La nuova insegnante di inglese

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Questo capitolo continua la storia dal capitolo extra de Il principe del calmo mattino dal titolo "Not the end". Se non lo avete fatto, vi incoraggio di recuperarne la lettura in modo da poter seguire gli eventi.

[Il corsivo si riferirà all'inglese]

-Dunque, Diana, come ti sembra Seoul?

Jein faceva girare il cucchiaino nel suo tè scuro con ipnotica lentezza. Senza staccare gli occhi dal liquido, incamerava ogni singola parola che le due giovani sedute insieme a lei in quel piccolo cafe si stavano scambiando.

-Oh, mi piace davvero tanto! È così diversa da Londra che ogni giorno mi sembra di fare una nuova scoperta- rispose con un sorriso la ragazza dai lunghi capelli biondi, sorseggiando il suo pumpkin spice latte. Jein osservò la sua mano pallida afferrare un pasticcino dal piccolo piatto di ceramica al centro del tavolo rotondo, ma serrò i denti quando la bile le risalì lungo l'esofago. Riprendendo in mano la sua tazza, ingollò un'altra sorsata di tè nella speranza di seppellire l'acidità che aveva incendiato il suo organismo.

Non aveva quasi spiccicato parola da che si era seduta assieme alle due giovani, lasciando che Beatrice gestisse la conversazione in inglese e intervenendo occasionalmente con piccoli commenti che la sua scarsa conoscenza permetteva. Voleva arrivare al punto, ma sapeva che di non poter semplicemente interrogare Diana come un detective. Dovevano farla sentire a suo agio prima di iniziare a lanciarle domande bizzarre e apparentemente incomprensibili.

Sospirò, poggiando la sua tazza sul tavolo quando una nuova ondata di nausea salì lungo il suo stomaco e le fece tremare le labbra. Era da quella mattina, in cui si era svegliata con la consapevolezza della conversazione che avrebbe dovuto affrontare, che la stava torturando. Isolando per un momento il suono sconosciuto delle parole delle due giovani, sollevò lo sguardo per contemplare i clienti che si susseguivano presso il bancone della pasticceria. Coppie, mamme con bambini, studentesse delle superiori in uniforme. Pareva un posto assai popolare e in effetti la maggior parte dei tavoli rimaneva libera per poco tempo. All'improvviso, i suoi occhi furono catturati da un fruscio corvino. Jein si soffermò per un istante sulla lunga chioma scura che raggiugneva la base della schiena di una ragazza di spalle e contemplò con invidia la lucentezza delle ciocche e il modo aggraziato in cui creavano un ventaglio dietro di lei.

Jein, a quel punto, spalancò gli occhi.

Era un ricordo vago e sfuggente, ma non l'aveva completamente cancellato dalla sua testa. Sollevandosi dal tavolo, si diresse verso l'uscita del cafe, ma non appena si affacciò dalla porta di vetro la ragazza era già sparita dalla sua vista. Ripercorrendo i suoi passi, tornò al tavolo con il volto chiuso in un'espressione pensosa sotto agli sguardi perplessi delle due giovani.

-Jein? Tutto bene?- le chiese con tono cauto Beatrice. Lei, senza rispondere, si fiondò ad afferrare la borsa che aveva appeso allo schienale della sua sedia. La aprì, ma tutto ciò che vide furono i due misteriosi libri che già aveva letto insieme ai suoi effetti personali. Nulla di nuovo. Piegando il capo, Jein prese a mordersi l'interno della guancia. Poteva essere una coincidenza, il fatto che una ragazza dai capelli lunghi avesse incrociato il suo cammino anche nei corridoi della BigHit, proprio il giorno in cui il secondo fatidico libro era apparso nella sua tote bag.

Alla fine, la giovane scosse il capo, tornando a sedersi.

-Pensavo di aver visto... non importa.

Appoggiando lo sguardo sulla giovane bionda che la guardava confusa, ritornò a parlare.

-Che ne dici di farle qualche domanda?

Beatrice si bloccò. Fissandola per lunghi istanti, rimase in silenzio prima di sospirare e tornare a indossare il suo caldo sorriso.

Solitary (K.SJ)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora