11. One of us

113 17 3
                                    

Quando la sveglia suonò, Yoongi grugnì con quello che, probabilmente, fu il verso più infastidito che avesse mai emesso in tutta la sua vita. Quanto aveva dormito? Tre ore? Al diavolo, come poteva un essere umano funzionare correttamente con sole tre stupidissime ore di sonno? Non poteva, ecco la risposta. E Yoongi non avrebbe potuto incolpare nessun altro a parte se stesso.

Era vero che se non fosse stato così sotto pressione per il comeback imminente durante il giorno, non avrebbe dovuto lavorare sul mixtape fino a tardi la notte. Ed era vero che i vari intoppi che avevano spostato la pubblicazione di quest'ultimo non dipendevano da lui. Nonostante ciò, era anche colpa sua per averci messo quattro anni per creare il suo secondo progetto individuale ed era sempre colpa sua per essere sempre così insoddisfatto del suo lavoro, così ansiosamente insicuro perché l'eventuale fallimento questa volta sarebbe ricaduto interamente su di lui.

Quindi sì, era anche colpa sua se aveva dormito solo tre ore quella notte, come anche le precedenti, pur sapendo che il giorno dopo la sveglia sarebbe suonata alle sette, immancabile come ogni mattina. Yoongi, perciò, grugnì ancora una volta prima di stropicciarsi il viso e allungare le braccia per affondare nel confortante calore della sua anima gemella prima di essere fiondato nel gelido ambiente che lo attendeva fuori dalle coperte. Le sue mani, però, non trovarono la vita della giovane. Il suo viso non affondò nel suo collo candido, seppellito da onde di oro. Il suo petto non aderì alla sua schiena, permettendo ai loro corpi di scambiarsi il tepore del legame in un momento di estasi dell'anima.

Lei non c'era.

Yoongi, con un broncio dipinto sulle labbra, passò distrattamente le mani sulle lenzuola ma nessun calore residuo sembrava essere rimasto intrappolato nel tessuto. Si doveva essere alzata da un po'. Rotolando sulla schiena e fermandosi a contemplare il soffitto mentre faceva tacere il prurito insoddisfatto delle sue dita e del suo petto, afferrò il telefono.

Chiamata persa da: Di
H 03:06

Quando si era accorto della chiamata persa stava ormai già uscendo dallo studio, perciò decise di non richiamarla. Ogni notte in cui Yoongi tornava a casa la trovava sempre addormentata, perciò dava per scontato che non si accorgesse a che ora tornasse. Credeva che avvisarla l'avrebbe svegliata e lei ultimamente appariva sempre così stanca che, pensò, non avrebbe voluto disturbarla per nulla al mondo.

Sollevandosi con uno sbuffo, si stropicciò il viso dirigendosi nella sala da pranzo al suono di voci assonnate e sbadigli fin troppo rumorosi. Passò davanti al tavolo contemplando le uova strapazzate, il kimchi e il pane e marmellata di qualcuno, constatando assenti e presenti alla colazione: come al solito, mancava Jungkook, che doveva ancora essere nel regno dei sogni o incastrato in una doccia lunga un'eternità. E, ovviamente, mancava Seokjin.

Fino a un anno prima, Yoongi avrebbe trovato la figura dell'uomo immancabilmente installata davanti al fornello, intenta a prepare il pasto per tutta la ciurma di affamati con borbottii contrariati e una frangia spampanata su occhi assonnati. Era strano, non averlo lì. Era sbagliato non alzarsi alla mattina al suono delle sue lamentele e i suoi rimproveri acuti, per quanto fastidiosi potessero essere. Era sbagliato non doversi sorbire le sue pessime battute e non replicargli con un'imprecazione colorita. Jin era quella figura così ingombrante, così rumorosa e così maledettamente importante che la sua assenza era assordante.

Infatti, quando Yoongi si affacciò sulla porta della cucina, vide solo la sua anima gemella piegata sui fornelli, i lunghi capelli dorati sollevati da un fermaglio e il busto divorato da un maglione oversize color ocra. E lui, finalmente, poté allungare le mani per inglobare quel calore che il suo corpo e la sua mente desideravano con così tanta smania, circondando la vita della ragazza.

Solitary (K.SJ)Where stories live. Discover now