Il Re rimane a bocca aperta

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Cora si consolò a pensare che a seguirla fossero stupide guardie elfiche e non ragni giganti. Magra consolazione, però. Si ritrovò a scendere delle scale, che sembravamo portare al centro della terra, tanto erano profonde. Alla fine delle scale si presentò un qualcosa di simile a una cantina. Non si fece troppe domande e si nascose tra delle botti. Le guardie arrivarono qualche secondo dopo e si misero a cercarla. Qualcuno tirò una leva e il pavimento sotto i piedi di Cora iniziò a inclinarsi verso il basso. Scivolò insieme alle botti, finendo in acqua. Bevve diverse volte prima di ricordarsi che le botti potevano aiutarla a rimanere a galla mentre la corrente la trascinava chissà dove. Dopo diversi litri d'acqua bevuti, si rese conto di essere finita in un fiume. Si guardò intorno, calcolando la forza della corrente e quanto fosse lontana la riva da lei. Raccolse le forze e lasciò il barile, per nuotare verso la riva. Dopo molta fatica riuscì a tirarsi fuori dal fiume. Tossì e si lasciò cadere a terra, esausta. Si guardò intorno. Sembrava la stessa foresta da dove era arrivata il giorno prima. Sicuramente meglio della foresta dei ragni, si disse. Dopo un tempo a lei sconosciuto sentì dei passi. Decise che fintantoché si trovava nel regno degli Elfi era meglio confondersi tra loro. O comunque, passare più inosservata possibile. Si nascose le orecchie tra i capelli e fece finta di comportatasi in modo normale. Nella normalità degli Elfi, almeno. Le guardie le passarono davanti, senza guardarla due volte. Aspettò che si fossero allontanate e si sedette a terra. Ma sentì rumore di zoccoli. Si alzò subito. Dagli alberi spuntò uno stallone nero, come il suo stesso umore osservò Cora. Disse lui parole per calmarlo e si avvicinò lentamente, tendendo le mani verso di lui. Dopo molto riuscì ad accarezzargli il muso e a calmarlo.
«Come mai tutto questo nervosismo, eh?» chiese Cora, dolcemente.
Poi capì. Sentì delle voci che gridavano qualcosa su un cavallo imbizzarrito. Si guardò intorno alla svelta e ringraziò la vegetazione, folta come se fossero in una giungla. Con non poca fatica riuscì a farsi seguire dal cavallo e nasconderlo dietro dei cespugli. Nella visuale di Cora entrò Tauriel. Le chiese se per caso avesse visto un cavallo nero. Cora indicò un punto a caso e Tauriel andò in quella direzione. Una volta lontana Cora fece uscire il cavallo dal nascondiglio.
«Eccola, è lì!» urlò una guardia.
Cora guardò in direzione della guardia e s'irrigidì un momento. Poi prese a correre, scappare. Il cavallo la seguì e lei lo prese come un invito a salire nella sua groppa. Non se lo fece ripetere due volte. Spiccò un salto e atterrò nella groppa dello stallone che, come fu certo che Cora si era assicurata di non cadere, galoppò più in fretta. Non andarono lontano, comunque. Una freccia sfiorò per un pelo il fianco del cavallo e Cora decise che era meglio non metterlo in mezzo ai suoi problemi. Si mise in piedi nella groppa del cavallo e allungò le braccia in alto. Si aggrappò a un ramo, mentre il cavallo continuava a correre, cambiando direzione e andando per la sua strada. Cora s'issò sul ramo, che cedette. Questa volta riuscì a cadere sui piedi e prese a correre, guardandosi costantemente dietro. Dopo un po' riuscì a distaccarle. Continuò a correre, lanciando insulti alle guardie disperse. Andò a sbattere contro un Elfo e ruzzolarono un po'. Una volta finito di razzolare si mise a sedere, tenendosi la testa. Le girava in modo impressionante.
«Comincio a capire perché Odino ti ha esiliata» disse Thranduil, alzandosi.
Si, a quanto pare l'Elfo contro cui era andata a sbattere era proprio lui.
«Oh, ma sta zitto.»
«Perché mi sei venuta addosso?» urlò lui.
«Così, mi piace cadere trascinandomi Elfi altezzosi. Non ti ho visto, ovvio! Stavo correndo» urlò lei.
«E da cosa stavi correndo?»
«Dalle tue stupide guardie!»
«Perché ti sei fatta rincorrere dalle guardie?»
«Così, non sapevo che fare!»
Continuarono a urlarsi a vicenda. Passò diverso tempo e finalmente decisero di alzarsi da terra. Thranduil prese Cora per l'orecchio e la chiuse in cella, "dove non avrebbe fatto danni". Mise la chiave in tasca e si voltò per andarsene. Si voltò per vedere l'espressione scocciata della ragazza. Ma la ragazza era fuori dalla cella. Thranduil rimase di stucco. Guardò la serratura, ma non sembrava essere forzata. Non era nemmeno aperta.
«Oh, orecchie a punta, ci vuole di più per tenermi segregata dentro una gabbia» sorrise beffarda Cora.
Thranduil aprì la cella con la chiave e spinse Cora dentro. La guardò attraverso le sbarre e chiuse la cella a chiave. Si allontanò d'un passo e rimase a guardarla. Cora si guardò le unghie, con nonchalance. Poi si sedette a terra e guardò Thranduil con scherno. Lui fece un verso di disappunto e si voltò, fingendo di andarsene. Tempo due secondi e si voltò verso Cora, che era di fuori dalla cella. Thranduil la sbatté in cella per la terza volta. Le diede un momento le spalle, poi tornò a voltarsi verso di lei. Ed eccola lì, di nuovo fuori. Cora rise e gli diede una pacca sulla spalla, per poi superarlo con un salto. Lo guardò con scherno, poi prese a vagabondare. Riuscì a tornare nella foresta dove aveva trovato il cavallo e cercò il fiume, per dissetarsi. Tutto quel correre le aveva fatto venire una sete tremenda. Vagò un po' a caso, trovando Legolas e Tauriel. I due la videro e si avvicinarono.
«Sei tutta intera, quindi presumo che te la sei scampata» scherzò Tauriel.
«Ha provato a mettermi dietro le sbarre» disse Cora, stringendosi nelle spalle.
«Cosa? E come hai fato a scappare?» chiese Legolas. «Nessuno ci è mai riuscito.»
«Oh, allora sono la prima» scherzò Cora.
«Quindi ora stai scappando o..» fece Tauriel.
«Non lo so. Io me ne sono andata e lui non mi è venuto dietro. Cosa vuol dire?» domandò Cora.
«Credo.. che stia pensando cosa fare di te» rispose Tauriel.
«Diciamo che ti ha lasciata andare» disse Legolas.

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