CAPITOLO 11

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IVAN

<Buongiorno Ivan.> Mi saluta Davyd mentre scende le scale che danno sul soggiorno.

<Giorno Davyd, dormito bene?> Gli chiedo mentre firmo l'ennesimo documento.

<Io sì, ma a quanto pare tu non hai chiuso occhio per tutta la notte.> Mi dice mentre lo vedo ritornare dalla cucina con una bottiglietta d'acqua.

<Non è vero. Ho dormito, però poi mi sono svegliato presto e ho deciso di completare un po' di scartoffie.>

<Quindi quella lampada accesa dietro le tue spalle, che dovrebbe illuminare per bene tutto lo spazio che hai di fronte, è accesa solamente per puro caso?>

Alla sua affermazione mi giro e inquadro l'oggetto incriminante.

<Ivan dovevi riposarti, soprattutto sapendo cosa ci aspetta oggi.>

<Tranquillo Davyd, ce la farò.> Dico mentre mi alzo, lasciando il mio amico da solo in soggiorno.

Ritorno nella mia stanza dove scelgo i vestiti per la giornata, per poi dirigermi nel bagno per darmi una rinfrescata.

Riemerso dal bagno, mi dirigo verso il letto e prendo i vestiti che avevo scelto precedentemente.

Un maglione bianco a collo alto, un paio di pantaloni neri con un maglioncino aperto di colore grigio da mettere sopra.

"ormai le temperature si stanno abbassando anche qui in New York" Penso mentre finisco di vestirmi.

Una volta vestito, esco sul balcone della stanza prendendo con me le sigarette e l'accendino.

Prendo una sigaretta dal pacchetto e me la porto alla bocca, prendo l'accendino e accendo la mia sigaretta, rimanendo ad osservare l'accendino che mi porto sempre dietro.

L'accendino di Elena. Sergei me lo ha regalato dopo l'incidente, quando lo ha trovato casualmente nella sua macchina buttato nel portaoggetti.

Devo dire che lo avevo già adocchiato precedentemente, quando vedevo Elena fumare.

Un accendino con un simbolo famigliare.

"bella incisione." Penso mentre sento la voce di Larisa.

<Ivan, Iva- Eccoti! Nuovamente a fumare! > Mi dice rimproverandomi mentre esce sul balcone anche lei.

Mi giro verso di lei e la osservo, aspettando che mi dica quello che vuole da me.

<La colazione è Pronta. Davyd ci sta aspettando.>

<Finisco la sigaretta e scendo.> Le dico mentre aspiro da essa.

Larisa fa un cenno con la testa e se ne va, lasciandomi da solo con i miei pensieri.

Finita la sigaretta entro dentro per scendere e fare colazione con gli altri.

<Allora...> Inizio mentre scendo le scale. <Chi mi avvelenerà questa mattina?> Chiedo mentre mi verso una tazza di caffè.

<Davyd fratellone. Oggi ha cucinato lui.> Risponde subito Larisa, togliendosi dalle spalle tutte le responsabilità delle mie possibili lamentele.

Sorrido e mi siedo al bancone della cucina insieme a mia sorella e Davyd, cominciando poi a mangiare insieme.

<Allora quale è il piano per oggi?> Chiede Larisa appena finiamo di mangiare.

<Tu andrai a vedere le università insieme a Davyd, mentre io andrò da nostro zio.>

<Sicuro che non vuoi dei rinforzi con te?> Mi chiede Davyd mentre legge alcune notizie sul proprio portatile.

<Tranquillo, sono un uomo adulto. C'è la posso fare anche da solo.>

Passiamo un'altra mezz'ora a chiacchierare prima che le nostre strade si separano.

Sono il primo a uscire di casa visto che gli uffici di nostro zio sono lontani, infatti, dopo quasi tre ore di macchina, anche a causa del traffico newyorkese, finalmente arrivo.

Davanti all'edificio ci sono quattro bodyguard che sorpasso senza problemi, dirigendomi dentro con destinazione la reception.

Appena adocchio il bancone della reception mi metto in cammino, ma senza accorgermene, vado a sbattere contro una persona, facendole cadere tutti i fogli per terra.

"ma che cavolo... non l'ho proprio vista. come è possibile? non mi sfugge mai nulla." Penso mentre mi concentro sulla persona davanti a me.

Noto sin da subito i capelli biondi e gli occhi verdi, esattamente come quelli di Elena.

<E-Elena?> Chiedo incerto a voce bassa, sbalordito dalla persona che mi trovo davanti, ma poi le mie speranze vengo spente quando la donna davanti a me inizia a scusarsi.

<O mio dio, scusatemi veramente tanto. Non vi ho visto, stavo andando di fretta.> Mi risponde la donna.

<Si figuri, lasci che l'aiuti.> Mi piego sulle ginocchia per raccogliere i documenti caduti a terra.

Le passo gli ultimi fogli, rendendomi conto solo ora, osservandola in modo migliore, che i suoi occhi hanno delle macchie marroni.

Non sono completamente verdi come quelli di Elena.

<Grazie mille, signor...?>

<Volkov, Ivan Volkov.> Rispondo mentre ci alziamo entrambi.

Osservando anche la sua altezza non è uguale a quella di Elena.

"è più alta di Elena" Penso mentre la osservo sistemare meglio tutti i fogli dentro una cartella bordeaux.

<Vi ringrazio ancora, se vogliate scusarmi. Purtroppo, sono abbastanza di fretta.>

<Oh certo, scusatemi. Non voglio esserle d'intralcio signori->

<Grazie mille, signor Volkov.> Mi interrompe sfoggiandomi un accento russo perfetto allontanandosi in fretta.

Decido di ignorare tale episodio, perciò, mi dirigo alla reception dove chiedo, all'uomo presente dietro al bancone, informazioni per trovare l'ufficio dello zio.

Ottenute le informazioni necessarie, prendo uno dei tanti ascensori che portano all'ultimo piano.

Durante la salita ripenso alla donna che ho incontrato.

"assomigliava molto ad Elena, capelli biondi e occhi chiari. che sia la figlia dei precedenti zar?

è una Ivanov sicuro. Non essermi accorto della sua presenza è un punto a favore di questa teoria" Penso mentre raggiungo la mia destinazione.

Davanti mi ritrovo un ampio corridoio con un bancone da receptions, come all'entrata dell'edificio.

Mi dirigo verso di esso, trovando una donna che sta parlando al telefono. Aspetto che finisca, per poi rivolgermi a lei.

<Vorrei parlare con il signor Isidor Volkov.>

<Per caso ha già un appuntamento?>

<No però gli dica che suo nipote lo vuole vedere.> Dico mentre sfoggio il mio sorriso migliore.

Per un attimo rimane a osservarmi, per poi risvegliarsi dal suo trance e dirigersi verso l'ufficio che dovrebbe appartenere a mio zio.

Ritorna dopo un paio di minuti, dandomi il permesso e l'approvazione di mio zio per entrare.

La ringrazio e mi dirigo verso la porta.

Busso un paio di volte aspettando la risposta dall'altra parte.

<Avanti.> Sento in un inglese con un accento russo duro. 

La corona del nuovo Zar |Trilogia Diamante Nero #2|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora