L'ultimo della cricca

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Miguel proseguì verso il villaggio. Quella mattina si sentiva fortunato. Di certo avrebbe trovato qualche acquirente. Le sue pelli erano le migliori di tutto l'Entro-Terra e lì a Maudeville c'era parecchia gente. Arrivò e si piazzò con il suo carretto pieno di pelli lungo la Via Maestra. La gente cominciò ad avvicinarsi, incuriosita più dal mulo albino che trainava il carretto che dalla merce. Da quelle parti non l'avevano mai visto un mulo albino.

«La miseria quant'è grosso», fece un vecchio sdentato con un cappellaccio di paglia. «È vero che vedono e sentono i morti?»

«Non saprei...» disse Miguel, che era a conoscenza delle leggende sui muli albini.

Il vecchio grugnì e si limitò a guardare il mulo con occhi estatici. «Posso carezzarlo?»

«Se a lui non dispiace...»

Il vecchio allungò una mano e la fece scorrere sul manto candido. La cosa lo riempì di gioia. A Miguel venne da sorridere. Se l'avessero pagato per ogni carezza al mulo, avrebbe potuto smettere di vendere pelli e campare solo di quello.

«Dove l'hai rimediato un mulo albino?» chiese il vecchio.

«L'ho trovato», fece Miguel.

«Alla faccia della botta di culo.»

«Mica tanto. Era magro come un cerino e quasi mi è crepato davanti. L'ho rimesso in sesto, ma ci ho speso un fracco.»

«Be', però adesso lo puoi vendere e comprartici un tiro a sei, se ti gira.»

«Fossi matto, attira i clienti come la merda le mosche.»

Il vecchio grufolò una risata. «Vero, ma poi comprano?»

«Per lo più fanno come te, ma qualche babbeo pure capita.»

Una donna di mezza età e dai fianchi larghi stava esaminando con interesse le pelli sul pianale del carretto. Al sentirsi definire come una potenziale babbea, mise il muso e girò i tacchi.

«Mi sa che hai appena perso un cliente», fece il vecchio.

«Fa nulla, mi rifaccio mo' che metto piede nella capitale.»

«Non vieni da lì?»

«Non è che tutti i mulatti stanno di casa nella capitale.»

«Mica ti volevo offendere. So che lì ce ne stanno a morire, e allora ho pensato che pure tu avevi piantato baracca nella città di sopra.»

«Hen Ddinas

«Si chiama così?»

«A-ha.»

«Mi piacerebbe vederla prima di schiattare.»

«Non c'è niente a parte i mulatti.»

«Dicevo la capitale, mica la città sopra.»

«Al ritorno devo passare di qui, se compri qualcosa puoi venire con me.»

«Sul serio? Per me va bene. Quanto costa una di quelle bestie morte che ti porti dietro?»

«Due bronzi.»

«Un po' cara.»

«Vuoi vedere la capitale?»

Il vecchio grufolò ancora, ma stavolta somigliava più a un vaffanculo. Si cavò di tasca i due bronzi, li soppesò come fossero venti e li consegnò a Miguel.

«Puoi prendere una di quelle piccole», fece Miguel.

«La prendo al ritorno.»

«Come ti pare.»

Acciaio, pallottole & demoniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora