Guerra aperta

12 1 0
                                    

Passarono diversi giorni in cui non successe molto. Si susseguivano uguali l'uno all'altro e la presenza sempre più frequente di Leiftan nella mia routine in qualche modo mi faceva piacere. Quei sentimenti e sensazioni contrastanti non erano certo spariti, anzi dentro di me sembrava smuoversi sempre di più qualcosa ed ero curiosa di sapere cosa stesse succedendo. Cos'era vero e cosa falso?

Ogni tanto il tocco del lorialet mi riportava alla mente ricordi e sensazioni di una vita passata, sembravano i ricordi che tutti dicevano avessi dimenticato. Lui se ne accorse e cercava di passare più tempo possibile in mia presenza con la speranza che mi ricordassi di lui e del nostro passato ma Kaito non era proprio contento della situazione...

Un giorno rientrò prima dal lavoro e vedendo Leiftan un po' troppo vicino a me, si intromise tra di noi quasi stendendo il povero ragazzo. Da una parte ero contenta vedendo Kaito così preoccupato per me e specialmente geloso ma dall'altra la mia curiosità non mi dava tregua e questo mi portava ad avvicinarmi sempre di più a Leiftan e in un qualche modo a mettere in discussione i miei sentimenti.

La guerra tra i due ormai era abbastanza evidente. Conoscendo l'indole di Kaito non avrebbe lasciato perdere tanto facilmente così rinunciai a scoprire qualcosa di più.

Le acque sembravano essersi calmate quando al Q.G. successe una tragedia.

«Devi proprio rimanere fuori anche questa notte?» chiesi un po' abbattuta.

«Sì... ma ti prometto che mi farò perdonare. La settimana prossima non lavorerò e avevo in mente qualcosa...»

«Ah sì?» mi avvicinai a lui muovendo le code languidamente cercando di scucirgli qualche informazione in più.

Lui prese una delle mie code fra le dita giocandoci e facendomi il solletico «Resisti qualche altro giorno e vedrai che ne varrà la pena!»

«Allora questa sera accetterò l'invito di Ykhar e Kero. È qualche settimana che vogliono uscire a bere qualcosa.»

E così quella sera uscii con i due bibliotecari fino a tarda notte. A noi si unirono diverse persone ma dopo la prima pinta di birra non feci più molto caso a chi si unì al nostro gruppo. Non reggevo molto bene l'alcool ma non credevo così poco...

Di quella notte non ricordai molto se non l'incredibile mal di testa del mattino successivo. Mi svegliai in una stanza sconosciuta e mi allarmai immediatamente. Guardandomi in torno notai montagne di libri su piccoli tavolini o sparsi per terra, pergamene vuote accatastate in un angolo e vasetti d'inchiostro vuoti sparsi per il pavimento. La stanza era un vero disastro ma solo da quei pochi dettagli capii di chi fosse e mi tranquillizzai.

Da sotto le coperte, accanto a me, spuntarono fuori due orecchie da coniglio rossastre e poco dopo una testa arruffata. Ykhar ancora russava al mio fianco agitandosi e avvolgendosi piano piano nelle coperte.

Dopo essermi ripresa qual tanto da alzarmi mi allontanai cercando di non fare rumore. Ma feci due passi e presi contro un paio di boccette d'inchiostro vuote a terra facendo saltare la bibliotecaria sul letto con le orecchie ritte.

Per sdebitarmi con lei per essersi presa cura di me la sera scorsa mi offrii di lavorare con lei in biblioteca.

Facemmo una colazione leggera insieme sperando di far sparire il mal di testa e poi andammo al piano superiore. Ykhar aprì la porta dirigendosi subito alla sua scrivania. Non sapendo cosa fare mi sedetti a una delle sedie di un tavolo poco distante e aspettai paziente.

Lei si avvicinò a uno dei suoi registri e lo aprì, il suo sguardo si fece immediatamente sorpreso. Aprì un secondo libro e la sua espressione si fece preoccupata. Aprì un terzo libro e la vidi sempre di più preoccupata. Uno dopo l'altro aprì i libri e li gettò per aria sempre più preoccupata e alla fine lanciò un urlo così acuto da costringermi a tapparmi le orecchie con le mani.

Piume bianche - The OriginsWhere stories live. Discover now