spezzano il cuore e poi se ne vanno, lasciandoti in un mare di lacrime e gelato al cioccolato.》
Pensai alle sue parole e non potei far altro che confermare. Harry era entrambe le cose e mi aveva preso il cuore per schiacciarlo sotto la suola delle sue scarpe da cerimonia.
《Stai per vomitare?》 Domandò, fissandomi. 《Sei verdognola.》
Abbozzai un sorriso e scossi il capo in segno di diniego.
《Mi piace stare con te》, confessai.
Ridacchiò, simulando un'espressione soddisfatta. 《Perché?》
《Mi fai pensare di non essere l'unica anormale.》
《È un complimento?》
Sbuffai. 《Non esagerare! È una constatazione.》

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