Prologo

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La fine degli anni del liceo era la boccata d'aria che tutti gli studenti attendevano: avrebbe segnato, almeno in parte, il termine della loro adolescenza, ma sicuramente anche l'inizio della vita nel mondo degli adulti, delle responsabilità e delle occasioni. Il loro passo successivo era il College.

Per Nora quello non era solo il suo ultimo giorno di scuola, quel 10 giugno era anche il giorno del suo diciottesimo compleanno e quella sera, nella villa più grande del quartiere, almeno metà della sua scuola stava attendendo solo che lei soffiasse sulle candeline.
Sentiva che la sua vita stava andando nel verso giusto. Il suo sogno di diventare avvocato era sempre più vivido, avrebbe iniziato presto a prepararsi per i test estivi di ammissione al college: sarebbe andata all'università della Berkley con il suo fidanzato, Aron.

Erano ormai una coppia da un anno e sei mesi, quando lui, la sera della vigilia di Natale aveva trovato il coraggio per dichiararle i suoi sentimenti; da quel momento, la loro storia aveva preso la giusta via e sembrava aver portato un equilibrio nelle loro vite. La facoltà di giurisprudenza era la medesima che sognava anche Aron, difatti il desiderio di fare carriera come importanti avvocati di successo, li accomunava già da due anni. Sarebbero entrati insieme alla Berkley e avrebbero condiviso ogni esperienza futura, come progettavano già da tempo.

L'unica pecca per Nora era il dispiacere di non poter vivere il suo sogno con Lizzie, la sua migliore amica sin dai tempi delle elementari. Lizzie avrebbe scelto di andare alla Columbia University per seguire la carriera nel campo veterinario. Sebbene il pensiero di separarsi scalfì una ferita nel cuore di entrambe, la tristezza iniziale venne spazzata via dalla consapevolezza di essere legate da qualcosa di più grande della distanza. Erano certe che, per nulla al mondo, si sarebbero perse.

Ma Nora non avrebbe mai potuto immaginare che quella notte si sarebbe trasformata nella peggiore della sua vita.

Era passata da poco la mezzanotte quando il centralino della stazione di polizia più grande della Silicon Valley prese a squillare incessantemente: un incidente sulla ventiduesima, un camion per il trasporto di materiale infiammabile aveva travolto una decappottabile con a bordo quattro ragazzi.

Tre morti, un solo sopravvissuto.

Il rumore assordante delle sirene e le luci blu e rosse dell'ambulanza vorticavano mescolandosi nella testa di Nora che, stesa sull'asfalto, riuscì a vedere l'auto prendere fuoco assieme al camion. Fu allora che una lacrima solitaria cadde dal suo occhio sinistro fino a raggiungere il suolo. Il cuore le pulsava nel petto a velocità tale da darle il voltastomaco, un dolore atroce le spezzava il respiro, incastrato tra lo sterno e i polmoni. Le sembrò di essersi dimenticata come prendere aria.

La visione più chiara che ebbe della tragedia fu il corpo della sua migliore amica che bruciava tra le fiamme dell'auto e lei che, inerme, non riuscì a fare nulla per impedirlo. Con le ossa frantumate sul cemento, il sangue che tracciava il contorno del bacino e i graffi sparsi sulle braccia, Nora sentiva tanti rumori attorno, ma le sembrava impossibile sperare di mettere a fuoco anche solo uno di questi.

«Era solo un brutto sogno, solo un brutto sogno» provò a ripetersi. Nessuna parte del suo corpo sembrava più ascoltare i comandi del cervello, si stava spegnendo lentamente sull'asfalto di quella superstrada.

Le sembrò di ripercorrere gli ultimi anni della sua vita come fossero una serie di fotografie posizionate in sequenza, dal primo all'ultimo momento, come se il suo cervello le stesse cercando di dire che quei ricordi fossero l'unica cosa che ormai le restava della sua storia, di ciò che aveva costruito da quando era venuta al mondo fino a quella sera, quando il suo mondo si era arrestato a quell'incrocio, assieme al battito cardiaco delle persone che più amava al mondo.

Aron era steso poco più avanti in una pozza di sangue. Nora non riuscì a capire se fosse vivo o meno, ma non vide il petto di lui alzarsi a ritmo del respiro, ne i suoi occhi aprirsi. Non pensò ad altro, chiuse gli occhi e in pochi istanti perse completamente i sensi.

Come si ricomincia una vita da zero?

L'anagramma del mio nome - IN PAUSAWhere stories live. Discover now