What's My Age Again?

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chapter;one


"Alcune volte mi chiedo come abbiamo fatto ad arrivare a questo punto; restare uniti nonostante tutte le avversità.

È proprio vero, non importa quanto sia stretta la porta o quanto sia difficile la vita; ognuno è il padrone del proprio destino. Io sono il capitano della mia anima"

I suoi nipoti sono lì, rannicchiati a terra e non fanno altro che scongiurare Luke, affinché gli racconti la loro storia d'amore. Sua e di sua moglie Alison.

Hanno quasi sei anni, ma sono dei bambini assai svegli. Lily è una peperina e gliele canta di tutti i colori al fratellino, Nathan.

Alison e Luke stanno badando a loro per qualche giorno, perché i loro genitori sono in viaggio per un affare e non potevano portarseli con sé.

Ma a loro non dispiace, anzi sono sempre contenti di tenerli a casa propria. Gli fanno compagnia e rendono le loro giornate sempre allegre.

Da quando la figlia si è fatta la sua vita e l'età è avanzata, non hanno più molto a cui pensare.

Con gli amici si riuniscono ancora qualche sera, ma non è più la stessa cosa di quando erano giovani e spensierati.

«Nonno, allora ti decidi o no a raccontarci questa storia?!» esclama la piccola Lily, sistemandosi a gambe incrociate sul tappeto del salotto insieme al fratello, davanti la poltrona, dove è solito sedersi Luke.

Come sono curiosi i bambini. Così spensierati, così ingenui, un po' come lo erano lei e suo marito.

Luke decide di arrendersi alla richiesta dei piccoli e cominciare finalmente il racconto.

Lily era da quando che aveva messo piede in casa che cerca di convincere il nonno affinché iniziasse la storia, ma Luke non era convinto della cosa così aveva sempre cercato di rimandare, fino a che non gli è stato più possibile.

«Allora ragazzi, tutto cominciò così...»

Quel sabato pomeriggio era solo a casa con sua madre, poiché suo fratello e suo padre non c'erano, e allora gli venne l'idea di andare a farsi un giro fuori, fino al parco giochi per poter giocare con la palla.

Abitavano in un appartamento con un giardino piccolo, quindi non aveva molto spazio per giocare con essa.

Il parco era quasi deserto, eccetto per tre o quattro persone che se ne stavano nei dintorni.

Passarono il pezzetto di staccionata che formava il cancelletto aperto del parco e si posizionò davanti alla madre.

Mise la palla che teneva sottobraccio per terra e la calciai facendola arrivare fino ai piedi di sua madre.

Adorava passare i pomeriggi in sua compagnia, quando non aveva troppo da lavorare. Erano gli unici momenti che poteva condividere con lei, da solo. Momenti loro.

Di solito era sempre presa dal lavoro e Luke passava il tempo con suo fratello maggiore, ma ovviamente non era la stessa cosa. La mamma è sempre la mamma.

«Mamma, mamma mi lanci la palla!» Liz sorrise ampiamente, calciando delicatamente la palla alla base dei suoi piedi e rimandandola nella sua direzione.

Vide la palla rotolare verso di sé. Si chinò per raccoglierla ma non fece in tempo a prenderla che rotolò via, verso lo stagnetto.

Di scatto si girò per andarla a recuperare.

Aveva la luce del sole che gli offuscava la vista e per questo motivo non riuscì a distinguere chi fosse stato a raccogliere la palla e se fosse stato un qualcuno a farlo. Poteva anche benissimo aver scambiato un albero per una persona.

Il sole era davvero accecante.
Si stropicciò gli occhi con le mani ancora sporche di terriccio e corse a mani tese verso la palla.
Più si avvicinava più riusciva a distinguere la figura davanti a sé.

Si trattava di una bambina, probabilmente della sua stessa età, con dei lunghi capelli chiari, quasi quanto i suoi.

Se ne stava lì vicino lo stagno delle papere, a tirare pezzettini di pane, fino a che la palla di Luke non la raggiunse e attirò la sua attenzione.

Si avvicinò a lei con l'intento di riprendersi la palla, fino a che, nel momento in cui gli chiese di giocare, non sentì la madre che lo chiamava per tornare a casa

Ignorò la sua richiesta, si riprese la palla e, prima di andare via le promise che si sarebbero rivisti il giorno dopo nello stesso posto.

---

Alison, quando le parole iniziano ad uscire dalla bocca di Luke, si immerge con tutta se stessa in quei ricordi, come se non fosse passato neanche un anno.

Quel giorno lo ricorda abbastanza bene perché, come ogni sabato pomeriggio, si recava in quel parco per giocare.

La cittadina dove abitava non era molto grande e vicino casa sua, l'unica attrazione per svagarsi, era il piccolo parco poco più distante della casa.

Non aveva nulla di speciale, ad eccezione di un'altalena arrugginita, di uno scivolo malandato e una staccionata che ricopriva il perimetro dell'area, ma l'erba e quel venticello che le sfioravano i capelli la rendevano la bambina più felice del mondo.

Aveva sei anni e forse ed è per questo motivo che i ricordi sono sfocati. Il minimo indispensabile è quello che ha impresso nella mente.

Ricorda soltanto che quel giorno si trovava con sua madre Roxy vicino lo stagnetto, dove vi erano delle simpatiche paperelle con cui si divertiva a giocare lanciandogli le mollichine di pane.

Non ci andavano molte persone in quel posto e non c'erano neanche molti bambini, per questo si limitava a giocare con le paperelle nello stagno. In più non era neanche una bambina molto estroversa e se ne stava per conto suo il più delle volte.

E fu ad un tratto che vide arrivare vicino le sue gambe una piccola palla da calcio.
Si sorprese nel vederla arrivare, ma si chinò comunque a raccoglierla, alzò lo sguardo e vide un bambino biondo, con le mani tese in avanti correre verso di sé per raggiungere la sua palla.

Aveva una maglietta scura e dei pantaloncini corti che gli stavano un po' larghi sulle cosce e, per il venticello che soffiava, sventolavano al movimento delle gambe.

Si avvicinò a lei per recuperare l'oggetto e solo in quel momento si accorse dei suoi occhi azzurri.

«Posso riavere la mia palla?» parlò con la sua vocina, mentre Alison continuava a tenere ancora stretta a sé la palla raccolta da terra.
«Si certo. -rispose educatamente, porgendogli il suo gioco- Posso giocare con te?»

Quelle furono le ultime parole che gli disse, prima di partire.

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