8 - I wish you an happy new year ...

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8 - I wish you an happy new year ...

Il party era noioso, più noioso delle peggiori aspettative di Jess.

La sala era piena di tutti i tipi di persone che detestava: ricche signore annoiate, che si tenevano impegnate improvvisandosi mecenati di giovani artisti in cerca di gloria; uomini d'affari all'erta, per trovare il modo di fare ancora più soldi; belle signorine e altre categorie di cui Jess non conosceva la collocazione sociale.

Rory, al contrario, era a suo agio in quell'ambiente. Erano forse i geni di Emily, che si facevano valere o il tempo passato con quel figlio di papà, che doveva averla trascinata a chissà quanti eventi simili.

Provò una fitta penetrargli la schiena al pensiero di lei sottobraccio a quell'idiota ed alla possibilità che avesse ancora un ruolo nella sua vita. Ebbe voglia di scappare per respirare un poco: il fastidio gli spezzava il fiato.

Matthew continuava a guardarlo, cercando di tenerlo fermo ancora un po', in quell'ambiente a lui totalmente estraneo, e infliggendogli continue gomitate nei fianchi alla vista di questo o quel pezzo grosso dell'editoria, mentre Jess guardava Rory, a pochi metri da lui, parlare con Kat, la ragazza del socio, ed un giornalista del Philadelphia Daily News.
Senza neanche accorgersene, le si avvicinò, mollando un tizio qualunque, che continuava a parlare, e l'amico che lo malediceva con gli occhi.

- Ve la rubo solo un attimo! - disse, con un tono che non aveva alcunché di educato. - Andiamo via da qui? - chiese dolcemente, avvicinandosi all'orecchio di lei, per cercare il contatto che gli era disperatamente mancato negli ultimi minuti.

- Perché? - chiese Rory interdetta, in fondo quella serata era per lui.

- Manca poco alla mezzanotte. - le rispose, mantenendo il contatto. - Vuoi davvero che un nuovo anno cominci in questo posto, con questi odiosissimi sconosciuti? Andiamo via! - ripeté, infine e non era più una domanda.

Misero i cappotti e, senza salutare, uscirono dalla sala, salirono su di un taxi e Jess comunicò un indirizzo al conducente, poi si voltò verso la ragazza e cercò di trattenere malamente un sorriso, tormentandosi le labbra.

- Mi dici dove andiamo? - si decise a chiedergli incuriosita.

- No! - le rispose secco, volgendo lo sguardo fuori dal finestrino.

Qualche minuto dopo, il taxi si fermò in una strada della vecchia Philadelphia.

Jess, con un cenno del capo, le fece segno di scendere, pagò la corsa e la raggiunse dall'altro lato dell'auto. Rory continuava a fissarlo, con uno sguardo interrogativo, ma non chiese. Lo conosceva: quando Jess non voleva parlare diventava una sfinge.

La ragazza si guardò intorno: erano ai bordi di una piazza circolare, con al centro un grandioso albero, ornato di luci psichedeliche color del ghiaccio, sulla punta svettava una altrettanto grande sfera scintillante di mille lucine rosse.

Intorno, decine e decine di persone, col passare dei minuti, aumentavano e si muovevano ciascuno nella propria direzione, formando flussi morbidi, che sembravano banchi di pesci nelle correnti d'acqua.

Jess, vista la confusione, passò il braccio sinistro sulle spalle di Rory, attirandola a sé per poterla guidare tra la folla, verso un punto indefinito, che invece di avvicinarsi, sembrava sempre più distante.

Quando furono più vicini alla base dell'albero, Jess allentò la stretta, facendo scivolare la mano lungo la schiena di lei, per farla poi passare intorno alla vita, stringendola ancora più di prima. Nonostante la schiena fosse coperta dal pesante cappotto, Rory sentì le dita di lui camminarle sul corpo e fermarsi all'improvviso sul suo ventre.

Era emozionata, stranamente travolta. Le voci, le risate divertite della gente intorno sembravano arrivare da lontano, come se loro due fossero i soli sotto quelle migliaia di luci. Mancavano pochi secondi alla mezzanotte e quando un coro festoso cominciò il conto alla rovescia, Jess portò il suo viso vicino a quello di Rory, la bocca vicina al suo orecchio e cominciò a contare.

- ... Nove ... otto ... sette ... - la sua voce era morbida e sussurrata, arrivava dritta all'anima e Rory sperò che non mollasse la presa, perché ad ogni numero che pronunciava, sentiva le gambe cedere.

- ... Sei ... cinque ... quattro ... - continuò, mentre voci confuse gridavano tutt'intorno e anche l'altro braccio la cingeva in una stretta così prepotente da spezzarle il fiato.

- ... Tre ... due ... - contò e, lentamente, prima che l'ultimo secondo scoccasse, la baciò: un bacio sottile, sulla guancia sinistra, all' angolo della bocca.

Fu delicato ed invadente allo stesso tempo, sottile, delicato ed invadente esattamente come la sua anima.

- Buon Anno, Rory! - le augurò e lei sentì che era davvero l'inizio di qualcosa: un tempo nuovo o semplicemente un trascurato pezzo di vita che, per anni, aveva premuto e spinto per rinascere.

- Buon Anno a te! - replicò senza muoversi, per non spezzare quella stretta e facendo passare le proprie mani su quelle di lui.

La folla era impazzita, tutti si stringevano e si auguravano le cose più belle del mondo. Qualcuno porse loro due bicchieri e qualcun'altro vi versò maldestramente dello spumante, rovesciandolo in parte sul poco asfalto rimasto vuoto dalla folla.

Si sorrisero e brindarono, guardandosi soltanto.

- E' il mio miglior capodanno! - confessò la ragazza, mentre si facevano strada tra la folla. - Avevi ragione ... - continuò felice.

- Io ho sempre ragione ... - si pavoneggiò, mentre una voglia prepotente di baciarla, lo spingeva verso di lei. Si trattenne, meravigliato della sua stessa capacità di autocontrollo. - Casa mia è ad un paio di isolati, vieni ti offro il "caffè della staffa". - le propose e, senza neanche aspettare la risposta, continuò a camminare tenendola per mano.

Faceva freddo, qualche fiocco di neve veniva giù rado e quasi impercettibile, la strada cominciava a bagnarsi ed i rumori ad allontanarsi ad ogni metro.

Mentre il cielo notturno si apriva negli squarci luminosi dei fuochi pirotecnici di mille colori, i loro visi si accendevano e si spegnevano di una luce che veniva da dentro.

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