Capitolo 1

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La scuola è finita, e finalmente dopo nove mesi d' inferno posso tornare a casa.

Mia madre è venuta a prendermi perché, come sempre, non si fida a farmi tornare a casa da sola. La solita iperprotettiva. Esco dalla stanza e vado in cortile dove mia madre, Angeline, mi sta aspettando.

Appena la vedo, acenno un sorriso , lei ricambia, si avvicia a me e mi abbraccia stringendomi forte a lei.

"Ciao tesoro" sussurra

"Ciao mamma" rispondo fredda, ormai si è abituata al mio gelo interiore.

"Come stai?" sorride dolcemente.

"Normale tu?"

"Bene grazie" sospira, si è arresa al mio strano modo di manifestare affetto verso gli altri.

Saliamo in macchina senza dire nulla.

C'è un aria strana, è tutto così imbarazzante, nessuna delle due sa cosa dire.

"Come è il college? Dai racconta" esclama lei convinta.

"Mamma, per favore, non ho voglia di parlare" sbuffo esasperata.

"Jessica sei mia figlia , mi interessa sapere come hai passato questi mesi." mormora un po' delusa.

"Bene mamma, li ho passati bene." sospiro fredda e appoggio la testa contro il finestrino.

Chiudo gli occhi e mi tornano in mente cose che non avrei mai voluto vivere.

Suoni, immagini, colori.
Quando, il 12 settembre, arrivai al college, mi sentivo strana, probabilmente per l'ansia.

Mille domande mi turbavano: sarei stata all' altezza di quel college?

Mi sarei trovata degli amici oppure tutti mi avrebbero odiato?

Ricordo la gente camminare velocemente, erano tutti sorridenti, tranquilli, molti di loro si abbracciavano.

Io stavo immobile stringendo il manico della valigia, in fondo, credo che cio che mi terrorizzasse di piu era non riuscire ad essere all'altezza dei voti che mi avevano permesso, con la borsa di studio, di andare in quel college.

Mi diressi verso la palestra seguendo le indicazioni, anche li c'erano molti ragazzi in pre dall'enfasi, e io, continuavo a sentirmi fuori luogo.

Il dirigente scolastico era su un palco, dopo aver salutato tutti i ragazzi e dato il benvetuto agli alunni nuovi, cominciò a chiamare ogni studente e il corrispondente numero di stanza.

"Jessica House, Kate Collins, stanza numero 113." Urlò il preside al microfono.

Cominciai a guardarmi inorno per capire chi poteva essere fra tutte quelle ragazze la mia compagna.

Disorientata andai in stanza, appena aprii la porta mi ritrovai una ragazza alta, abbastanza magra. Aveva i capelli lunghi, lisci e color rosso fuoco.

Gli occhi avevano 50 sfumature di azzurro, erano bellissimi, ma troppo truccati.

Aveva addosso dei pantaloncini a vita alta, con sotto i collant neri, e sopra una maglietta scollata, dello stesso colore con la scritta 'Blink 182'.

Era appoggiata al muro, con il cellulare in mano.

Continuavo a guardarla dall'alto al basso, sembrava appena uscita da un concerto metal.

Mi guardai intorno per esaminare la stanza, c'erano valige ovunque, un disordine sovrumano, non c'era nemmeno posto dove avrei potuto poggiare le mie cose.
Mi avvicinai con cautela al letto libero e ci poggiai sopra le valige.

"Piacere, io sono Jessica." Sussurrai senza guardarla.

Lei alzò lo sguardo dal telefono e mi guardò con un sopracciglio alzato e lo sguardo infastidito.

"Ciao, sono Kate." Rispose indifferente.

"Come hai potuto vedere, questa parte di stanza, appartiene a me, quindi vedi di stare alla larga." Aggiunse sempre guardandomi infastidita.

"Iniziamo bene l'anno" Pensai io alzando gli occhi al cielo.

Presi il cellulare, le cuffie e mi sdraiai sul letto per riposarmi un po', promettendo a me stessa di sistemare le cose prima di cena, ma caddi in un sonno profondo .

Mi svegliai il giorno dopo credendo fosse sera, mi guardai intorno, Kate non c'era, presi il cellulare per guardare l'ora, ed erano le nove meno dieci.

"Merda." Sussurrai e mi alzai velocemente dal letto in pre dal panico.

Era il mio primo giorno di scuola, ed già ero in ritardo.

Presi dei vestiti a caso dalle valige ancora aperte per terra, entrai in bagno e cercai di sistemarmi nel modo più decente possibile, ma la mia chioma ribelle si rifiutava di collaborare.

Mancavano cinque minuti all'inizio delle lezioni, e io ero ancora in bagno a sistemarmi.

Non sapevo ne dove trovare la classe, ne come arrivarci, mi sentivo come quando una bambina si perde al supermercato e non trova i genitori.

Quando uscii dalla stanza erano le nove, stavo morendo d'ansia, avevo paura che mi mandassero in presidenza, o che i prof si facessero una brutta impressione su di me.

Camminavo di fretta alla ricerca dell'aula di biologia, tenendo la testa bassa sulla cartina della scuola che usavo per riuscire ad orientarmi, sbadata come sempre andai addosso ad un ragazzo.
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Ciao a tutti, spero questa storia vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate.💕🌸✨

The shadow. |H.S|Onde histórias criam vida. Descubra agora