12. Dreɑm or Nightmere?

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Alzai gli occhi al cielo e gli pizzicai il fianco. «Sei un dittatore.» Sbuffai infastidita e subito dopo la mano di Ares mi colpì sulla natica con un forte schiaffo, da sotto a sopra, facendomi sussultare.

L'abito risalì appena e il punto colpito iniziò a formicolare.

«Sta ferma con quelle mani o ti lego.» Ruggì lui categorico.

Rilasciai un sospiro esasperato e mi accasciai sulle sue spalle, lasciandomi trasportare da lui come fossi un oggetto. Infondo, qualsiasi cosa avessi detto, non mi avrebbe dato ascolto.

Lui e questi modi dispotici che mi ritrovavo a subire costantemente. Troppo cocciuto e convinto delle sue azioni.

La Villa sembrò essere vuota. Il silenzio si beava solo del leggero fruscio del vento che accarezzava le piante situate in giardino e il rumore dei sue passi accompagnava il nostro passaggio come una danza elegante e misteriosa.

Camminò per alcuni metri, prima di fermarsi.

Mi guardai intorno e capii che eravamo fermi davanti alla porta della sua camera da letto.

Mi si gelò il sangue e i brividi mi percorsero la spina dorsale.

L'ultima volta che ero venuta qui non era andata a finire bene e il mio corpo, così come la mia mente, ricordavano fin troppo bene la sensazione che provarono quel giorno.

«Puoi mettermi giù adesso.» Scalciai, cercando di riprendere in mano la situazione per sgusciare via dalla sua presa.

«Ancora no.» Rispose.

Il cigolare della porta mi fece capire che l'aveva appena aperta e mano a mano che ci addentravamo, l'oscurità della sua camera ci inghiottiva.

«Ares non sto scherzando mettimi giù, mi viene da vomitare.» Mentii.

Se questo non fosse stato sufficiente a fare come chiedevo allora non so cosa ci sarebbe riuscito.

Percepii lo schiocco della sua lingua poco prima di buttarmi sul letto indelicatamente. Rimbalzai appena sul materasso rivestito dalle lenzuola in seta nere.

«Sei un barbaro.» Lo ammonii, spostandomi i capelli dal viso e il vestito si aprì lungo gli spacchi laterali, denudando parte delle mie cosce.

Rimase in piedi, guardandomi con lussuria, mentre si tirava fuori dai pantaloni eleganti la camicia.

Deglutii e sentii il cuore battere così velocemente da ovattarmi le orecchie.

Slacciò tutti i bottoni della camicia e poggiò il ginocchio sul materasso, facendolo cigolare sotto il suo possente peso.

Nonostante il buio, riuscii a vedere i suoi occhi di ghiaccio percorrermi tutto il mio corpo lentamente. Partì dalle caviglie, sfiorò con lo sguardo i polpacci e le cosce, fino a risalire il seno che prese ad alzarsi e abbassarsi velocemente.

Mi sentii  nuda sotto il suo sguardo famelico, inerme, mentre un sorriso beffardo gli apparve in volto marcandone i lineamenti duri. 

𝐓𝐄𝐋𝐋 𝐌𝐄 𝐀 𝐒𝐄𝐂𝐑𝐄𝐓Donde viven las historias. Descúbrelo ahora