11. Everything I Didn't Say

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«È solo l'idea della stanchezza», lo corresse il moro. Luke fece rotolare gli occhi in segno di noia, poi sbadigliò coprendosi la bocca con una mano.

«Senti», attirò l'attenzione del ragazzo accanto a lui, «mi chiedevo se avessi mai sentito parlare di un certo "aiutante del Signore"», chiese. Calum aggrottò le sopracciglia e lo fissò per qualche istante, dopo distolse lo sguardo e sospirò.

«Ehm, sì. In effetti sì... È un tizio muscoloso e ricciolo, ma non ci ho mai parlato. L'ho visto in giro qualche volta. Sai, credo che anche lui venga da qui, perciò è nel nostro stesso settore», spiegò.

«Non credo di aver capito», ammise Luke, storcendo il naso. «Con che criterio vengono divisi i settori?».

«Ti spiego. Tutto il Paradiso si affaccia sul mondo, ok? E lo circonda. Perciò, a seconda di dove tu hai perso la vita, ti sarà assegnato un settore. Se sei morto in Canada, starai nella parte che sovrasta il Canada. Se muori in Inghilterra, alloggerai nella parte che si affaccia sull'Inghilterra. Capito?».

Luke annuì lentamente, prima di girarsi a guardare il lettino sul quale Michael era sdraiato, intento ad alternare gli occhi sul dottore e la madre mentre parlavano. Aveva quell'aria così innocente sul volto, sembrava proprio il bambino del quale Luke voleva diventare amico, molto tempo prima. Non era cambiato per niente, ma al biondo stava bene così.

«A che stai pensando?», chiese Calum, distraendolo dai suoi pensieri. Il ragazzo dalla pelle ambrata guardò gli occhi di Luke, trovandoli al volo, quando lui si fu girato di scatto; quelle pozze azzurre erano un po' più dilatate del solito, forse per la sorpresa con la quale quella domanda l'aveva colpito. «Stavi pensando a lui?», indicò Michael.

«Ehm...», esitò, prima di tornare a guardare Mikey per qualche secondo e riportare lo sguardo su Calum subito dopo. «Sì, stavo... ecco, ricordando», esordì, con la voce tremolante. «Io e lui abbiamo molti ricordi». Si leccò le labbra nel frattempo che ammirava la pelle lattea di Michael.

«Lo so che potrebbe sembrare invadente, ma potresti raccontarmene qualcuno?», domandò il moro. Luke lo guardò stranito, dopodiché fece un piccolo sospiro e si voltò davanti a sé, posando lo sguardo sulla parete.

«Michael, una volta... mi ha baciato».

Un'altra notte era scesa sulla città, era arrivata tardi quel giorno, in quanto fosse estate e il sole tramontava dopo. Luke avrebbe dormito da Michael quella notte, non era una cosa insolita, anzi, rimaneva spesso a dormire da lui.

Una notte Michael l'aveva abbracciato da dietro, attirandolo a sé, così che la schiena di Luke combaciasse col suo petto; lo fece perché pensava che stesse dormendo e non se ne sarebbe accorto. Luke, invece, era sveglio, ma non disse niente perché pensava che Michael l'avesse involontariamente abbracciato nel sonno, e poi, cavolo, gli piaceva dannatamente tanto essere stretto da quelle braccia.

Quella sera erano andati a letto presto, ma il loro concetto di presto era un po' diverso da quello degli altri. Era mezzanotte inoltrata e stavano ancora nel letto a chiacchierare, mentre Michael giocava al Nintendo.

«Credevo stessi scherzando quando mi hai detto che Marie ha i baffi», confermò Luke. «Diavolo, mi sono spaventato quando l'ho vista da così vicino!», alzò le braccia in aria per poi farle ricadere sulle coperte.

Michael rise sottovoce, mentre la luce dei due schermi del Nintendo gli illuminavano il volto. Luke si prese del tempo per ammirare quegli occhi verdi cristallini che il suo amico si ritrovava, inutile dire che il suo cuore quasi scoppiò quando si soffermò sul suo sorriso. Quelle sue labbra rosee erano perfette e lui le osservava in silenzio da anni ormai, senza proferire una sola parola al riguardo.

Wanna fly with me? [Muke]Where stories live. Discover now