L'hen piovuto dalle stelle

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La Regione Verde era piena di misteri. Secondo gli hen non esisteva fino a qualche lustro fa. Poi arrivarono i Druidi, non si sa da dove (mistero che si aggiunge a mistero) e con la magia crearono un'oasi nel cuore dell'Entro-Terra. Crearono anche i draghi, alterando i geni di serpenti e lucertole con la magia. A che scopo, questo gli hen non sapevano dirlo. Quel che sapevano era che la carne, i corni e il cuore dei draghi divennero merce pregiata e che gli helwyr fecero carne da macello. E addio ai draghi. Ma la Regione Verde era ancora lì, rigoglioso eden che nascondeva misteri insoluti.

Misteri come quello che l'helwyr fulvo si ritrovò a indagare, suo malgrado. Era nel pieno del fulgore che Madre Natura potesse offrire ai comuni mortali, circondato da alberi alti come giganti ed erba così verde da far male agli occhi, estasiato suo malgrado. Non era uno che s'impressionasse facilmente, ma quella roba lì lo faceva uscire fuori di testa. Quando alzava gli occhi alla ricerca della cima degli alberi, non riusciva a trovarla. Le folte capigliature verdi si perdevano nella lana delle nuvole basse.

Stava proseguendo verso est quando notò qualcosa di veramente strano. Era una costruzione di qualche tipo, a forma di cupola e ricoperta da un sudario d'edera. Era enorme, forse persino più grande delle cupole dorate della Reggia di Aramundi. Per quanto ne sapeva, strutture simili ce le trovavi se andavi a visitare l'Ultima Città di Pietra, che però stava ad ovest.

Per quanto ne sapeva, quella cupola d'edera poteva essere pure la cappella dell'Uomo-Verde che spuntasse dal terreno.

Il deml, pensò, tirando le briglie al cavallo. Ho trovato il fottuto deml.

L'eccitazione cominciò a montare. Sentì un fuoco vibrargli nello stomaco. Spronò il cavallo in quella direzione e tirò le briglie quando fu dinanzi alla cascata d'edera. Smontò e carezzò il cavallo, che sembrava nervoso.

Lo sarei pure io se c'avessi di fronte la Culla dei Druidi.

I viticci scendevano sino in terra come una folta capigliatura verdeggiante. Il cavallo soffiò e rinculò.

«Cazzo ti piglia?» chiese l'helwyr, come se l'animale potesse rispondere.

Il cavallo rinculò ancora e sbuffò. Aveva gli occhi spalancati dal terrore. L'helwyr lo trattenne ma la bestia impennò di scatto, cogliendolo alla sprovvista. Le briglie gli scivolarono via dalle dita e l'animale se la svignò, galoppando come un invasato.

«Dove cazzo vai?» gli gridò dietro l'helwyr. «Torna qui, figlio di puttana!»

Il cavallo scartò tra gli alberi enormi, diretto verso più congeniali lidi. L'helwyr lo mandò al diavolo e si rivolse al muro d'edera. Scostò qualche viticcio e trovò una superficie lucida. Ci vide riflessa dentro la sua sagoma indistinta. Era come l'immagine in uno specchio lercio, con la differenza che quella superficie non pareva affatto lercia. Era l'acciaio di cui era fatta a rimandare quell'impressione.

«Che cazzo di roba strana», disse fra sé e sé.

Allungò la mano sulla superficie e, quando ce la posò, una scriminatura apparve nel mezzo del metallo lucido, separando l'acciaio in due metà perfette. L'helwyr ritirò la mano di scatto e vide le metà dietro i viticci scorrere in due direzioni opposte con un sibilo secco, rivelando un ingresso.

«Cristo e Messiah», mormorò.

Posò la mano sull'elsa della spada, forgiata da un corno di drago, ed entrò nella bocca nera di quel mostro d'edera e acciaio. La luce che filtrava dall'ingresso lo guidò per qualche metro, poi cominciò a offuscarsi. L'helwyr si voltò in tempo per vedere l'ingresso chiudersi. Spiccò un balzo, ma era troppo tardi. Le due metà si unirono, lasciando per un momento una riga di luce sospesa nell'oscurità, poi anche l'ultimo rimasuglio di luce solare svanì. L'helwyr schiaffò la mano sul freddo acciaio. Si aspettava che l'ingresso si spalancasse, ma non accade. Prese allora a battere la base del pugno sul metallo.

Acciaio, pallottole & demoniWhere stories live. Discover now