Capitolo 9 - Treno

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Esultanze, da parte degli Intrepidi, riempiono la sala. Mi ritrovo immersa tra gli applausi, i fischi e le grida di orgoglio e gioia da parte dei membri per una nuova promessa. Anton si avvicina verso di noi, sorridendo. Tutti gli regalano pacche sulle spalle e sulla schiena, potenti strette di mano e commenti di congratulo. Si avvicina verso di me e io non posso far altro che sorridergli mentre lo stringo tra le braccia. Non smette di ridere, come se quello che ha appena compiuto sia stato un atto comico. Mi rendo conto che mai come prima mi sono sentita così libera e felice, neanche in quella che doveva essere la Fazione in cui queste sensazioni erano le più percepibili. Ho gli occhi lucidi, ma non vorrei piangere, anche se per gioia, soprattutto adesso che mi trovo nella Fazione in cui questo sarà praticamente proibito.

Tolgo lentamente le braccia dal collo di Anton, che non ha ancora fatto sparire quel suo sorriso che rendeva fin da piccola ogni momento divertente ed emozionante. Sinceramente, anche se ero inizialmente sorpresa della sua scelta, adesso mi rendo conto che lui ha sempre avuto tutte le potenzialità per poter diventare un Intrepido. Chissà cosa pensa di me. Ha sempre saputo che i Pacifici non erano il mio mondo ma passare dalla gente gentile e pacata a quella coraggiosa e, in un certo senso, pazza, è un gran bel cambiamento.

Vorrei parlargli ma non credo che ora, mentre gli Intrepidi urlano e, di conseguenza, Janine cerca di ristabilire l'ordine, lui possa capire qualcosa di ciò che dico. Ed inoltre, non saprei da dove cominciare. Lancio un'occhiata nella direzione di Nancy, mentre lei ci guarda con espressione vacua. Chissà a cosa sta pensando. Decido di sorriderle sperando che lei giunga alla stessa conclusione in cui ero giunta io quando lei mi aveva sorriso appena aveva scelto gli Eruditi. Però, lei sembra non cambiare espressione: i suoi occhi ambrati immobili e vacui; le sue labbra semi chiuse; neanche le scosse di tremori che percorrevano fino a poco fa il suo corpo erano cessate. Il mio sorriso scompare, sostituito da uno leggero e appena visibile. Vorrei augurarle gioia e felicità nella sua nuova Fazione, ma dubito che questo sia il momento in cui sia possibile.

Finalmente, la Cerimonia volge al termine e, mentre le altre Fazioni giungono lentamente agli ascensori, noi Intrepidi cominciamo la corsa verso le scale. Alcuni saltano, fanno capriole e altri addirittura cadono nel tentativo di fare qualche folle acrobazia. Si sentono grida, risate e schiamazzi. Non c'è un solo Intrepido che non fa una di queste azioni. Io appartengo al gruppo delle risate, assieme ad Anton. Tutto intorno a me sembra un mondo nuovo, diverso da quello in cui vivevo fino a pochi minuti fa, estremamente ricco di eccitazione ed adrenalina che in questo momento mi elettrizzano il corpo.

Dopo aver corso per tutti i gradini dei - ormai non ricordo quanti - piani, usciamo dall'edificio dell'Area Centrale. Ho il fiatone e cerco di ristabilizzare il normale battito cardiaco nel tentativo di sentirmi meno stanca, ma non ne trovo il tempo. Tutti gli Intrepidi riprendono la corsa dirigendosi verso i binari in cui tra pochi minuti sarebbe passato il treno. Dovremmo saltarci su, mi indica una voce nella mente. Anton non smette di sorridere e, a mio contrario, non sembra essere esausto della corsa.

Arriviamo ai binari. Il treno non lo si vede ancora ma molti Intrepidi lasciano intendere che non manca molto perché arrivi. Anton sembra finalmente mostrare qualche sintomo di stanchezza, poggiando le mani sulle ginocchia. «È da pazzi!» esclama, quasi, in un grido. È davvero felice e non penso di averlo mai visto nelle condizioni in cui lo vedo in questo momento: i suoi capelli biondi cadono, bagnati dal sudore, sulla sua fronte, anch'essa imperlata di goccioline. Il sorriso stampato in faccia non lo ha mai abbandonato da quando lui ha fatto colare il suo sangue nella coppa degli Intrepidi.

«Noi siamo pazzi!» ribatto, mentre lui annuisce sorridendo e riprendendo fiato. Intorno a me, gli altri Intrepidi sono già pronti per saltare sul treno mentre tutti gli iniziati trasfazione hanno dipinto in faccia un espressione esausta, che prega per una pausa.

Il treno sbuca dalla curva e tutti si preparano. Prendo la mano di Anton e ci dirigiamo verso i binari. Appena il primo vagone mi attraversa di fronte, comincio a correre. Sono costretta ad abbandonare la calda e sudata mano di Anton per avere una possibilità in più per poter salire sul vagone. Ti prego, riesci a salire, mi dice la parte di me che sa che appena salita su riprenderò fiato. Afferro la maniglia del portellone e con tutte le forze che posseggo mi tiro all'interno della carrozza. Appena mi trovo stabile sul pavimento, corro per dare una mano ad Anton rendendomi, però, conto che lui non ne ha bisogno; con un'elegante movimento di corpo e braccia si tira su con una leggerezza tale che se io non fossi salita prima di lui avrei pensato che salire su un treno non era poi così difficile.

Mi sporgo oltre il portellone, tenendo saldamente le mani serrate attorno alla lastra di ferro alla mia destra, per essere certa che nessuno sia rimasto indietro ma, fortunatamente, tutti, persino gli iniziati trasfazione, sono riusciti a salire sul treno.

Faccio un sospiro. Ne faccio due. Sono davvero riuscita a salire su un treno in corsa. Sorrido, mentre scivolo contro la parete arrivando a terra, al fianco di Anton: «C'è l'abbiamo fatta!»



The Divergent Series: By Tess - DivergentDove le storie prendono vita. Scoprilo ora