13

6 2 3
                                    

Luce
I sogni si facevano più vivi, vicino alla notte. Le più grandi paure ti si mostravano, vicino a Nyx. L'oscurità non era più una cosa controllabile, come le aveva insegnato a fare Nico, l'oscurità era veleno, era acido, era la corda che ti strozza, lì vicino a lei. Vedeva solo il terrore,il terrore più grande, la verità sul suo passato.
Quella ragazza che usciva dal bar, tanto attesa da una mantricora. Si girò, come se vedesse che c'era anche lei, ma non sembrò notarla. Era lei, sua madre, uguale alla foto che aveva in camera sua. Provò a chiamarla, ma era come se fosse nulla, solo uno spettatore, non poteva parlare, non poteva muoversi: semplicemente non c'era.
"MAMMA, MAMMA!" ma non emetteva alcun suono, e chiuse gli occhi, mentre sua madre veniva sbranata dalla mantricora. Pianse e pianse, in quel corpo che non aveva, sentì bruciare la testa voleva andarsene, ma non riusciva a svegliarsi.
-BASTA!- urlò, e finalmente tornò nel mondo reale
-Luce...tutto bene?
-Si, ti do il cambio...
-Ma non è passata nemmeno mezz'ora
-Fa lo stesso, sei stanca, dormi

Aurora
Non avrebbe voluto dormire, no, ma non ce la faceva. Era così stanca da da essere caduta delle braccia di Ipno prima ancora di coricarsi. Lì, accasciata nella caverna, chissà, forse sotto il Pantheon, o sotto il Circo Massimo.
Ma non vedeva nulla, era sperduta nel limbo dei sogni, nel buio totale. Sembrava che il cervello non sapesse decidere che immagine proiettare, ma era perfettamente cosciente, bloccata fuori dal mondo reale, avvolta nel nero più nero. E, dopo un tempo che sembrò un'eternità, eccola, l'unica immagine che non riusciva a togliere dai ricordi, benché ci provasse tutti i giorni della sua vita.
Giocava a pallone, con sua sorella maggiore, Elisa e la palla andò sull'altro lato della strada.
-Hai perso! Hai raggiunto la fine della parola asino- lo aveva detto con il suo tono dolce, materno, molto più maturo della sua età, circa 14 anni. Ma Auro non la prese ugualmente bene.
-HAI BARATO!
-E come?
-Ehm..ehm
-Dai non importa, ti concedo la rivincita, vai a prendere la palla!
-NO...IO STO QUI!
-Dai vieni con me!- diceva con quel tono persuasivo
-NO
E lì sua sorella,a metà strada, che la aspettava, e il SUV che passa. Non respira, le corre in contro, chiama 112, nonostante abbia 8 anni è molto preparata. Ma nulla da fare, Elisa non si risveglia.
-BASTA!- voleva svegliarsi
Le tornarono in mente le sedute con lo psicologo, che doveva aiutarla, era la persona a cui teneva di più al mondo.
-È STATA COLPA MIA- urlava al pronto soccorso, mentre sua madre e un'infermiera dicevano che non era vero. Da quel giorno si era ripromessa di essere gentile con tutti, di porgere sempre l'altra guancia; da quel giorno diventò emofobica, aveva paura del sangue. Cercava di dimenticare, ma non ci riusciva. Sembrava di essere lì, davanti alla strada, a piangere.
-BASTA TI PREGO- implorò con le lacrime agli occhi, e tornò nel limbo di vuoto.

Angela
Angela si coricò, e cadde nel sonno, era consapevole di dormire, come se stesse viaggiando nei ricordi, ma era tutto nero. Vedeva solo immagini disconnesse. Lei che scappava di casa, un uomo che la portava via. L'entrata al casinò Lotus, e poi il limbo, che la aveva riportata a quasi 10 anni più avanti, in pochi giorni. Lei che scappava con tutta la sua forza di volontà, un satiro che arrivava e la portava al campo, e poi vuoto, vuoto per molto tempo. Il passato le era apparso disconnesso davanti agli occhi. E poi la luce, finalmente, davanti al laghetto delle canoe, ricorreva Grover per porgli la domanda:- Come è morto mio fratello? E il satiro che diceva di non poterle rispondere.
Poi vuoto, vuoto di nuovo. Buio, oscurità infinita.
E poi eccola, sul monte Olimpo, al 600 piano segreto. Annabeth a terra, e Percy che porgeva un coltello a un ragazzo biondo, con una profonda cicatrice sull'occhio, che era dorato nell'iride.
-LUKE!- Provò a dire, ma non usciva suono.-LUKE, NON FARLO!
Poi il fratello si pugnalò il fianco sinistro, lottando contro se stesso, come in preda ad un attacco di bipolarismo.
Poi Angela pianse, in quel corpo da fantasma, che non poteva interagire con il resto del ricordo.
-È solo un sogno!- si rassicurò, in preda all'ansia, benché sapesse che quello era un ricordo vivo, vivo nei ricordi dei ragazzi lì presenti.
Poi cadde, gli occhi tornarono del loro colore, azzurri. Annabeth lo consolava. Ermes gli diede un bacio sua fronte, Luke era morto, freddo, e le tre Parche se lo portarono via.
Angela pianse pianse e pianse. Forse non voleva saperlo, non doveva saperlo.
Si svegliò, con Luce che singhiozzava ancora e Aurora che piangeva, come lei.
Si abbracciarono, si consolarono a vicenda, ma nessuna di loro raccontò il sogno. Marchiato a fuoco, ormai, nelle loro menti. Mai dormire vicino al Tartaro, vicino alla Notte, mai e se lo appunto mentalmente. Dall'oculista si vedeva un cielo ancora nero, senza più le stelle, forse le 2 di mattina. Partirono comunque, ormai era il 21, la data finale, dovevano sbrigarsi.

Ok ok, ammetto che sembra una puntata di "A casa tutti bene", ma i sogni dovevano essere molto, molto, molto molto, brutti. Spero vi piaccia! Se è troppo tragico o troppo noioso dite pure. Non lanciate pomodori o uova grazieee!!!•

Legata Dagli Occhi NeriWhere stories live. Discover now