Confessione

10 2 0
                                    

Le parole mi uscivano a fatica e non feci altro che balbettare. Abbassai lo sguardo colpevole non riuscendo a continuare. Tremavo dalla testa ai piedi di rabbia perché non trovavo il coraggio di parlare anche se avevo deciso di farlo.

Kaito si avvicinò a me e mi prese per mano trascinandomi fuori dalle fucine. L'aria era soffocante e non appena misi il piede fuori sentii l'aria fresca sulle guance.

Non mi lasciò il polso conducendomi sulla terrazza del palazzo. La bianca pietra rifletteva la tenue luce del giorno. Alcuni famigli dormivano pigramente nelle aiuole negli angoli della terrazza ma a parte loro quel piccolo spazio era completamente deserto.

«Io...» continuavo a balbettare senza riuscire a dire altro.

Kaito non sembrava poi così preoccupato della situazione, si era seduto stanco su una delle panchine bianco immacolate della terrazza aspettando che lo raggiungessi.

Nonostante il mio comportamento strano delle ultime settimane non mi aveva mai fatto pressioni per una risposta. Dopo la prima volta che lo avevo allontanato aveva fatto un passo indietro sapendo che la situazione non sarebbe migliorata se si fosse continuato ad intromettere.

Mi guardò con un'espressione seria ma sempre un mezzo sorriso sul volto. Sapeva che ero riuscita a prendere una decisione su qualsiasi fosse stato il mio problema e che ero pronta a parlarne con lui.

«Io...»

Non sarei mai riuscita a dire nulla se continuavo a ripetere sempre la stessa parola così alla fine decisi di dirlo tutto d'un fiato senza girarci troppo attorno. Se avrebbe segnato la fine della mia relazione con Kaito così sia.

«Io ti ho tradito Kaito. Con Leiftan, al tempio.» lo dissi tutto d'un fiato guardandolo in faccia.

Lo osservai di sottecchi non potendo più sostenere il suo sguardo diretto. La sua espressione immutata, il mento stretto tra le mani come se fosse pensieroso. Sembrava una statua di pietra da tanto che era immobile, neanche le sue code, di solito sempre in movimento, avevano smesso di agitarsi.

Alla fine, alzò lo sguardo verso di me. Non avevo avuto il coraggio di sedermi vicino a lui e mi ero appoggiata alla ringhiera della terrazza. Senza dire una parola si alzò dalla panchina raggiungendomi. Non lo avevo mai visto senza un sorriso sul volto e questo mi spaventò a morte.

Si fermò a qualche passo da me, una mano poggiata sulla ringhiera e l'altra lungo il fianco, la mano stretta a pugno.

«Ti ha costretta?» chiese.

«No.» risposi onestamente.

Vidi il pugno rilassarsi. Mi ero forse liberata di un peso ma avevo di sicuro rovinato tutto.

«Lo ami?»

La sua domanda mi colpì come un fulmine a ciel sereno.

Perché una domanda del genere? E specialmente cosa avrei dovuto rispondere?

Neanche io sapevo bene come rispondere a quella domanda, come potevo. Da quando ero tornata dal tempio sempre più ricordi affollavano la mia mente e con loro anche sentimenti contrastanti. Non sapevo distinguere cosa era vero e cosa falso. Quali erano veri ricordi e quali no? A volte mi sembrava tutto falso altre invece la vita con Kaito mi sembrava la menzogna.

Come potevo provare un sentimento così forte per due persone così diverse?

Non solo non ero sicura dei miei stessi ricordi ma anche dei miei stessi sentimenti e dovetti ammetterlo non solo a me stessa.

«Non lo so...»

Era vero. Chi dei due amavo veramente? Chi era che mi faceva battere così forte il cuore?

Non avevo le risposte a quelle domande, non se prima non avessi fatto ordine tra i ricordi veri e quelli falsi, sempre se ce ne fossero stati.

Kaito alzò dolcemente una mano accarezzandomi le orecchie. Gli piaceva arricciare le ciocche di capelli e poi farmi il solletico con le punte. Mi diede un bacio sulla fronte e alzai la testa sorpresa da quel gesto. Sul suo volto un sorriso leggero. Non sembrava vero, sembrava arrabbiato fino a un momento prima e ora mi sorrideva tranquillo?

«Kaito, io...»

Mi prese il viso tra le mani dandomi un secondo bacio. Sospirò e poi mi disse «Possiamo riparlarne questa sera? Ho del lavoro da finire e vorrei riflettere su una cosa.»

«Mi dispiace...» erano le uniche parole che mi giravano per la mente in quel momento.

«Incontriamoci questa sera al pergolato in mezzo al rifugio, finirò sempre alla stessa ora. Però voglio che tu prenda una decisione. Devi scegliere.»

E con quelle parole si allontanò velocemente da me.

Appena vidi la punta delle sue orecchie sparire oltre le scale sprofondai a terra, la schiena appoggiata contro la fredda pietra della ringhiera.

Ero stata messa davanti ad un bivio, a me la scelta di quale strada prendere. Anche se non c'era una vera scelta da fare. Era semplice scegliere la strada da percorrere, anche se significava dover rinunciare a conoscere la verità.

Piume bianche - The OriginsWhere stories live. Discover now