08. Scarface, Baby

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"The eyes, chico. They never lie."

Da piccola in salotto avevamo una piccola televisione che trasmetteva solo pochi programmi

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Da piccola in salotto avevamo una piccola televisione che trasmetteva solo pochi programmi. Ricordo che ogni venerdì sera, dopo che mio padre era ormai già crollato, su uno di questi canali andava sempre in onda qualche film che poi è rimasto nella storia del cinema. Una di quelle sere andò in onda Scarface, sicuramente un po' troppo cruento per una bambina di appena dieci anni, ma io ne rimasi completamente ammaliata. Rimasi incollata allo schermo fino alla fine del film. Nel corso degli anni l'avevo rivisto così tante volte che ormai ne sapevo le battute a memoria.

Per questo quell'anno decisi di travestirmi da Elvira Hancock, l'amata di Tony Montana. Nonostante fossero passati più di vent'anni, la scena del loro primo incontro era rimasta iconica.

Avevo raccolto i capelli e li avevo nascosti sotto una parrucca bionda con lo stesso taglio del film, un caschetto che arrivava poco sopra le spalle e una frangetta ben pettinata. Avevo trovato anche la copia sputata del vestito originale. L'abito era verde smeraldo, leggermente tendente al blu, la scollatura profonda arrivava quasi fin sotto ai seni, le spalle erano completamente scoperte tranne per due spalline sottilissime fatte di brillanti che sul retro si incrociavano e lasciavano la schiena scoperta fin poco sopra ai glutei. Per concludere il quadretto il vestito arrivava fino alle caviglie dove iniziavano i laccetti dei tacchi argentati che indossavo e la gamba destra era completamente esposta grazie allo spacco molto profondo.

Sciolsi l'abbraccio ma tenni le mani sulle sue spalle per guardarlo bene da testa a piedi, non era mai cambiato, era sempre lo stesso ragazzino scaltro e gentile che avevo conosciuto quand'ero bambina.

«Vo chto ty odet, blondin?» Chiese facendo lo stesso. Il suo accento si faceva sentire ancora di più quando mi parlava in russo, nonché la sua lingua madre, era stato proprio lui a insegnarmela.

«No kak, razve ty ne vidish'?» Mi finsi offesa staccandomi definitivamente da lui, misi le mani sui fianchi e alzai scioccata le sopracciglia.

«Non lo so... Marilyn Monroe?» Disse poco convinto passandosi una mano tra i ciuffi biondicci spettinati, in risposta sgranai gli occhi e scoppiai a ridere. Sorrise anche lui e aprì la bocca per dire altro prima che uno dei suoi uomini si avvicinasse e gli sussurrò qualcosa all'orecchio. Il suo sorriso scomparve lentamente, ma non si allarmò. Niente di grave.

«Torno dopo, non sono capaci di fare niente senza il mio aiuto.» Fece un'occhiolino giocoso sorridendo, si alzò definitivamente dallo sgabello su cui era seduto e mi lasciò un bacio sulla guancia. Fissai la sua figura slanciata mentre si faceva spazio tra le persone fin quando non scomparì dalla mia visuale e io non fui girata nella completa opposta direzione rispetto a dove guardavo mentre stavamo parlando.

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