7- Memories and dreams

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7 - Memories and dreams

Il posto in cui Jess l'aveva portata era carino, intimo. Sembrava uno di quei bistrot francesi degli anni venti, con sedie e tavoli in ghisa e grandi vetrate molate dalle quali si intravedeva una città in fermento.

Le ore passarono come i minuti, a raccontarsi di tutto il tempo in cui le loro vite non si erano toccate.

Jess le parlò della California, del disperato bisogno di fare dell'uomo che l'aveva generato un padre; del profumo pungente dell'oceano di notte, del colore del cielo sulle spiagge di Venice. Le raccontò del ritorno a New York, del tentativo di ricucire il rapporto con sua madre, "guarita" dopo il matrimonio con T.J.; della partenza per Philadelphia con una sacca verde, piena di fogli e di speranze, e dell'incontro con i ragazzi della casa editrice.

Rory gli confidò gli anni difficili a Yale, i suoi colpi di testa, la pace con Lorelai, la laurea e la campagna per Obama. Ed ancora le difficoltà di tenere testa ad un mondo che le metteva continuamente lo sgambetto, ma al quale non avrebbe mai rinunciato. E poi, parlarono di Stars Hollow, di Taylor e miss Patty e di tutte quelle cose che a Jess davano ancora l'orticaria.

- Mi è piaciuta ... La tua recensione al mio libro. - le confessò, mentre riavvolgeva il nastro dei ricordi, sparpagliati nella testa.

- Non è la "mia" recensione, è di Jason ... - ammiccò.

- Allora dovresti presentarmelo, il "tuo collega". Ha usato le stesse parole che avrei scelto io ... - continuò, con un leggero sorriso, che gli distendeva i tratti del viso e rendeva gli occhi ancora più scuri e caldi.

- Avrete qualcosa in comune ... - ipotizzò la ragazza.

- "Affinità Elettive" ... - precisò Jess, appoggiando entrambi i gomiti sul tavolino per avvicinarsi più che poteva.

- Credi? - tentennò.

- Ne sono certo! - affermò con convinzione contagiosa.

La prima volta che l'aveva vista, quella sera a casa di Lorelai, lontano da tutto il mondo che conosceva e che quindi sapeva gestire, dentro quella stanza colma di libri, aveva intuito che qualcosa li legava, come fosse stato un odore che un animale selvatico distingue netto rispetto agli altri. Avvinto da quell' istinto, le aveva rubato il libro, sicuro di aver trovato "l'altro" con cui condividere il suo amore per le parole di inchiostro.

Era cresciuto in un mondo in cui essere "fighi", rispettati e temuti faceva la differenza per sopravvivere; un mondo in cui marinare la scuola, fumare, bere o rubare, per passatempo o per necessità, faceva di un ragazzo un duro e Jess l'aveva imparato presto e a sue spese.

Poi qualche sera dopo, il successivo incontro per strada gli aveva rivelato che c'era dell'altro dentro di lui per quella ragazzina di provincia. Un semplice gioco di prestigio per far scomparire insieme ad una monetina, anche una strana inquietudine; un piccolo esame da parte di lei, in cerca, forse, delle stesse conferme e la magia si era compiuta.

- Oliver Twist. - le aveva risposto ed al sorriso soddisfatto di Rory, Jess aveva desiderato di nuovo di rifugiarsi su di una panchina, non più per guardarsi le scarpe, ma per guardare lei.

- Quando riparti? - le chiese, guardandola così da vicino da poter scrutare la trama fine della pelle, le ciglia sottili e chiare che si aprivano e chiudevano sugli occhi al ritmo del suo respiro.

- Domani, ho il volo alle 17:45. - si affrettò a rispondere, mentre addentava la seconda tortina alla crema.

- Perfetto, c'è un party di fine anno organizzato da alcune case editrici della città ed il mio socio mi ha precettato : "Tutte cose che fanno bene al libro", dice lui.

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