Capitolo 7 - Lui

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NORA

Il fastidioso suono della sveglia mi fece sbarrare gli occhi di colpo, ricordando al mio cervello che fosse arrivato di nuovo il lunedì. L'odore di festa era ancora impregnato nelle mie narici da sabato sera e, malgrado non avessi bevuto niente di particolare, sentivo ancora addosso i sintomi di una sbornia. Forse perché erano mesi che non partecipavo a una di queste, o forse perché semplicemente non avevo un bel ricordo dell'ultima volta in cui ne avevo preso parte. La Nora di qualche mese fa sarebbe stata davvero orgogliosa di vedermi superare il trauma delle feste, non era affatto da poco per me.

«Ma buongiorno» esordì trionfante Cassie, uscendo dal bagno dopo la sua solita sessione di trucco e parrucco.

«Giorno a te» le risposi finendo di vestirmi. «Oggi fa un caldo assurdo, sembra di essere ancora in estate»

«Oh si, io ho proposto di mettere i condizionatori nelle stanze ma a quanto pare per il preside le attrezzature da laboratorio per le operazioni delle rane hanno la priorità»
Scoppiai in una risata subito dopo aver sentito la sua affermazione e cercai di capire il nesso tra le due cose, tuttavia convenni con il preside che forse la salute delle rane poteva avere la meglio sulla nostra insofferenza al caldo e non riuscii a fare a meno di pensare alla mia Lizzie, mi avrebbe uccisa se mi fossi permessa anche solo di pensare che il condizionatore poteva essere una scelta da prendere in considerazione.
Chissà, se fosse venuta qui magari anche lei avrebbe conosciuto Cassie in qualche modo, pur stando in facoltà diverse. Chissà se le sarebbe stata simpatica. Risi tra me e me ricordandomi quanto in realtà Lizzie odiasse l'intero genere umano, non le andava mai a genio nessuno, diceva che ero stata l'eccezione, che in me aveva visto qualcosa di speciale. Chissà che cosa.

«Ma se rimanessi a letto?» domandai, più a me stessa che a lei. Alzarmi dal letto era senza dubbio l'atto più eroico che compivo nella giornata.

«Sei arrivata di venerdì, hai avuto il fine settimana di mezzo ed è solo il tuo secondo giorno, già sei in questi stato?» chiese ironicamente ridacchiando. Come darle torto, ero schifosamente pigra, quasi me ne vergognavo.

Raccolsi tutte le mie forze e mi trascinai un bagno, quantomeno per vestirmi e, dopo una decina di strilli da parte di Cassie sul fatto che stavamo tardando, riuscimmo ad uscire dalla stanza. Arrivate in mensa salutai con un cenno di capo gli amici della mia coinquilina seduti al tavolo e mi diressi con il vassoio verso le pietanze che mi aspettavano pronte per essere mangiate.

«Se non l'hai ancora assaggiate devi assolutamente provare le ciambelle glassate» mi suggerì una voce, attirando la mia attenzione e facendomi voltare di scatto.

«Ciao Brandon» sorrisi cordialmente al ragazzo in piedi al mio fianco, che mentre parlava con me era intento a riempire il suo bicchiere di succo.

«È andato bene il tuo pranzo di ieri?» chiese «Spero che aver piantato in asso la nostra conversazione ne sia valsa la pena» aggiunse guardandomi negli occhi.

«Se dicessi che ne è valsa la pena ti offenderesti» risposi con fermezza e un pizzico di ironia nella voce.

«Oh andiamo, ti sembro davvero un ragazzo permaloso?» chiese indicando se stesso con il gesto delle mani.

«Non saprei» confessai «Ma so per certo che hai un ego spropositato» gli dissi aggiungendo una risatina alla fine della frase. Era vero che credevo fosse egocentrico, anzi, era più che altro una certezza, lo avrebbe notato chiunque lontano un chilometro, questo non toglieva però che fosse stato gentile con me il giorno prima, perciò non avevo intenzione di finire in una discussione o altro, stavo solo facendo una delle mie solite osservazioni pungenti, nulla di più. Pregai che lo capisse.

L'anagramma del mio nome - IN PAUSADonde viven las historias. Descúbrelo ahora