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Angela
Angela non aveva un secondo di esitazione. Camminava veloce, senza emettere rumori ai suoi passi. I capelli neri si mimetizzavano con il buio. Gli occhi azzurri luccicavano alla luce del fuoco della lancia. Sentiva nelle orecchie il rumore dell'acqua vicino a lei, benché le sue amiche non sentissero nulla. Schiava gli spiriti, e polverizzava piccoli mostri con la lancia.
L'aria iniziava a diventare malsana, chissà da quanto tempo quelle pareti non vedevano la luce.
Oltre al rumore dell'acqua sentiva le tenebre che la attiravano come un magnete.
Poi apparvero diverse ragnatele agli angoli della stanza. Le ricordarono l'infanzia, tra le candele e le ragnatele di casa sua, poco prima di scappare.
-Direi che siamo sulla giusta strada...
Passarono per un tunnel circondato da ragnatele e ragnetti. Ed eccoli lì. Era una grande grotta. Il pavimento era di roccia, come il resto dei sotterranei, ma ricoperto da una fitta rete di ragnatele. Al centro, una voragine era coperta solo da ragnatele. I muri erano adornati con arazzi, e una grata sul soffitto faceva entrare la luce, che li illuminava. Uno aveva due soggetti con un'area familiare...erano Percy e Annabeth che si baciavano.
C'era solo un piccolo problema, al centro, sopra il cerchio coperto solo da ragnatele c'era una bolla viola scuro e nera. Al suo interno c'era l'ombra di una  donna che spingeva le mani sui lati, provando a rompere la prigione. Dopo averlo fatto si sedette, con aria affranta.
-Chi sei?
-Ebe
-Siamo qui per salvarti, allora
Angela capì che il 21 di dicembre stava finendo, e la notte era pronta a rinascere. Guardò la luce che entrava, era scura e flebile, anche se per loro che non vedevano l'esterno da quasi due giorni, sembrava accecante. Era il tramonto.
-Fate presto prima che arrivi...
Le ragnatele si aprirono, la roccia si distorse e apparve un uomo. Aveva I capelli grigi, il naso aquilino, e le borse sotto gli occhi. Il corpo però era quello di un giovane molto forte. Indossava una camicia nonostante il freddo gelido.
Gli occhi erano rossi e inespressivi.
-Eccovi qui
-Chi sei?
-ECCO, NESSUNO SA CHI SONO! SONO GERAS, IL DIO DELLA VECCHIAIA
-Perchè sei qui?
-PER DARE LEI A MIA MADRE, NYX, COSÌ POTRÒ AVERE PIÙ POTERE.
Aurora
Aurora prese il discorso.
-Si calmi.
-Perché?
-Perchè sta urlando
-E allora?
-Allora si calmi
-Ok mi....COSA? NO!
Aurora ci aveva provato...ma non aveva funzionato. Indietreggiarano di qualche passo, cercando di non rompere le ragnatele. Perfetto, ora Geras occupava il passaggio per arrivare alla bolla. L'unica che si mosse fu Luce, che si sciolse la coda, fatta solo pochi metri prima, e tese l'elastico con le dita, fiondandolo in un occhio al dio con manie di grandezza. Più che un gesto eroico fu un gesto da bulletta della scuola, ma almeno anche lei ci aveva provato.
-SCIOCCA! VERAMENTE PENSI DI FERIRMI CON UN ELASTICO.
-No
Scivolò sotto le gambe del dio, e si rialzò con qualche difficoltà, dal momento che le ragnatele erano appiciccose.
Almeno ora lei era dall'altra parte. Spalancò gli occhi, indicò Auro e Angela e poi il Dio, come a dire "voi pensate a lui, io rompo la trappola". Aurora non aveva idea di come si rompesse l'oscurità, ma dopo tutto dentro Luce scorreva l'oscurità stessa. Detto questo non ebbe più tempo di guardare l'amica, sfoderò il pugnale di bronzo, e si scostò prima di essere infilzata dal bastone del dio.
Luce
Luce sfoderò Pan. Provò a rompere la bolla, ma non era di sapone, pensò poi. La spada rimbalzò e Luce imprecò, mettendo in evidenza la stupidità di ciò che aveva fatto. Notò un'altra cosa, la spada stessa stava diventando oscurità. Ebe emise un gemito. Dalla bolla si formò una sporgenza... un naso? In seguito apparvero gli incavi degli occhi. La prigione stava diventando un volto viola, il volto della Notte. Non sapeva cosa fare e riprovò di nuovo con la spada, che era ormai per metà oscurità pura. La trasformò il lancia, ma il risultato fu il medesimo. Continuava a sentire Angela che imprecava e Aurora che urlava. Sì voltò, ma non poteva aiutarle doveva salvare Ebe.
Angela
Angela era una spadaccina al pari di Latierse stesso. Saltava oltre il bastone del Dio e attaccava senza sosta mentre Aurora cercava di distrarlo.
-Qui!
Poi con una velocità degna di suo padre scattava e urlava:
-Qui!
Avevano capito che il Dio non aveva buona vista e che confondeva Aurora e lei. Quindi Aurora infilava il pugnale in una gamba fino all'elsa, aspettava che l'amica uscisse dal campo visivo di Geras, e fingeva di essere lei. Per lui erano una persona sola che girava in tondo, finché Angela mancò un salto e finì all'angolo. Molto probabilmente sarebbe morta, se Aurora non avesse scagliato il pugnale nella schiena del nemico, alto il doppio di lei. L' icore fuoriusciva da diverse ferite, ma ci metteva pochi minuti a riprendersi quel maledetto Dio. Angela scattò in piedi e sfoderò dalla schiena la lancia, che prese fuoco e finì dritta nel ginocchio del dio. Aurora sfoderò l'altro pugnale e ricominciarono il loro gioco, perché, mentre le altre ragazze, nelle case sopra di loro, addobbavano l'albero di Natale, loro erano a un passo della morte, ma riuscivano a scherzare ancora.

