In aula c'era una gran confusione, e benché l'orario di inizio lezione fosse passato da qualche minuto, il professore non era ancora al suo posto.

Mi guardai intorno, fino a che la segretaria della scuola non entrò con dei fogli in mano. Batté la mano sulla cattedra, zittendo tutti quanti, e cominciò a leggere ad alta voce.

«Il vostro professore di biologia è assente, quindi avete le prossime ore libere e, dato che anche la professoressa di storia oggi è assente a causa di una riunione importante, riprenderete le lezioni dopo la pausa pranzo. Non combinate guai.» ci minacciò scherzosamente guardandoci da dietro i suoi spessi occhiali rettangolari.

Non appena uscì, presi lo zaino e lo misi sulle spalle «Ci vediamo per pranzo, Tommy. Vado a cercare un bel posto per disegnare.»

Uscii dall'edificio e girai intorno ad esso per raggiungere i campi di allenamento dei ragazzi. Alan doveva essere lì secondo il suo orario.

Mi sedetti a terra poco distante dal campo e accesi la mia Canon. A pochi metri da me, i ragazzi si stavano riscaldando con alcuni esercizi e qualche lancio. Decisi di scattare qualche foto.

«Che cosa ci fai qui? Non dovresti essere a lezione?»

La domanda prepotente di mio fratello mi fece sussultare, e quando allontanai lo sguardo dalla macchina, me lo ritrovai davanti con uno sguardo sospettoso e accusatore.

La felpa che usava per allenarsi era abbastanza larga e il sudore aveva creato delle macchie scure. Il suo volto era perfetto come sempre, i capelli cadevano sulla fronte.

«Non arrivare a conclusioni affrettate, scemo. I professori sono assenti e ci hanno lasciati liberi, ergo, ecco il motivo per il quale sono qui.» spiegai acida «Ora puoi anche toglierti così posso-»

«Fare le foto al tuo grande amore, ricevuto.» disse chinandosi per darmi un rapido bacio sulla fronte, poi si rialzò e tornò ad allenarsi con i suoi compagni, lasciandomi imbambolata a fissare il vuoto.

Mi dovetti mordere l'interno delle guance per evitare di riempirlo di insulti, ma mi concessi una maledizione sussurrata con astio in stile Voldemort.

Immersa in quei pensieri omicidi, non mi resi conto della palla che stava viaggiando rapidamente in direzione della mia faccia, e mi avrebbe presa in pieno se Caleb non mi avesse salvata acchiappandola proprio a qualche centimetro dal mio naso.

«Dovresti stare più attenta e smetterla di pensarmi così spesso.» ridacchiò con la palla in mano.

Stavo ancora cercando di realizzare di essere ancora tutta intera, quando mi riscossi da quello stato di trance «Coso, sto cercando di fotografare le persone. Ti ringrazio per avermi fatto evitare l'ennesima figuraccia, ma ora ti chiedo di tornare a fare quello che di solito fanno i... cosi come te.»

Lui sorrise e si piegò sulle ginocchia per arrivare ad essere alla mia altezza, circa.

«Colgo una velata nota di ostilità nelle tue parole, stamattina.» ammise assottigliando gli occhi.

Feci un sorriso a trentadue denti «Felice che tu l'abbia notato.»

Quel commento lo fece ridere.

«Cambiando temporaneamente discorso: questa sera vieni a dormire da me?» chiese, lasciandomi palesemente perplessa.

Lasciai trascorrere qualche secondo prima di rispondergli, aspettai che dicesse che si trattasse di uno scherzo o cose simili, ma sembrava realmente convinto della proposta che mi aveva fatto, così aggrottai la fronte.

«Okay che abbiamo fatto questa sorta di tregua e io non ti infamo più come prima... ma non mi sembra il caso che io venga da te questa sera. Già Alan è convinto che noi due stiamo insieme, non voglio alimentare queste sue ridicole idee.»

La mia vita è un clichéDove le storie prendono vita. Scoprilo ora