CAPITOLO 5

539 31 7
                                    

IVAN

Butto con forza i documenti sulla scrivania.

Non ci vedo più dalla rabbia. "non volevo che fosse lei... non in quello stato, ma allo stesso tempo si"

Mi alzo di scatto, a tal punto che la sedia cade per terra.

Con tutta la mia foga butto tutto ciò che ho sulla scrivania, facendo finire tutto in frantumi per terra.

Prendo la bottiglia di scotch e mi scolo un bel sorso direttamente da essa.

Continuo fino a quando non la finisco, nel frattempo continuo a rompere tutto ciò che ho a portata di mano.

fogli, documenti, bicchieri, bottiglie, libri... Butto tutto per terra. Tutto.

Finito di mettere a soqquadro tutta la stanza, mi siedo sull'unica poltrona presente ancora in piedi.

Butto la bottiglia dello scotch, ormai vuota, per terra.

La osservo. Osservo come la luce della luna riflette nel vetro.

Nel muovermi per sistemarmi un ciuffo, sento la mia pistola cadere per terra e scivolare vicino alla bottiglia che prima stavo osservando.

La guardo per poi riprenderla e non metterla nella sua fondina, ma portarmela alla testa.

La tengo ferma, pensando a tutto quello che sta succedendo nella mia testa.

Pensando a Elena, alla persona che ho amato e che mi sono reso troppo tardi di farlo.

<E dire che ora devo sposare quella puttana di Grace e averla a riscaldare il mio letto, al posto di Elena.> Penso a voce alta.

<Perché ho rovinato tutto? Perché l'ho allontanata quando era il momento di stare vicini?

Perché non ho annullato quel maledetto matrimonio tra me e quella finta bionda, invece di avere Elena?

L'ho usata per poi lasciarla da sola, ignorandola.> Continuo a parlare a causa del alcol.

Metto il dito sul grilletto, pronto a decidere ad azionare la pistola e raggiungere Elena laddove si trova. Lo premo.

Ma il colpo non parte. Ma non perché è scarica oppure non ho tolto la sicura, ma perché non lo premo del tutto a causa della paura.

Inizio a piangere. A causa della tristezza, del dolore... Della felicità di sapere che quel copro non era lei.

Lascio cadere la pistola a terra abbandonandomi a un lungo pianto liberatorio.

Una volta calmato e ripreso il controllo su me stesso, esco dal mio ufficio andando in contro, nonostante l'ora tarda, Ludmila.

<Ludmila fai in modo che per domani il mio ufficio si trovi in ordine.> Le dico mentre mi allontano dirigendomi verso la mia stanza.

Senza cambiarmi e senza lavarmi, mi tolgo le scarpe e mi butto sul mio letto addormentandomi subito per colpa della stanchezza.

Vengo svegliato, il giorno dopo, dalla mia sveglia che non spengo subito.

Appena trovo la forza di alzarmi, decido di dirigermi verso il bagno in cui faccio una veloce doccia fredda per poi vestirmi per scendere a fare colazione.

Appena arrivo al tavolo della sala da pranzo, saluto mio fratello e la mia futura cognata, Veronika.

<Signore, volevo comunicarle che il suo ufficio è stato sistemato come da sua richiesta.> Mi comunica Ludmilla appena mi porta il caffè.

La ringrazio con un cenno del capo, concentrandomi poi su mio fratello di cui noto una certa felicità dipinta in volto.

<Radim è successo qualcosa?>

<Te l'ho detto che lo avrebbe capito. Sta deventando peggio di papà!> Dice Radim ottenendo una risata da parte della fidanzata.

<Allora? Cosa avrei scoperto fratellino?>

<Ivan volevamo comunicarti per primo questa notizia.> Prende la parola Veronika, per poi continuare.

<A quanto pare, sono in grande attesa.> Dice con una voce un po' imbarazzata mentre si tocca il ventre.

Alla sua rivelazione mi alzo e le vado incontro per abbracciarla e congratularmi.

<Non è garantito, ma vorrei andare a fare una visita per esserne sicura. Non vorrei fosse un falso allarme.> Ci comunica a me e mio fratello.

Nel frattempo che noi continuiamo a parlare sul rinforzamento della nostra sicurezza, per la salvaguardia di Veronika, nella stanza fanno il loro ingresso Larisa e la mamma.

<Che cosa sono queste facce che sprigionano felicità da tutti i pori?> Chiede la mamma osservandoci attentamente.

<Niente di che, solamente che Veronika potrebbe essere incinta.> Dico in tono piatto.

<Ah, niente di che. Sono cose che capi-> La mamma si ferma nel suo discorso, elaborando l'informazione.

Si ferma dal suo itinerario per raggiungere una sedia, e si gira prima verso Veronika, poi Radim e infine Larisa.

Ed è quest'ultima che grida e va incontro a Veronika per abbracciarla affettuosamente. In seguito, si aggiunge anche la mamma.

<Ma che diamine Ivan!> Mi rimprovera lei stessa, ritornando ad abbracciare Veronika.

<Andiamo a fare shopping!> Esclama Larisa.

<No, no, no. Prima accompagnate Veronika da un ginecologo a confermare la gravidanza.

Poi andrete a fare shopping, capito Lari?> Le dice Radim mentre le scompiglia i capelli.

<Vi accompagnerà Filipp. Almeno che la mamma non vuole guidare.> Dico io

<Va bene, ci accompagnerà Filipp, e per oggi sarà la guardia del corpo di Veronika per 24 ore.

Fino a quando non aggiorniamo le nostre difese intorno alla casa, boss.> Mi dice la mamma sorridendo sull'ultima parola.

Io le faccio un cenno con la testa, sorridendoe osservando come le tre donne allontanarsi da me e mio fratello.

<Allora, come ti senti Radim?> Gli chiedo notando la sua faccia un po' preoccupata.

<La notizia è bellissima, Anzi è qualcosa di eccezionale. Però...>

<Però sei preoccupato che le può succedere qualcosa, a lei oppure il bambino giusto?> Finisco io mentre mi avvicino a lui con la mia tazza di caffè in mano.

Lui non risponde, ma osserva come le tre donne all'esterno della casa si  dirigono verso la macchina che le porterà alla loro destinazione.

"lo capisco, se io fossi nella sua stessa situazio-" Mi fermo dal finire il mio stesso discorso.

Però quest'ultimo mi ha fatto venire un dubbio.

"sono stato la prima volta di Elena. ma da quello che so lei non usava la pillola e io come un'idiota non ho usato un preservativo. questo significa che Elena..."

Vengo distratto da una notifica del mio cellulare.

<Prendi le tue cose Radim, dobbiamo dirigersi al Olympus.>

La corona del nuovo Zar |Trilogia Diamante Nero #2|Where stories live. Discover now