La prima parte del piano

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There's a place up ahead and I'm going
Just as fast as my feet can fly
Come away, come away, if you're going
Leave the sinking ship behind
Come on the rising wind
We're going up around the bend
Ooh!
Bring a song and a smile for the banjo
Better get while the getting's good
Hitch a ride to the end of the highway
Where the neons turn to wood
Come on the rising wind
We're going up around the bend
Ooh!
You can ponder perpetual motion
Fix your mind on a crystal day
Always time for a good conversation
There's an ear for what you say
Come on the rising wind
We're going up around the bend
Yeah
Ooh
Catch a ride to the end of the highway
And we'll meet by the big red tree
There's a place up ahead and I'm going
Come along, come along with me
Come on the rising wind
We're going up around the bend
Yeah!
Doo, doo, doo-doo
Doo, doo, doo-doo, mm
Up Around the Bend,  Creedence Clearwater Revival

     «Guardate qui,» disse Eddie, aprendo il giornale e puntando con un dito su una pubblicità colorata. Tutti noi accerchiammo il tavolo intorno a lui, per ascoltare meglio cosa diceva. «È il War Zone. Ci sono stato una volta, è enorme. Hanno tutto quello che serve per, beh... uccidere cose, soprattutto.»
      Il piano sembrava semplice, almeno sulla carta. Dovevamo dirigerci verso quel posto e procurarci il maggior numero possibile di armi. L’idea era di equipaggiarci per affrontare Vecna nel Sottosopra e, si sperava, distruggerlo.
      Tuttavia, la strada verso il nostro obiettivo era lastricata di difficoltà. La prima era evitare i poliziotti e i bifolchi arrabbiati che stavano cercando Eddie e, probabilmente, anche me. Erica fece notare che un posto chiamato War Zone non era esattamente il paradiso per passare inosservati, ma era l’unico luogo che potevamo raggiungere con una certa urgenza. Inoltre, c'era un altro problema: nessuno di noi aveva una macchina adatta per trasportarci tutti.
     «Non è una perdita di tempo? Ci vorranno ore andando in bici» sottolineò Dustin, preoccupato. «Chi ha detto che andremo in bici?» rispose Eddie con un sorriso malizioso che illuminava il suo volto. Lo fissai, confusa. «Perché, hai un'auto di cui non ci hai parlato?» Steve anticipò la mia domanda.
     «Beh, non è esattamente una macchina, Steve» spiegò Eddie, il sorriso sempre sulle labbra e gli occhi brillanti di un entusiasmo che non riuscivo a ignorare. «E non è esattamente mia, ma... uh, andrà bene,» concluse con una nota di esitazione. Potevo intuire cosa stesse suggerendo, e non ero sicura di sentirmi a mio agio al riguardo. Ma in fondo, non era un vero e proprio furto, era più un prestito non autorizzato. E, considerando la situazione, era l’unica opzione che avevamo.
     «Hey, Max, hai un passamontagna o una bandana, o qualcosa del genere?» chiese Eddie, interrompendo i miei pensieri. Max lo guardò perplessa, poi si ricordò di avere qualcosa che potesse funzionare.
      E così ci ritrovammo a correre nel parcheggio delle roulotte. Era un luogo caotico e trascurato, con veicoli parcheggiati in modo disordinato e erba alta che cresceva tra le crepe dell’asfalto. Le roulotte stesse erano in condizioni variabili, alcune in pessimo stato, altre relativamente ben tenute, ma tutte con un’aria di stanchezza e abbandono.
      Eddie, con la maschera di Michael Myers che gli copriva il volto, era un’ombra inquietante e comica tra i mezzi e i rifiuti sparsi. Io, avevo il suo fazzoletto sul viso e mi sentivo come un ladro in fuga. Gli altri ci seguivamo e cercavamo di muoverci silenziosamente per passare inosservati.
      Arrivammo finalmente al camper che Eddie aveva adocchiato. Era un veicolo grande e consumato, con il rivestimento esterno screpolato dal tempo e dalla ruggine. Due persone, probabilmente i proprietari, stavano mangiando all’aperto, accoccolate vicino a un tavolino da campeggio, ignorando il caos che si stava per scatenare intorno a loro. Le loro risate e le conversazioni tranquille erano un contrasto stridente con la nostra missione furtiva.
      Eddie, con la grazia di un ladro notturno, aprì il finestrino sul lato opposto alla coppia e saltò dentro. Il camper all’interno era un disastro di cose accumulate: riviste vecchie, sacchetti di plastica e oggetti che avevano visto giorni migliori. Mi tese le mani e, con l’aiuto di Steve, fui sollevata e fatta entrare. La stessa procedura fu seguita per Erica e Nancy, mentre gli altri riuscirono a entrare da soli. Max necessitò di assistenza da Lucas, che la sollevò con uno sforzo calmo e deciso.
     «Stavo soffocando!» esclamò Eddie, togliendosi la maschera con un sospiro di sollievo. Io gli restituii il fazzoletto, e il contatto tra le nostre mani fu rapido ma mi provocò comunque una leggera accelerazione del battito. «Grazie» disse con un occhiolino. Io sorrisi, il calore del suo sguardo mi fece arrossire.
     Steve e io lo seguimmo nella parte anteriore del camper. La cabina di guida era un miscuglio di polvere e strumenti obsoleti, con un volante consumato e sedili sdruciti. Eddie cominciò a maneggiare i cavi dell’auto, tagliandoli con un paio di piccole cesoie. Ogni movimento era preciso, come se avesse fatto questo mille volte. Le sue mani si muovevano con una destrezza che parlava di esperienza.
    «Dove hai imparato a fare tutto questo?» chiese Steve, osservando attentamente. Io ero dietro di lui, le mani appoggiate sulle sue spalle per cercare di vedere meglio. Eddie ci guardò male per un attimo e, ricordandomi della conversazione che aveva avuto con Steve nel Sottosopra, gliele tolsi immediatamente per sporgermi di lato.
    «Beh...» iniziò a spiegare, mettendosi le cesoie in bocca mentre parlava. «Gli altri padri insegnano ai loro figli a pescare o a giocare a palla. Ma il mio vecchio mi ha insegnato a collegare cavi.» La rabbia e la tristezza erano esplicite nella sua voce, le sue parole portavano il peso di anni di rimpianti. «Avevo giurato a me stesso che non sarei diventato come lui, ma guarda dove sono finito. Ricercato per omicidio e, ora, per furto. Non sono tanto diverso dal padre che tanto odiavo.»
      Le sue parole colpirono profondamente. Avrei voluto consolarlo, ma fu Robin a intervenire per prima, arrivando da dietro e poggiandomi le mani sulle spalle per frenarsi. «Eddie, non mi tranquillizza affatto l’idea che sia tu a guidare» disse con tono scherzosa, ma anche preoccupato.
      Lui si lasciò scappare un piccolo sorriso e rispose. «Faccio solo partire il catorcio.» Si voltò verso Steve con un’espressione di sfida. «Poi ci pensa Harrington. Vero, bambinone?» Gli fece l’occhiolino, il sorriso contagioso illuminava di nuovo il suo volto. «Ma che cavolo!» dissi, ridendo nervosamente, mentre gli altri lo guardavano con uno sguardo confuso.
      Alla fine riuscì ad avviare il camper, e con Steve al volante, ci mettemmo in movimento. Anche se un camper è un po' diverso da un’auto normale, Steve si destreggiò piuttosto bene. Il motore ruggiva con una potenza inaspettata, e la musica che si accese improvvisamente dava un tocco di normalità al caos che stava accadendo. Quando il veicolo iniziò a muoversi, i proprietari iniziarono a battere sui finestrini e a urlare con espressioni di shock e rabbia.
     «Parti! Steve, vai!» urlò Dustin, mentre Steve già accelerava. «Aggrappatevi a qualcosa!» gridò il ragazzo.
      Non ebbi tempo di trovare un punto d’appoggio prima che Steve prendesse una curva brusca, e finii sopra Eddie, facendolo cadere su uno dei divanetti. Atterrai sulle sue cosce, il mio corpo pesava su di lui, e mi afferrò con forza alla vita, cercando di evitare che precipitassi a terra.
      Il camper oscillava e vibrava con ogni curva, e il rumore dei motori e delle urla dei proprietari, che ci correvano dietro, si mescolava in un caos quasi surreale.
     Mentre cercavo di riprendere l’equilibrio, riuscii ad aggrapparmi a una delle grate dei finestrini con una mano e a scivolare indietro, sistemandomi sul divanetto. Le mie gambe rimasero appoggiate a quelle di Eddie, e il suo braccio continuava a circondarmi, proteggendomi dalla caduta. Lui non sembrava per niente turbato da quel caos, anzi sembrava divertito, e ad ogni dosso che Steve non riusciva a evitare ciondolava la testa come se stesse rockeggiando.
      Dalla finestra, i proprietari del camper urlavano e imprecavano, i loro volti increspati dalla furia. Li osservai mentre il camper accelerava, era quasi surreale vedere la loro reazione mentre ci allontanavamo, come se tutto fosse stato un brutto sogno per loro.
      Con il camper che finalmente prendeva una direzione più stabile, Eddie e io restammo fermi in quella posizione, lui si spostò leggermente per mettersi più comodo, senza staccare il braccio dalla mia vita. Il rumore della strada e il ronzio del motore sembravano lontani, mentre cercavo di rilassarmi, consapevole che, per quanto tumultuoso fosse stato il momento, eravamo insieme in questa follia.

