Capitolo 26

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CALEB


L'aveva fatto lei.

Per una volta era stata lei a baciarmi... da sobria, ovviamente. E tutto quello che era successo dopo era stato, Dio, pensarci me lo faceva diventare duro. Vederla lì, vulnerabile ma allo stesso tempo intraprendente, mi aveva decisamente preso alla sprovvista e non sapevo bene come gestire la cosa. Con Grace bastava un solo passo falso per farla scappare e mi sembrava di essere un elefante in un negozio di ceramiche in quel momento.

Quella giornata era iniziata davvero malissimo: dopo la festa della sera prima – della quale ricordavo poco e niente – mi ero risvegliato la mattina dopo aggrovigliato a Jenny e, per la prima volta dopo anni, la cosa mi diede fastidio e il risultato fu che rimasi ingestibile, turbato e incazzato per il resto della giornata, finché Grace non decise di stupirmi in quel modo.

«Partiremo il ventisette dicembre e torneremo il tre gennaio. Dato che ci sarà la neve ci metteremo un po' a raggiungere Bruce Moud.» convenne Jace cominciando a pianificare la settimana bianca.

«Come divideremo le stanze nello chalet?» chiese Amber.

Guardai subito Grace, la quale evitò il mio sguardo e restò concentrata sui lacci della felpa di suo fratello continuando ad arrotolarseli tra le dita.

«Allora, lo chalet ha quattro stanze da letto, per cui non credo ci siano problemi.»

Alan mormorò qualcosa a Grace all'orecchio facendola ridacchiare.
Cosa mai poteva essere così divertente?

«Andiamo con il furgone, partiremo la mattina molto presto perché la strada da fare sarà parecchia, nel caso faremo i turni per guidare.»

Tutti acconsentimmo, così terminammo di discutere sul viaggio e ordinammo delle pizze da mangiare davanti a un film.

Jace guardò Amber e, dopo averle dato un bacio sulla fronte, le domandò: «Rimani a dormire qui stasera?»

Lei gli sorrise e annuì, poi gli strinse la mano e si appoggiò a lui.

Melanie si schiarì la voce «Ambs, vero che devi andare in bagno?» chiese allusiva.

La ragazza la guardò crucciata, ma poi annuì e la seguì, non prima di afferrare Grace per un braccio e trascinarla con loro.

«Vado a prendere una birra, volete qualcosa?» chiese mio fratello.

Negai con un cenno del capo e allargai le gambe per stare più comodo sulla poltrona.

Alan sospirò «Hai notato che ultimamente Grace è giù di morale?»

Deglutii. Personalmente non avevo notato nulla, però... «Sì.»

Il fratello imprecò «Lo sapevo. Dannazione, l'abbiamo cercato ovunque. A casa non c'è, magari è a scuola... ma a questo punto ormai chissà dove sarà finito.»

Trattenni l'impulso di chiedere di cosa diavolo parlasse ed annuii «Probabile.»

«Di che parlate?» chiese Jace tornando a sedersi sul divano e stappando la bottiglia.

«Grace ha perso il suo album di disegno. Non esce mai di casa senza.»

Cazzo!

Mi alzai velocemente «Devo fare una cosa di sopra.» dissi sbrigativo.

Salii i gradini a due a due e, per puro caso, passando davanti al bagno sentii delle voci.

«Dai, ormai è palese che stiate insieme, smettila di dire il contrario!» mormorò Melanie. Mi avvicinai alla porta per sentire meglio.

La mia vita è un clichéDove le storie prendono vita. Scoprilo ora