Capitolo 16 - Famiglie

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Dopo aver mangiato, mi ritrovo con Ron nel dormitorio. Arin era andata a vedere se ci permettevano di visitare Anton. Volevo andare con lei ma avevo bisogno di un attimo di riposo, come consigliato da Mindy.

Sono distesa sul mio letto, a schiena in giù, lo sguardo rivolto verso il soffitto, concentrato su un punto impreciso del cemento. Ron assume la mia stessa posizione, con un braccio portato dietro la testa. Siamo in silenzio. Oggi pomeriggio saremo dovuti tornare in palestra per altre due ore d'allenamento, ma io non ne volevo proprio sapere. Quello che volevo era restare in questo letto per minimo una settimana.

Quando ero tra i Pacifici, appena uno di noi cominciava a stancarsi per qualche tipo di lavoro, veniva soccorso da altri, che prendevano il suo posto. Qui, sembra che succeda il contrario: non ti soccorrono fin quando non arrivi sul punto di rottura di tutte le tue forze. Si preoccupano, al massimo, se stai per morire.

Dovrò abituarmici penso; ho scelto gli Intrepidi e ora ne pago le conseguenze.

«Non ti batterai contro Kayla» dice Ron, interrompendo i miei pensieri. Mi volto verso di lui, alzando le sopracciglia. Lui sorride: «Okay, ma Mindy non può essere così crudele» mi fa notare.

Io sospiro ritornando a puntare lo sguardo sul soffitto: «Tu dici? A me sembrava sincera. E poi, mi batterò con lei comunque. Meglio adesso che poi» gli spiego. Anche se non sono poi tanto convinta di ciò che ho detto. Ritardando il combattimento con sua sorella, avrei avuto più tempo per imparare le tecniche di attacco.

«Attenta alle sue mosse furbe» afferma Ron, guardando anch'egli il soffitto. Mi volto verso di lui. Lui segue il mio esempio: «Lei è tante cose, ma soprattutto furba» dice.

Mi limito ad annuire.

«Perché vi odiate?» gli chiedo.

Lui scoppia in una breve risata: «Noi non ci odiamo! Semplicemente siamo molto diversi, e questo ci mette in contrasto su molte cose»

Lo continuo a fissare.

«Come mai fate assieme l'iniziazione?» domando, incuriosita. Lui, intanto, comincia a giocherellare con una ciocca di capelli, neri come quelli di sua sorella; «Siamo gemelli» dice. Vorrei quasi ridere, ma riesco a trattenermi. Normalmente i gemelli sono più uniti rispetto a normali fratelli. Sono più simili, ma questo caso mi ha fatto cambiare idea su tutto.

«Chi è il primo?» domando, con la mia solita dose di curiosità; «Sono più piccolo di undici minuti. Che maledetto peccato» mi informa, dispiaciuto, come se quegli undici minuti fossero il suo più grande dispiacere.

«Tu hai fratelli?» mi domanda. Deglutisco e decido di parlargliene: lui è il primo di cui mi fiderei, dopo Anton, in questa nuova Fazione. «Una sorella» lo informo; «Di sei anni più grande»

Lui si morde il labbro e continua con, stavolta, il suo turno di domande: «Era dispiaciuta del fatto che te ne sei andata?»

Sorrido leggermente. Non avevo più visto Josette dal suo giorno della Cerimonia della Scelta. Nel Giorno delle Visite, i miei genitori non hanno voluto saperne. Anche se non ne comprendevo il motivo: aveva fatto la sua scelta e avevamo il dovere di rispettarla; «Non ne ho idea. Lei è un'Erudita ora» dico, pronunciando la penultima parola con un mezzo tono di disgusto. Fa che non l'abbia notato, spero.

Il mio rapporto con mia sorella è - o meglio, era - di certo migliore di quello che vedo che ha Ron con Kayla.

«E i tuoi genitori?»

Genitori. Non parlavo di loro da così tanto tempo; «Sono Esclusi»

Odiavo parlarne e gli altri Pacifici lo sapevano. Per questo non me lo domandavano. Ma qui, gli Intrepidi come potevano saperlo? Sul volto di Ron si dipinge un espressione sorpresa, dispiaciuta e gentile. Allungo un mezzo sorriso.

«Come mai?» mi chiede. Volevo non facesse quella domanda. Non sapevo neanche la risposta. Gli altri Pacifici non hanno fatto altro che raccontarmi bugie su come se ne sono andati. Io, allora, ero ancora piccola per poter smentire ciò che dicevano: «Ti sembrerà strano ma, non ne ho idea» dico.

Ron si alza e allunga la mano verso di me. Gli do la mia e lui, con facilità, mi tira su.

«Andiamoci a fare un giro. Arin si sarà persa per andare a trovare Anton» mi dice, strappandomi un sorriso. Ci dirigiamo al Pozzo, dal quale si aprono diverse vie. Imbocchiamo quella per raggiungere l'infermeria.

«Sai, Arin si è innamorata del tuo amico, mi sa» mi confessa. Io lo guardo, mentre sorride; «Non scherzo, sai?» mi avvisa. Arin ed Anton? Se a quest'ultimo andava bene, non potevo che non augurargli un felice amore adolescenziale.

Raggiungiamo l'infermeria. Nessun Intrepido e sulla soglia a fermarci. Entriamo in una stanza, dove ritroviamo Anton sul letto, seduto, visibilmente ripresosi dal combattimento di stamattina, e Arin, seduta accanto ad Anton con, a mano, carte da gioco.

«Grazie per averci avvisato, eh?» dice Ron, rivolgendosi, chiaramente, ad Arin. Lei si volta verso di lui mostrandogli la lingua. Anton mi guarda, con in volto stampato un grosso sorriso. Mi avvicino a lui, portandogli le braccia al collo. Lui ricambia.

«Che fate?» domando.

«Gli ho raccontato dello sfortunato fatto che devi scontrarti contro Kayla» mi risponde Arin, mostrandomi un segno di compassione. Sospiro.

«Già. Ti prego, fa finta di sentirti male altrimenti finisci qua come me» s'intromette Anton, spostando lo sguardo su Ron, il quale quest'ultimo gli dona un occhiolino. Sorrido, anche se una parte di me, prega di piangere per la sicura sconfitta contro la sorella del mio nuovo amico.

«Quando potrai uscire da qui? gli domando. Anton stringe le spalle: «Stasera potrei già tornare tra voi!» afferma. Mordo il labbro e, contemporaneamente, sorrido: «Ok, ora dobbiamo tornare in palestra» dico, con voce stanca e, in un certo senso, anche spaventata. Mindy potrà anche aver scherzato e quindi non mi batterò con Kayla. Oppure sarà stata del tutto sincera e, stasera, prenderò il posto di Anton sul letto d'infermeria.

«Già, Arin. In palestra» dice Ron, schiarendo particolarmente queste ultime due parole. Lei abbandona il letto e saluta Anton.

Assieme, ci allontaniamo per raggiungere la palestra. Comincio a tremare, ma tutti i piccoli movimenti che percorrono tutto il corpo, si fermano nel momento in cui Ron mi prende per mano. La considero una semplice tenuta per mano, come fanno due amici, ma Arin sembra pensare qualcos'altro, facendosi scappare un sorrisetto compiaciuto.

Sospiro e sorrido anch'io.


The Divergent Series: By Tess - DivergentDove le storie prendono vita. Scoprilo ora