{...}

      Quando finalmente arrivammo davanti al grande cartello con scritto “WAR ZONE” in maiuscolo, Max, l’unica dei più giovani che poteva effettivamente essere vista in giro, siccome Dustin e Lucas, in quanto amici di Eddie potevano essere riconosciuti da qualcuno, era seduta davanti come palo, sul sedile del passeggero, con Lucas e Dustin nascosti dietro di lei.
      Il posto era un luogo abbastanza squallido, anche se era visibile in lontananza, un'enorme struttura con un'insegna luminosa. Era molto affollato a causa dei recenti avvenimenti, dato che tutti erano in agitazione. Il che ci metteva ulteriormente in pericolo.
      Eddie ed io eravamo sul retro del camper, con le tende chiuse per evitare di essere notati. Steve, Robin, Nancy ed Erica erano incaricati di procurarsi le armi. «Fate in fretta!» dissi a Robin, che fu l’ultima a uscire. Lei annuì e scomparve all’interno del negozio. Ora non ci restava che aspettare.
     «Nina...» sussurrò Eddie, attirando la mia attenzione. «Possiamo parlare un momento?» chiese. Ero confusa e sorpresa dalla sua richiesta, ma eravamo praticamente da soli, con gli altri lontani e immersi nelle loro chiacchiere. A quanto pare anche Max e Lucas avevano qualcosa da dirsi, mentre Dustin sembrava assorto nei suoi pensieri.

      «Certo. Dimmi tutto.»

Outsiders - Eddie MunsonWhere stories live. Discover now