Capitolo 7 - La Cerimonia della Scelta: Prima Parte

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La notte sogno. Sono in camera mia. Ho dieci anni ed è il giorno della Cerimonia della Scelta di mia sorella maggiore, Josette. Lei è accanto a me. I suoi lunghi capelli castani le cadono sulle clavicole e mi sfiorano il viso, provocandomi un leggero solletico. Apro le palpebre, sorridendole. Vorrei restare a letto ma so di dovermi godere queste poche ore prima di dirigerci nell'Area Comune in cui lei compirà la sua scelta.

«Ti prego, dimmi quale sarà» le supplico, mentre lei si alza lentamente levandomi la coperta di lana fatta a mano. Mi osserva con i suoi grandi occhi castani, come i miei. Il sole mattutino li rende di un particolare ambrato.

«Che cosa?» dice con la sua solita voce pacata, fingendo di non sapere di cosa io stia parlando per non accennare nulla riguardo al risultato del test attitudinale e alla consecutiva scelta che farà quest'oggi. Io inarco un sopracciglio, per farle capire le mie intenzioni, così lei annuisce: «Non manca molto perché tu la sappia» annuncia per poi farmi un simpatico occhiolino. Io mi alzo e, strisciando i piedi sul legno del pavimento, arrivo in bagno. Come fa sempre prima di una cerimonia importante, Josette mi pettina i capelli raccogliendoli in una treccia ordinata che io altrimenti non riuscirei a realizzare.

«Voglio che tu resti vicina a me per tutto il tempo, prima che io mi alzi per la mia scelta» stavolta, la sua voce è seria e, non so il perché, mi rendo conto che i momenti che adesso stiamo passando assieme, saranno gli ultimi; lei non resterà tra i Pacifici.

Mi sveglio. Il sole mi abbraccia con i suoi timidi raggi mentre io mi alzo con tutta la calma che riesco a trovare. Mi dirigo in bagno e, come nel solito rituale di mia sorella, che io non ho abbandonato, raccolgo i miei capelli in una treccia. Sono costretta ad alzarmi sulle punte dei piedi per vedermi allo specchio. Dopo aver rimesso in ordine le poche ciocche rimaste in disordine, mi dirigo all'armadio, cacciando abiti da Pacifica. Appena indossati, e quindi, pronta per abbandonare la mia camera - a cui non farò più ritorno - mi volto dandole un'ultima occhiata: i due letti semplici e colorati in giallo, rosso e arancio, i due comodini in legno di quercia, il pavimento di sequoia, che alle volte detestavo, di notte, quando cercavo invano di alzarmi di nascosto, attirando, però, sempre l'attenzione di mia sorella con i continui scricchioliì al di sotto dei miei piedi; il bagno con il tanto odioso specchio posizionato troppo in alto secondo la mia bassa statura; la finestra che si affaccia ai campi di mele. Le lacrime cominciano a salirmi agli occhi, ma io le ricaccio indietro.

Non posso e non devo piangere.

Varco la soglia e chiudo dietro le mie spalle la porta della mia camera. Appena uscita, mi ritrovo nell'Area Comune del dormitorio dei Pacifici. Il silenzio è assordante. Esco dal dormitorio e raggiungo Anton e Nancy - la cui quest'ultima era stata avvisata da me la sera precedente all'insaputa di Anton.

Avevo dato appuntamento ad entrambi alla fermata dell'autobus ed infatti sono lì. Non sembrano covare quell'odio di ieri e avvicinandomi faccio un sospiro di sollievo. Vorrei congratularmi con loro del grande passo in avanti che hanno fatto ma preferisco non ricordare loro di quello che è accaduto. L'autobus raggiunge la fermata e noi, con altri numerosi Pacifici chiassosi, saliamo sul mezzo. Dopo mezz'ora raggiungiamo l'Area Comune. Scendendo, non posso non notare il grande edificio, l'unico che raggruppava tutte le Fazioni in un solo punto.

«Bene, il grande giorno è arrivato» annuncia Anton. Sembra essere del suo solito umore, come se niente lo preoccupasse, mentre lo stato nervoso di Nancy lo si è percepito a prima vista. Varchiamo la grande soglia della sala dove si terrà la Cerimonia della Scelta. Intravedo le cinque coppe in cui, in una di esse, verseró il mio sangue. Ancora non so cosa fare quando il mio nome verrà chiamato. La mia scelta sarà, comunque, tra due Fazioni: Abneganti ed Intrepidi. Ci accomodiamo nell'area destinata ai Pacifici e aspettiamo in silenzio l'inizio della cerimonia mentre, tutt'intorno, un vociare continuo riempie la sala. Sono accomodata tra Anton e Nancy. Il primo sembra tranquillo, come se fosse certo della scelta che compirà; la seconda, invece, è piuttosto nervosa e impaurita. Ed io non posso che capirla. Sapevo che il tutto era per la rivelazione della sua Divergenza e della preoccupazione riguardo a ciò che tutta la società voleva fare a lei e a persone con la sua stessa caratteristica. Eppure, sapevo che, se avesse optato per la scelta che le ritenevo ovvia, Nancy sarebbe stata protetta e nascosta dai Pacifici da occhi indiscreti.

Infine, c'ero io. Io che non avevo la più pallida idea contro cosa andare. Abneganti o Intrepidi? Questa domanda la ripetevo infinite volte nella mia mente, cercando di risponderle. Immaginavo già di trovarmi a fine giornata, solo che non sapevo dove: in una casa spoglia e triste degli Abneganti, o su un treno in corsa verso la Residenza degli Intrepidi?

Finalmente una voce raccoglie il silenzio dei presenti. Janine Matthews, la capofazione degli Eruditi, prende il microfono e ne tasta il funzionamento. Dopodiché, si schiarisce la gola e presenta a tutti la storia delle Fazioni: «Dopo la conclusione del grande conflitto di cui i nostri antenati fecero parte, questi ultimi idearono la comunità di Chicago e trovarono opportuno divederla in Fazioni, ognuna con personalità diverse ma indispensabili per mantenerci in vita: Eruditi, Candidi, Intrepidi, Abneganti e Pacifici. Gli antenati erano convinti che la mancanza di una di queste Fazioni avrebbe portato la città allo sfascio e al caos, così si decise di preservarle, sino a renderle intoccabili.»

Io non presto attenzione alla voce della donna. Sono ancora confusa riguardo alla mia scelta.

Vivrò tra persone che si aiutano a vicenda, o tra persone che non fanno altro che sfidare la morte?

Concludo con l'idea che affronterò la mia decisione solo quando, effettivamente, mi troverò dinanzi alle coppe, in procinto di far colare il mio sangue nella prescelta.

Il nome di Nancy viene chiamato.

Io ed Anton ci irrigidiamo e i nostri sguardi si posano sul suo che sembra sul punto di cadere in confusione mentale. Si alza, apparentemente tranquilla, anche se riesco a notare il suo tremolìo. Raggiunge le cinque coppe e, con determinazione, prende il pugnale tagliandosi il palmo della mano. É di spalle, ma riesco a capire che il suo sguardo danza tra la coppa di terra dei Pacifici e tra quella d'acqua degli Eruditi.

Alla fine allunga il braccio e il suo sangue cola: è un'Erudita.



The Divergent Series: By Tess - DivergentDove le storie prendono vita. Scoprilo ora