Luce
Luce non ne poteva più. Si sentiva inutile. Imprecò di nuovo, e provò di nuovo, avrebbe provato finché l'oscurità non avesse raggiunto l'elsa di pan. Sperava che la spada non si disintegrasse. Il tempo era poco, perché la spada stava diventando sempre più nera, sulla bolla stavano già comparendo delle labbra viola, e di Ebe non rimaneva altro che un ombra sgraziata. Geras aveva mandato all'angolo Aurora e Angela continuava ad attaccare, ma dopo quasi 40 minuti, anche lei era esausta, certo, non lo dava vedere. Luce si inginocchiò, sentì il freddo dell'inverno e un po' le mancò il caldo tropicale di Gibilterra. Si sentiva rimpicciolire, dopotutto aveva 12 anni, e aveva diritto di sentirsi debole. Forse avrebbe dovuto cadere giù, forse. Penso a suo padre, convinto che lei fosse al sicuro in una clinica a New York. Pensò ai ragazzi della scuola in Italia che non l'avevano accettata. Forse così avrebbe smesso di pensarci, ma cadendo avrebbe dimenticato, e lasciato, anche la piccola luce sul fondo del vaso di Pandora, che era la sua vita. La luce, la luce che era il campo mezzosangue, che era Aurora, che era Angela, che era il suo futuro da scrivere. Lei ci credeva ancora, era lei la "Luce" stessa che doveva allontanare le tenebre: le tenebre della sua mente, le tenebre letteralmente. Sorrise, il sole si spense, benché fosse ancora presto. Una lacrima cadde e sciolse le ragnatela sottostante. Il tempo sembrò fermarsi, alzò la spada con un braccio tremante, era più pesante e mancavano solo pochi secondi prima che diventasse tutta nera. Gli occhi diventarono neri e non capì più nulla.

Ciao, sono io! Ricordate? Ora in pochi leggono questa storia, ma spero che tra poco saranno di più.
Mi dispiace di non aver più aggiornato per molto, ma ero occupata prima con la scuola e poi in estate ho avuto il blocco "della tipa che scrive" (così mi piace chiamarlo) e non sono più riuscita a scrivere. Poi oggi pomeriggio non sapevo cosa fare  e ho scritto la storia prima su carta (anche se è una cosa che di solito non faccio) e poi però non avevo voglia di passarla sul telefono, quindi ho fatto una cosa intelligente (la prima della mia storia su wattpadd forse). Mi sono messa a dettare la storia al telefono e poi ho corretto gli errori grammaticali.
Scusate tanto, ma tanto siete pochi per adesso e non può scoppiare la rivoluzione francese per ciò...vero?
Bye, ho già iniziato a scrivere e vi dico che ci saranno ancora 2 o tre capitoli. Bye di nuovo

Legata Dagli Occhi NeriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora