20. Shᥲrᥱd ρᥲιᥒs

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⚠️ ATTENZIONE ⚠️

Prima di iniziare con la lettura del capitolo vi chiedo gentilmente di riempire la stellina che trovate in fondo a sinistra.
So che molti di voi sono lettori silenziosi e neanche ci prestano attenzione ma per noi autrici è molto importante così come lo sono i commenti, non solo perché ci aiutano a capire quanti di voi sono coinvolti ma anche per sapere cosa ne pensate di ciò che scriviamo.
Banalmente, anche se non molto, è anche un modo per gratificarci e soprattutto per farci capire che il nostro duro lavoro e il nostro tempo, non sono vani.
Ora vi lascio alla lettura del capitolo.

Sempre ed immensamente vostra, Marty ♥️

Ivy
🫐

Sbattei le palpebre più volte nel vano tentativo di abituare i miei occhi alle immagini sfocate attorno a me.

Davanti ai miei occhi una sagoma sfocata torreggiava sul mio corpo stanco, indebolito dalla paura, riversato a terra da chissà quanto tempo.

Le tempie mi pulsavano come una ferita che mi aveva appena lacerato la carne.

Sentii i polmoni pizzicare e riuscii a percepirli persino stanchi.  

Sbattei le palpebre più e più volte, confusa e intontita da quel bigliettino che continuavo a rileggere in loop dentro la mia testa.

L'immagine del clown e il nome del bambino continuavano a ronzarmi nella mente suscitandomi un vortice di sensazioni ed emozioni nauseanti.

Avevo la testa pesante e una serie di fitte mi trapassarono il cervello come se mi stessero trapanando il cranio.

I raggi del sole mi sbatterono violentemente sul viso costringendomi a strizzare gli occhi per evitare di esserne accecata.

«Ragazzina?»

Le mi spalle vennero percosse con forza, mentre una voce maschile, a me sconosciuta, richiamava a gran voce le mie attenzioni.

Lentamente aprii gli occhi e trovai quelli nocciola di un estraneo che mi fissavano confusi e quasi infastiditi.

Il ragazzo era piegato sulle ginocchia. I jeans neri strappati, aderivano alle cosce muscolose mentre la camicia a quadri nera e rossa che teneva legata in vita sfiorava l'asfalto bollente.

«Sei sorda?» Domandò senza il minimo tatto. «O muta?» Continuò inarcando il sopracciglio adornato dal cerchietto proprio sul punto in cui mi parve avere una cicatrice.

Rimasi in silenzio ma in tutta risposta, con quel poco di forza che avevo racimolato, gli pizzicai il braccio muscoloso e tatuato, lanciandogli un'occhiataccia.

Che razza di modi.

«Ma che cazzo fai?» Scattò all'indietro e finendo con il sede a terra. «Non parli però mi dai i pizzichi.» Commentò inacidito, mentre schiocchiava la lingua sul palato.

«Smettila di chiamarmi in questo modo.» Lo ammonii sbascicando.

Presi un respiro profondo e posai la mano sul muro, puntando i piedi sull'asfalto per tirarmi su con tutta la forza che avevo.

Ma non fù una buona idea, anzi. Il senso di nausea prese possesso del mio corpo e le vertigini mi causarono brividi lungo tutto il corpo. Sentii le gambe e le braccia tremare a tal punto da farsi molli e inevitabilmente scivolai in avanti.

«E siamo a due.» Commentò il ragazzo davanti a me, afferrandomi prontamente da sotto le braccia. «Inizio a pensare che tu lo faccia di proposito.» Sbuffò tirandomi su come un sacco di patate.

𝐓𝐄𝐋𝐋 𝐌𝐄 𝐀 𝐒𝐄𝐂𝐑𝐄𝐓Where stories live. Discover now