Capitolo 11

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GRACE


Finalmente mi sentivo meglio: la febbre era passata del tutto e, in seguito a una bella e lunga doccia, mi sentivo rinata.

Alan ed io stavamo andando a scuola, camminavo strisciando i piedi sperando di metterci più tempo possibile per evitare di incontrare Caleb fuori dal portone o nei corridoi.

Stavo studiando il percorso da fare per eludere le zone nelle quali passava il suo tempo e, con un po' di fortuna, sarei riuscita nel mio intento. In fin dei conti, non avevamo lezioni in comune, a pranzo il suo gruppo era al tavolo più vicino al bancone della mensa, mentre il mio era quello più vicino all'uscita.

Non mi piaceva affatto scappare dalle situazioni, ma quella era davvero ingestibile per una maniaca del controllo come me. Riuscivo a vedere il castello di carte che mi ero costruita in quegli anni sgretolarsi piano piano tra le mie mani.

Quando varcammo il cancello, Alan mi salutò e raggiunse il suo gruppo di amici mentre io sgattaiolai contro la siepe nascondendomi tra i vari gruppetti di persone.

Assottigliai lo sguardo per vedere se un certo biondino fosse nei paraggi e mi tranquillizzai un po' quando scoprii che non ci fosse.

Vidi Melanie e gli altri ragazzi e mi unii alle loro chiacchiere. Quando Mel mi vide mi salutò abbracciandomi «Eccoti di nuovo tra noi, finalmente! Come mai non sei venuta a scuola ieri?» domandò.

Thomas mi si avvicinò e mi salutò con una timida stretta «Le lezioni sono state tremendamente noiose senza di te.» disse concedendomi un caloroso sorriso.

Gli sorrisi anche io «Sarei voluta venire volentieri, ma Alan mi ha tenuta segregata in camera come se fossi stata affetta da un virus letale.»

«È bello riaverti con noi.» affermò Robert incamminandosi verso l'entrata dell'edificio.

Ci salutammo e ci dirigemmo verso le nostre classi. Stavo per salire le scale quando qualcuno si scontrò contro la mia schiena. Mi voltai e prontamente afferrai lo zaino della ragazza che alzò subito lo sguardo su di me.

«Oddio, perdonami...»

Scossi la testa e le porsi le sue cose «Figurati... Amber, giusto?» la riconobbi subito per i capelli dorati.

Lei sgranò gli occhi «Grace? Non ti avevo riconosciuta senza plaid addosso.» ammise ridacchiando.

«Ti vedo un po' confusa, hai bisogno di una mano?»

Lei guardò il foglio tra le sue mani e poi di nuovo me «Accetto volentieri, grazie. Questo posto è un labirinto. Ci ho messo un quarto d'ora solo per trovare il mio armadietto che, tra parentesi, ho già perso di nuovo.»

Risi e la presi a braccetto, ma prima di incamminarmi con lei salutai Thomas dicendogli di andare in classe e che non ci avrei messo tanto a raggiungerlo.

Lessi il numero della sua aula e l'accompagnai. Quando arrivammo davanti alla porta mi ringraziò infinitamente e, prima che entrasse, le chiesi se avesse voluto pranzare con noi e lei accettò molto volentieri.

«Ti aspetto davanti alla mensa, allora. Buona fortuna per il tuo primo giorno. Vorrei dirti che sei fortunata perché hai le stesse lezioni di mio fratello Alan... solo che questo vuol dire che le hai anche in comune con il tipo più odioso di questa scuola.» dissi, riferendomi al biondino.

Lei ridacchiò «Sono una tosta, gli farò vedere chi comanda.» disse mostrando il muscolo del braccio e sollevando le sopracciglia un paio di volte.

Dopo che fu entrata mi diressi alla mia aula, riuscii a entrare poco prima del professore e mi sedetti accanto a Thomas.

«Ehi, Grace. Stasera Robert fa una piccola festa a casa sua dato che i genitori saranno via. Ha invitato mezza scuola, vieni vero?»

Una festa? Probabilmente era proprio quello che mi ci voleva «Certo che sì. Ci vediamo là.»

