Capitolo 15 - Scorciatoie di pensiero [Revisionato]

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Se tu per prima riesci a convincerti che ciò che dici è vero, nessuno riuscirà a leggervi menzogna, le aveva spiegato Chen-Yi.

«Shiori può ancora essermi utile, ma ho comunque fallito» continuò Chloe, disegnando sul viso un'espressione affranta. «Mi spiace di aver deluso le tue aspettative, Maestro.»

«Non le hai deluse. La natura dell'uomo è l'imperfezione, ma l'uomo virtuoso vive seguendo l'esempio degli Dei per avvicinarsi quanto più possibile ad essi» la rassicurò Chen-Yi. Quel tono magnanimo non gli si addiceva: Chloe poteva percepire il suo sguardo farsi più tagliente mentre recitava l'Assoluto della Perfezione. «I nostri difetti definiscono ciò che siamo e i nostri errori ci rammentano che non siamo immuni al fallimento. Ciò che è fondamentale, però, è riconoscerli e imparare da essi affinché non si ripetano. Perciò dimmi, Kiyoko: quale pensi sia la causa del tuo fallimento?»

«Sono stata superficiale e ho peccato di superbia. Ero certa che Tertius non avesse altre ragioni per allontanarsi dalla sala con una ragazza, non ho valutato con sufficiente attenzione l'eventualità di altri scenari possibili. Quando siamo rimasti da soli, ho creduto di aver ottenuto il mio scopo e ho agito troppo in fretta, esponendomi in modo eccessivo. Infine, non aspettandomi un rifiuto, ero impreparata ad affrontarlo e ho lasciato che la situazione degenerasse.»

«Un'attenta analisi» ammise Chen-Yi, alleggerendo il tono. Chloe però conosceva le sfumature della sua voce, e sapeva che non era compiaciuto. «Ma se ciò in cui hai creduto era falso, allora cos'è vero? Quali erano le intenzioni di Tertius nel portarti a visitare Villa Augusta? Quale il motivo del suo rifiuto?»

Chloe chinò il capo, umettandosi le labbra per concedersi il tempo di pensare. Non ne aveva bisogno, ma doveva fingere: la migliore delle menzogne non doveva essere perfetta, ma credibile. Tempi, espressioni, tonalità, collegamenti logici; non solo il cosa, ma il come faceva la differenza. Una buona bugia era un delicato gioco di apparenze che ogni Tessitore doveva intrecciare con cura.

«Non ho stimato correttamente il suo orgoglio. Tertius dev'essersi risentito più di quanto avevo previsto, quando l'ho provocato con l'Inno alla Vittoria: credo che la sua intenzione fosse quella di umiliarmi, facendomi credere di essere interessato per poi spezzarmi il cuore. Non ne sono sicura, tuttavia suppongo—»

«Eppure questo è il tuo compito» la interruppe Chen-Yi, avanzando in passi lenti. Nascose le mani dietro la schiena e drizzò il busto quando le fu davanti, posando il suo sguardo su di lei. Non era un uomo molto alto, eppure sembrava sovrastarla. «Osservare, analizzare, conoscere: definire con certezza le motivazioni che lo spingono ad agire è uno dei tuoi scopi, perciò mi domando: com'è possibile che tu non ne sia sicura?»

«Se ciò che ho fatto finora fosse sufficiente a darmene certezza, Shiori non sarebbe stata necessaria in primo luogo» ribatté Chloe. Poteva sentire la sua presenza di Chen-Yi nella sua mente farsi più pesante, fastidiosa. Quand'era una bambina era talmente opprimente da impedirle di pensare, ma adesso riusciva a sopportarlo. «Non ho visto il paradosso. Ho dimenticato che il mio obiettivo era avvicinarmi a lui per studiarlo più da vicino, mi sono comportata come se conoscessi già Tertius alla perfezione. Come ho detto, sono stata superficiale e ho peccato di superbia, ma non hai motivo di preoccuparti: ho capito i miei errori e non ho intenzione di ripeterli.»

Chen-Yi liberò un lento mugugno, sollevando il mento. «Noto che ti sei preparata sulle risposte da darmi.»

«La verità non necessita di alcuna preparazione.»

«Eppure Xae mi ha offerto una verità differente, una in cui sei tu a rifiutare Tertius: ti ha vista abbandonare la sala in sua compagnia e rientrare da sola. Non le hai fornito spiegazione, ma il tuo atteggiamento era abbastanza eloquente.»

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