Capitolo 15

5K 268 1
                                    

Il giorno successivo andai come al solito a scuola.
Le lezioni iniziarono e durarono come al solito un secolo. Poi, finalmente, l'intervallo.
Mentre parlavo con Nathan arrivó Tommaso.
"Giulia, possiamo parlare..."
"Non ti preoccupare, Nathan sa tutto."
Nathan annuì e Tommaso disse:"Forse ho un'idea, forse so come dichiararmi ad Anna."
"Dimmi tutto." dissi io curiosa.
"Pensavo di portarla al parco dove metteró dove c'é la fontana delle rose nere, e con lo stereo portatile metteró della musica rock. E poi le diró tutto ció che provo...secondo te..."
Lo interruppi e dissi:"Awww...é magnifico!!! Secondo me potrà funzionare!"
"Perfetto." disse, e poi se ne andó.

Le 16.00. Avevo appena chiamato Anna per farla venire al parco, dove c'era la fontana. Tommaso aveva preparato tutto e stava aspettando. Ovunque c'erano dei mazzi di rose nere e nell'aria si sentiva la musica rock. Io e Nathan eravamo nascosti dietro un albero. Volevamo sapere cosa succedeva ma senza farci vedere.
"Quando arriva?" mi domandó Nathan.
"Non lo so...l'ho chiamata cinque minuti fa, forse arriva tra un paio di minuti." risposi guardando Tommaso, era nervosissimo.
Poi mi sedetti vicino a Nathan, entrambi con la schiena contro l'albero.
"Secondo te lo rifiuterà?"
Io scossi la testa e dissi:"Non credo, lei mi ha detto che gli piaceva e che lui doveva solo conquistarla un pò. Lei é una persona a cui piacciono le cose fatte bene, per questo lo vuole far disperare un pò."
"Tommaso lo sa?"
"Non gliel'ho detto."
Nathan scosse la testa.
"Che c'é?" domandai io.
"Se lo sapesse sarebbe tutto più facile."
Io ridacchiai e poi dissi:"Però non é giusto che gliele dico io ste cose."
"Non hai tutti i torti." rispose lui.
"Tommaso? Ma...?" Anna era arrivata.
Io e Nathan ci alzammo e ci sporgemmo leggermente per avere una buona visuale.
Tommaso teneva le mani di Anna nelle sue e le parlava. Non si capiva niente da dov'eravamo noi, peró dopo un attimo Anna spalancó la bocca e tutta felice disse:"Si, certo!"
Poi si baciarono.
Dei passanti si fermarono a guardare la scena. I più giovani sorrisero, i più anziani rimasero un pò inorriditi da tali scambi di affetto in pubblico.
"Beh, é andato tutto bene." disse Nathan prendendomi per un braccio e portandomi via.
"Ma lasciamoli un pò in pace." aggiunse poi.
Uscimmo dal parco e iniziammo a camminare mano nella mano.
Dopo qualche minuto ci sedemmo su una panchina.
"Giulia, cosa ti é successo? Ho notato che hai iniziato a comportarti in modo strano da quando siamo usciti dal parco."
"Non lo so, é che ho un brutto presentimento..."

Nathan mi riaccompagna a casa, lo saluto e se ne va.
Appena entro e vedo i miei genitori seduti a tavola in silenzio mi preoccupo, c'era qualcosa che non va.
"Ciao..." dissi io avvicinandomi a loro.
"Ciao Giulia, siediti." mi disse mio padre.
Io obbedii e mia madre inizió a parlare:"Giulia, tesoro, ho una brutta notizia per te. Dobbiamo trasferirci. Tuo padre ha avuto una promozione e..."
Non la feci finire e domandai:"Dove? Dove andiamo?"
"Roma. Tra un mese." disse mio padre.
"É uno scherzo, vero?"
Mio padre scosse la testa. Il mio cuore si fermó per un attimo.
Mi alzai di scatto facendo cadere la sedia a terra e ignorando i loro richiami corsi fuori.
Corsi, corsi il più veloce possibile. Poi caddi. Ingorai il dolore alle ginocchia e alle mani e mi rialzai riprendendo a correre.
Senza rendermene conto ero davanti al condominio dove viveva Nathan. Suonai.
"Chi é?" rispose lui.
"...Giulia..."
Mi aprì la porta e io corsi su per le scale.
La porta del suo appartamento era aperta e lui era sulla soglia. Gli corsi incontro e lo abbracciai forte, poi scoppiai a piangere.
Lui rimase un attimo sorpreso e poi, senza dire niente, ricambió l'abbraccio e mi strinse forte.
Lentamente entrammo e lui chiuse la porta. Si sedette sul divano e mi fece sedere a cavalcioni sulle sue gambe. Poi mi abbracció forte.
Io continuavo a piangere e a singhiozzare.
Dopo qualche minuto mi calmai un attimo.
Mi prese la testa tra le mani e guardandomi negli occhi disse:"Ora, posso sapere che é successo?"
Io deglutii e poi dissi:"Devo trasferirmi, mio padre ha avuto una promozione. Roma."
Lui spalancó gli occhi e io lentamente ricominciai a piangere. Lui mi asciugó le lacrime e sussurrando domandó:"Quando?"
"Un mese."
Lui mi strinse forte.
Un mese e poi non ci saremo potuti vedere mai più. Un mese.
"Merda...io, cazzo...non voglio che tu te ne vada...io ti amo..." sussurró lui.
"Anch'io."
Quando smisi di piangere ci staccammo dall'abbraccio e lui inizió a baciarmi.
Io gli misi le braccia dietro il collo e lui appoggió le mani sui miei fianchi.
Mi sarebbe mancato così tanto...Io volevo Nathan vicino a me. Ma mancava solo un mese. Lui a Varese, io a Roma. Così tanti chilometri a dividerci...
Iniziammo a baciarci sempre più con foga, finché non fummo interrotti dalla suoneria del mio cellulare.
Risposi, era mia madre.
"Giulia, dove sei?"
Mentre Nathan mi baciava il collo risposi:"A casa di Nathan."
"Ti prego, torna a casa. Dobbiamo parlare. So che é difficile, ma..."
"Mamma domani, ti prego."
"Va bene...ciao."
E riattaccai.
Guardai Nathan che fece un lieve sorriso.
Mi prese in braccio e mi portó in camera sua.
----
Vi piace? Come credete che andrà a finire?

Non voglio perdertiTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon