Capitolo 19 - Lo Strapiombo

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Dopo il nostro giro accanto alla recinzione, siamo tornati alla residenza. Era presto, per questo Amar ha deciso che potevamo fare un'ora di combattimento prima del pomeriggio, in cui avremo visto i primi risultati della classifica. Stavolta mi esercitavo con Anton. Ron ed Arin erano al nostro fianco e sembravano professionisti accanto a noi. Ogni quarto d'ora, Mindy chiamava due persone per un corpo a corpo. Nessuno di noi quattro viene chiamato.

Assisto all'ultimo di questi, dove si scontrano il corpulento - che scopro si chiama Hans - e una ragazza grande quasi quanto lui. L'esito finale è quello che mi aspettavo: Hans batte la ragazza, nonostante quest'ultima abbia combattuto piuttosto bene.

Dopo che Mindy ci congeda, torniamo tutti assieme ai dormitori, per una doccia prima di pranzo. Decidiamo di prendere un panino veloce e dirigerci accanto allo Strapiombo, per mangiare in un modo diverso dal solito. La Mensa è gremita di Intrepidi e, in un certo senso, andare a mangiare vicino allo Strapiombo non sembra più una cattiva idea. Dopo una fila che sembrava interminabile, riusciamo a prendere dei panini con all'interno qualcosa di piccante. Arin dice che è buonissimo, anche se io non ho mai provato la sensazione di avere le fiamme in gola.

Lo Strapiombo adesso è un luogo tranquillo e silenzioso. Gli unici suoni che si odono sono quello dell'acqua che s'infrange sulle rocce e quello dei nostri passi sul cemento umido. Ci sediamo, uno seguito dall'altro, sul bordo dello Strapiombo, in bilico tra pavimento e vuoto.

Cercavo di non guardare il fondo perché, solo facendolo, immaginavo il mio corpo distruggersi in mille pezzi tra le affilate rocce e portato via dall'acqua. Bella immaginazione.

Siamo tutti piuttosto tranquilli: Anton, accanto a me, mangia il suo panino con calma; Ron, al suo fianco, guarda il fondo dello Strapiombo, mentre prende alcune briciole di pane, divertendosi a lanciarle nel vuoto; Arin scuote la testa come reazione alle azioni di Ron. Io, ad ogni morso, faccio una smorfia; la salsa piccante spalmata su una metà del panino rende la mia gola un forno e sembra che gli altri ingredienti all'interno del pane mi si sciolgano appena arrivano sul punto che mi brucia. Dopo diversi morsi, sono costretta a consegnare il panino ad Anton, che sembra piuttosto contento di riceverlo.

Quando abbiamo finito, restiamo lì. Gli allenamenti sarebbero cominciati tra un'ora, quindi avevamo abbastanza tempo per fare qualcosa che volevamo.

«Amar ha detto che la gente cade da qui. Per gioco, ma anche per suicidio penso» ricordo agli altri.

Arin annuisce: «Non ti sbagli»

Dopodichè, porta lo sguardo sul fondo dell'apertura profonda.

«Vi immaginate la sensazione di venire squarciati dalle rocce?» ci induce a immaginare Ron, sarcastico. Arin lo guarda, incenerendolo con lo sguardo. Anton emette un sospiro profondo.

«Una vostra paura?» comincia Arin. Perchè doveva parlare proprio di questo? Mi sporgo verso di lei, mentre stringe le spalle

«Che c'è?» dice; «É per far qualcosa!»

Sospiro e comincio a pensare. Non avevo mai prestato particolare attenzione ai miei timori. Ai tempi dei Pacifici, pensieri infelici volevano significare qualcosa che non andava bene, dato che tutti i componenti alla Fazione non pensavano minimamente a esempi tristi, che dunque portavano il malumore.

Arin prende a parlare: «Io ho paura delle lame» confessa. Potevo anche comprenderne l'origine: la cicatrice che le tagliava diagonalmente la guancia destra era stata sicuramente procurata da un'arma da taglio. Sarei stata curiosa di sapere come se lo sia fatto.

«La mia sembra piuttosto evidente» afferma Ron. Gli aghi. Ormai era facile arrivarci. Ricordo la paura, il terrore che dipingeva il suo volto quando Tori gli stava avvicinando l'ago per il tatuaggio. Chissà perché ne aveva una paura tale.

The Divergent Series: By Tess - DivergentWhere stories live. Discover now