Capitolo 66 - Non c'era Chloe

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Brycen chinò il capo, sfiorando la stoffa chiara macchiata di chiazze rosso intenso. Le sue mani non erano in condizioni migliori: le aveva ripulite in modo grossolano, il sangue si era seccato in prossimità delle unghie e tra le pieghe della pelle.

No, decisamente non poteva chiamare nessuno in quello stato.

«Rilassati, Lovebird, non sono qui per te. Far incazzare Bluebird è in fondo alla mia lista delle priorità, e le ho assicurato che non ti avrei fatto del male» lo rassicurò Kolt, aspirando nuovo fumo. Ancora quei nomignoli: la traduzione letterale non gli suggeriva alcuna motivazione, e Brycen cominciava a trovarlo fastidioso. «Non ci sono treni notturni per Roumberg, ecco tutto. E tornarmene in albergo... Beh, diciamo solo che non è un'idea molto saggia in questo momento, perciò ho deciso che dormirò qui. Bella casa, a proposito. Mi aspettavo una vetrinetta ben fornita di liquori, però: maledetti stereotipi sugli zimei, mi hanno illuso.»

Brycen sbuffò dalle narici, mantenendo la sua compostezza. Drizzò busto e spalle, sostenendo il suo sguardo senza vacillare. «Non se ne parla.»

«Ecco, vedi? Illuso di nuovo: avevo sentito dire che voi altri siete fissati con l'ospitalità. Potresti almeno mostrare un po' di gentilezza, in virtù della nostra conoscenza in comune.» Kolt scosse il capo, tirando giù le scarpe lucide dal tavolino. «O magari è questo il problema: non sai ancora come inquadrarmi in questa faccenda, giusto? Beh, puoi stare tranquillo, non sono andato a letto con lei. Non che non ci abbia provato, ma a quanto pare è una di quelle monogame innamorate e fedeli, la peggior specie. Ah, ma nelle mie fantasie ci abbiamo dato dentro di brutto: lì me la sono proprio goduta, l'ho scopata in ogni posizione che-»

«Non osare parlare di lei in questo modo» ringhiò Brycen, aggirando il tavolino per avvicinarsi a lui. «Chloe è la mia fidanzata, modera i termini.»

Il roumberghiano rise di nuovo, picchiettando la sigaretta contro il bordo dello svuotatasche. «Ah, Lovebird, sei davvero uno spasso. Me lo rendi così semplice!» sghignazzò, passandosi la lingua sulle labbra. Il suo sguardo brillava di un divertimento irritante. «La consideri ancora la tua fidanzata? Vedendo la tua faccia, prima, avrei scommesso che non avresti perso tempo a lasciarla; cazzo, che simp. A proposito, lei dov'è adesso?»

«Non ti riguarda.»

Kolt sollevò un sopracciglio. «Ne sei davvero sicuro?»

Brycen serrò le labbra, prendendo aria in lenti respiri. Detestava ammetterlo, ma aveva ragione: non aveva idea di chi lui fosse o quale fosse il suo collegamento con Chloe. Lei aveva cercato informazioni sul suo Naru, ma ne ignorava la motivazione. In che modo Kolt giocava per l'Heiko Jun? La sua conoscenza con Arturo Soleni era una casualità, oppure...

Il cuore si incrinò di nuovo, e un vibrante fastidio attraversò i muscoli scivolando fin dentro le ossa. Arturo si era interessato al suo saggio solo perché Drumainn gliene aveva parlato; Drumainn, su cui Chloe aveva insistito tanto, arrivando al punto di minacciarlo pur di convincerlo.

Era stata una menzogna anche il suo supporto? Non aveva fatto altro che tirare i fili di quella situazione per raggiungere i suoi obiettivi, tutto per ottenere... Cosa?

Brycen non riusciva a tracciare una linea che collegasse i punti. Chloe era quella che più di tutti l'aveva spinto a investire tempo ed energie in quel saggio, ma anche colei che si era mostrata più dubbiosa dopo l'entrata in scena di Arturo, palesando immediata diffidenza. Nell'indecisione di Brycen riguardo alla sua offerta, lei era rimasta in disparte: persino quando ne avevano parlato si era rifiutata di esprimere apertamente il suo parere a riguardo, spingendolo piuttosto a scegliere da sé.

Temo di non essere la persona più qualificata a darti un parere su questo, aveva detto.

E se anche si fosse trattata di una subdola manipolazione, se avesse agito su di lui così abilmente da spingerlo ad agire secondo la sua volontà senza che se ne rendesse conto, non aveva alcun senso. Era contraddittorio: perché indurlo ad avanzare, per poi lavorare nell'esatto opposto?

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