Capitolo 16

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Quando mi svegliai guardai, dopo qualche attimo di smarrimento, l'orologio e vidi che erano le undici passate.
Ero abbracciata a Nathan ed avevo la testa appoggiata sul suo solido petto. Intanto lui mi accarezzava i capelli con delicatezza.
"Buongiorno..." sussurrai io con la voce ancora impastata dal sonno.
Lui mi sorrise e poi rispose:"Buongiorno."
Gli stampai un bacio sulle labbra e poi lo strinsi forte mentre sentivo un bisogno impellente di affetto.
"Come faró senza di te...?" domanda in un sussurro
"Sai, sei bellissima anche quando dormi."
Io lo guardai e poi dissi:"Forse non mi vedrai dormire per un bel pò."
"Basta che poi tu torna da me. Dovremo sentirci tutti i giorni e poi devi venire a trovarmi ogni volta che puoi, ti prego Giulia. Io ti amo e voglio stare il meno possibile senza di te..." mi chiese lui, quasi implorandomi.
"Anch'io." dissi io mentre una lacrima solitaria scendeva lungo la mia guancia destra. Nathan me la tolse con la mano e disse:"Non piangere, non dovremo dirci addio. Ci saluteremo e ci rivedremo. A meno che tu non voglia sbarazzarti di me."
Io scossi la testa e lo baciai.

Nathan mi accompagnó a casa e quando entrai trovai mia madre che mi aspettava.
"Ciao mamma."
"Salve signora."
"Ciao ragazzi." disse abbracciandomi.
"Tesoro, senti...a me e a tuo padre dispiace, ma dobbiamo trasferirci per forza..."
"Mamma, ho capito..." le faccio un sorriso falso e mi siedo sul divano con Nathan. Lo abbraccio e iniziamo a guardare la TV.
Mia madre ci guarda e poi se ne va in cucina.
"L'hai detto ad Anna?"
Scossi la testa:"Glielo dico più tardi, di persona."
Nathan annuì.

Anna l'aveva presa malissimo.
Comunque il mese era passato in fretta. Io e Nathan ci separavamo solo per andare in bagno.
Si era praticamente trasferito da me. Eravamo sempre abbracciati, volevamo goderci ogni singolo istante.
Anna, dopo aver smesso di piangere passava ogni pomeriggio con noi.
Eravamo unitissimi, ma purtroppo arrivó il giorno in cui io e i miei ci trasferimmo.
Io e Anna eravamo in lacrime prima di salutarci, invece Nathan era tristissimo.
"Mu raccomando, fatti sentire. Non ti dimenticare di noi." mi disse Nathan prima di baciarmi.
Poi io annuii e me ne andai.
"Roma é una bellissima città." sussurrai io quando arrivammo.
Entrammo nella casa nuova e io corsi in camera mia a sistemare tutta la mia roba. Per l'una di notte finii e mi buttai sotto il letto.

