venticinque

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jungkook si mosse sul letto, rigirandosi più e più volte pur di trovare sonno

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jungkook si mosse sul letto, rigirandosi più e più volte pur di trovare sonno.

erano passati appena tre giorni e il suo telefono era colmo di messaggi da parte di taehyung. nonostante gli tornasse il sorriso nel vedere che stesse mantenendo la sua promessa, non rispose a nessuno di questi.

non aveva il coraggio di mandarla avanti, conscio che sarebbe finita male proprio come con il suo ex.

quando il suo telefono trillò per l'ennesima volta. jungkook sospirò e si premette un cuscino in faccia. «sono diventato un rammollito che non fa altro che pensarlo.»

si disse da solo con un mezza risata. mesi prima l'unica cosa di cui era capace era cambiare ragazzo ogni notte ed adesso era li, a soffrire per la lontananza di qualcuno.

guardò l'orario ed erano le ventitre passate. un idea gli balenò in testa e così prese il cellulare, digitando la parola "volo low cost." trovò un agenzia aerea che sarebbe partita di lì a poco così in fretta e senza neanche rifletterci su, si alzò e prese una borsa che usava per la palestra.

ci infilò dentro il minimo indispensabile, se la caricò in spalla e guardò per la camera che stava per lasciare, sperando di non pentirsi della decisione appena presa.

[...]

il viaggio fu abbastanza tranquillo, forse a causa della poca gente presente a bordo. per tutto il tempo tenne gli occhi fissati al cielo al di fuori del vetro, sperando di arrivare presto.

e quando atterrarono, fu uno dei primi a scendere per recuperare la propria borsa.

jungkook si guardò attorno e sospirò, quell'idea improvvisamente gli sembrò stupida. era appena tornato nella sua città d'origine e sperava di non dover incontrare in alcun modo i propri genitori.

controllò sul telefono l'indirizzo della casa di taehyung e con un taxi, arrivò in fretta a destinazione.

respirò ed inspirò prima di bussare più volte. erano le prime ore del mattino e sperava che qualcuno fosse sveglio per accoglierlo.

una donna dai capelli raccolti e il viso segnato dall'età gli aprì la porta, guardandolo con un sopracciglio inarcato.

«sono jungkook, il compagno di stanza di suo figlio. mi ha detto che potevo raggiungerlo quando volevo.»

il viso della donna si illuminò di uno splendido sorriso. «certo, entra pure. tae mi ha parlato tanto di te.»

si tolse le scarpe che lasciò di fianco alla porta d'ingresso e la giacca, entrando in casa. lasciò la borsa nelle mani della donna che gli fece segno di accomodarsi.

«no, non lo svegli.» le disse. «vorrei fargli una sorpresa.»

lei annuì e gli mostrò con la mano la stanza in cui dormiva il figlio. jungkook seguì la sua direzione e la ringraziò sottovoce.

ebbe la tentazione di bussare ma non lo fece. erano le sette del mattino e sapeva che fosse giá sveglio a quell'ora, come da sua abitudine. eppure aveva voglia di vederlo sorridere per lo stupore e corrergli incontro.

ma quando aprì la porta non ebbe affatto quel che pensava.

taehyung era seduto sul letto ed hoseok al suo fianco si era protratto in avanti per poggiare le labbra sulle sue.

jungkook rimase fermo per qualche istante davanti la porta, incapace di mettere a fuoco ciò che aveva davanti.

no, non era possibile. taehyung non l'avrebbe mai fatto, non era come il suo ex. glielo aveva promesso.

«sei un bastardo.» gridò contro hoseok, facendosi avanti per colpire il suo viso con un pugno.

«non toccarlo cazzo.» continuò, spintonandolo dalle spalle fino a farlo cadere per terra, dove sferrò un altro pugno.

room 213 | taekook ✓On viuen les histories. Descobreix ara