Quando la campanella suonò, segnalando l'inizio della pausa pranzo, mi diressi alla mensa ed aspettai Amber fuori.
Mi raggiunse quasi subito e insieme ci sedemmo al tavolo parlando della festa.

«Vieni anche tu alla festa, Amber?»

La ragazza al mio fianco annuì e Mel saltellò sulla sedia «Oggi pomeriggio andiamo a fare shopping alla grande per stasera!»

Amber le prese le mani «Amo fare shopping!» esclamò, mentre io allo stesso tempo sbuffai «Odio fare shopping.»

Non mi piaceva indossare vestiti, trovavo le gonne estremamente scomode, per non parlare delle scarpe con il tacco che vedevo indosso a certe ragazze. Con quale coraggio ci camminavano?

Io le avevo messe solo una volta al mio primissimo appuntamento con il mio ex ragazzo. Rabbrividii al ricordo della figura penosa che feci. La cosa positiva fu che William non mi giudicò, anzi, gli piacqui ancora di più; quella negativa fu che comunque ci lasciammo dopo quattro mesi perché lo beccai andare a letto con un'altra, che per giunta era la mia migliore amica.

«Grace?»

Mi riscossi da quei pensieri e mi accorsi che mi stessero fissando tutti.

Diedi un morso rapido e furioso alla mela e feci cenno di continuare a parlare.

«Dicevo... appena uscite da qui possiamo andare direttamente al centro commerciale, mangiamo qualcosa in giro e poi ci prepariamo tutte a casa di una di noi.»

Annuii «Possiamo prepararci da me e poi ci facciamo accompagnare da Alan, tanto anche lui verrà sicuramente alla festa.»

Appena lo dissi realizzai che come ci fosse stato lui anche il biondino sarebbe venuto. Non ero più tanto sicura di voler andare.

«Fantastico! Allora è deciso.» affermò esultante la mia amica.

Finimmo di pranzare senza troppi discorsi, decidemmo che ci saremmo viste al parcheggio della scuola per andare a comprare i vestiti per quella sera e per il resto parlammo della partita di football che ci sarebbe stata il fine settimana successivo.

Thomas e io ci fermammo ai nostri armadietti prima di raggiungere l'aula che avrebbe tenuto la nostra prossima lezione. Avremmo avuto letteratura inglese, quindi riposi i libri di scienze che avevo nello zaino per fare spazio al manuale di letteratura e al libro che stavamo leggendo in classe.

Quando stavo per chiudere l'armadietto, notai poco distanti due figure che stavano sostanzialmente procreando in mezzo al corridoio.

Ovviamente, chiamarle "figure" era un modo pratico del mio cervello per cercare di nascondere il fatto che fossero il biondino e la barbie.

Mi appiattii contro lo sportello ancora aperto dell'armadietto e pregai tutti i santi, gli dei e qualsiasi entità avesse potuto aiutarmi in quel momento, e rimasi ferma ad aspettare che la campanella li facesse entrare in classe.

«Grace, andiamo?»

Quando Thomas mi chiamò, il biondino si allontanò subito dalla barbie e mi fissò con il suo solito sguardo intenso e incomprensibile.

Sentii fischiarmi le orecchie per quella frazione di secondo nella quale i nostri occhi fissarono gli uni sugli altri.

Abbassai subito lo sguardo e chiusi l'armadietto «Andiamo.»

Grace, non potevi aspettarti che dopo un bacio sarebbe cambiato... continuai a ripetermi. Poi mi bloccai: perché diavolo avrebbe dovuto importarmi? Il mio unico desiderio era non avere nulla a che fare con lui, e quello che avevo appena visto mi aveva fatto solo che un piacere. Di certo non ero la tipa che si cominciava a fare viaggi mentali dopo un bacio con un ragazzo, ci mancherebbe altro. Mi sentivo solo umiliata. Arrabbiata. Non ero un pupazzetto usa e getta. Ma ero anche una stupida che non si fermava fino a che non andava a sbattere il muso contro il muro.

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La mia vita è un clichéDove le storie prendono vita. Scoprilo ora