La mia stupidissima sveglia suonó alle 6.45. Mi alzai dal letto e mi preparai. Indossai un paio di jeans neri, una maglietta lunga e larga nera e mi misi le mie scarpe senza stringhe.
Mio padre mi accompagnó a scuola per farmi vedere dov'era.
Appena arrivammo vedemmo un sacco di alunni che parlavano.
Salutai mio padre e quando suonó la campanella chiesi a una bidella dove fosse la mia classe. Lei seccata mi indicó la direzione, ma io mi persi. Quando trovai la mia classe ero in ritardo di cinque minuti.
Bussai.
Una voce femminile disse:"Avanti."
Io entrai.
Mi trovai davanti una ventina di ragazzi in piedi che parlavano e si lanciavano palline di carta.
"É in ritardo, si vada subito a sedere e domani deve assolutamente portare la giustifica." gracchió la professoressa.
Era brutta, inguardabile e poi sembrava avere un caratteraccio.
Mi sedetti nel primo banco libero, era in prima fila, ma per fortuna vicino alla finestra.
La prof sbatté più volte la mano sulla cattedra, ma nessuno la degnó di uno sguardo.
Allora la prof urló:"VI METTO UNA NOTA!"
Nessuno la guardó e allora inizió a scrivere una nota sul registro.
Bello, una nota al mio primo giorno di scuola e senza aver fatto niente.
Alcuno ragazze sembrarono notarmi e si avvicinarono al mio banco.
"Da dove vieni?" domandó una. Mi guardava dall'alto al basso con aria sufficiente. Semrava una grande stronza.
"Varese." risposi scocciata.
Poi arrivó una ragazza e spintonó quelle che mi avevano circondata.
Mi porse la mano e con un enorme sorriso disse:"Sono Claudia, piacere."
Sorridendo le strinsi la mano e dissi:"Piacere, sono Giulia."
Era bassa e paffutella, aveva le lentiggini e un paio di grossi occhiali rotondi appoggiati sul naso. Aveva i capelli lunghi e biondi e gli occhi azzurri.
"Da dove vieni?"
"Varese?"
"Bocciata?"
Scossi la testa.
"Sei una puttana?"
"No..."
"Perfetto, hai il fidanzato?"
"Si, é a Varese, te?"
Scosse la testa e poi disse:"É figo? É simpatico? É dolce? Oppure é un grande stronzo? Dai racconta."
"Ma la prof sta urlando di fare silenzio..."
"Lascia stare, é una rincoglionita. Fa finta di mettere le note e non roconosce gli alunni perché ogno volta le diciamo di chiamarci in modo diverso. Dai, dimmi tutto."
"É dolce e premuroso, non é uno stronzo..."
Non volevo proprio raccontarle tutta la mia vita, era la prima volta che ci parlavo!
"Ma é lui che ti ha sverginato? Oppure sei ancora vergine?"
A quella domanda arrossii. Ero ancora vergine ma non volevo parlare di certe cose con la prima persona che vedevo.
D'un tratto arrivó un ragazzo.
"Ma levati dal cazzo Claudia!"
Claudia lo guardó e scappó dalle sue amiche.
Il raggazzo era alto, capelli corti e castani e occhi castani. Aveva una catena al collo, una t-shirt grigia e un paio di jeans con delle converse nere.
Si avvicinó pericolosamente al mio viso. Io deglutii e lui, a pochi centimetri di distanza dalla mia bocca, disse:"Hai un bel culo, sai?"
Mi fece l'occhilino e io arrabbiata lo spinsi lontana da me:"Senti, vedi di starmi lontano! Chi ti credi di essere?!?"
Lui scoppió a ridere e gli si affiancarono un paio di amici.
"Che caratterino..." disse smettendo di ridere.
"Sei tu che mi fai alterare, e ora stammi alla larga."
Lui fece qualche passo e si sedette ditro di me.
Mi voltai seccata e disse:"Ti ho detto di starmi lontano!"
"Questo é il mio posto stellina, non sei contenta?" rispose facendomi ancora l'occhiolino.
Io mi voltai verso la finestra borbottando:"Mitico."
L'idiota che avevo dietro e i suoi due amici iniziarono a parlare e io mi persi nei miei pensieri a guardare fuori dalla finestra.
Poi, ad un tratto, qualcuno mi picchiettó una mano sulla spalla.
Mi girai, era ancora quel ragazzo.
"Che vuoi?"
"Calma stellina, come ti chiami?"
"Non chiamarmi "stellina"!"
"Allora dimmi il tuo nome stellina."
"Fanculo." risposi io facendogli il dito medio.
"Che caratteraccio. Lorenzo, dovrai stare attento all'appello per scoprire il suo nome!" disse ridendo uno degli amici di Lorenzo.
Io mi voltai di nuovo verso la finestra, che idioti.
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Ecco, per farmi perdonare ho fatto il capitolo un pò più lungo, vi piace???
Spero di si...❤

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